Pellegrinaggi in Terra Santa: arrivano gli asiatici. Un segnale anche per gli europei?
La Terra Santa chiama e l’Asia risponde. A fronte di un sensibile calo dei pellegrini europei, se pur con qualche eccezione, a fare capolino con sempre maggiore frequenza nei Luoghi Santi sono gli asiatici. Un numero in crescita come si evince dai dati forniti dal Franciscan Pilgrims Office (Fpo), la struttura della Custodia di Terra Santa, con base a Gerusalemme, incaricata di prenotare le celebrazioni delle messe e preghiere nei 16 luoghi santi gestiti dalla Custodia.
A ben guardare le statistiche del Fpo, relative al trimestre Ottobre-Dicembre del 2014, emerge che tra i primi 20 Paesi con più pellegrini ben 6 sono asiatici.
Nell’anno della guerra di Gaza, l’Indonesia risulta il quarto Paese assoluto con 6519 presenze ripartite in 188 gruppi; India, ottava con 3363 presenze in 59 gruppi; dodicesime le Filippine con 1683 presenze in 35 gruppi; quattordicesima la Malesia con 1019 presenze in 25 gruppi; sedicesima Singapore con 708 presenze in 15 gruppi; ventesima la Cina con 641 presenze in 19 gruppi. Fuori dai venti Hong Kong (24) con 499 presenze, Sri Lanka (26) con 454 presenze, Corea del Sud (38) con 254 presenze. Più indietro Taiwan, Giappone, Viet Nam e 76 “pellegrini esuli” della Corea del Nord (62).
Al computo totale del trimestre finale del 2014 è l’Asia, dopo l’Europa, il continente di maggior provenienza dei pellegrini con 16297 presenze in 423 gruppi, staccando di poco il Nord America (16256) e l’America Latina (12866). Africa e Oceania chiudono questa particolare classifica dei “Continenti pellegrini”.
2015. Una performance migliorata nel 2015, dove i dati sono riferiti a tutti i 12 mesi, con il nuovo sistema di prenotazione andato a regime.
L’Asia si conferma secondo Continente, sempre dietro l’Europa, con 59668 pellegrini in 1729 gruppi, staccando nettamente il Nord America (53110). Salgono a sette, tra i primi 20, i Paesi asiatici con più pellegrini. L’Indonesia si conferma al quarto posto con 19922 presenze in 631 gruppi, sale l’India, settima con 13572 presenze in 298 gruppi, stabili le Filippine (12) con 5854 presenze in 174 gruppi, balzo in avanti della Corea del Sud che dal 38° posto si attesta al 13° con 4095 presenze in 155 gruppi, la Cina passa dal 20° al 14° con 3396 in 90 gruppi, lo Sri Lanka dal 26° posto sale al 17° con 2640 presenze in 57 gruppi.
L’unico Paese a calare è Singapore che scende al 18° con 2397 presenze in 67 gruppi. Più indietro la Malesia (27), Hong Kong (38), Taiwan (50) e Corea del Nord (66). Fanno capolino, in fondo alla classifica, Myanmar con 65 presenze in 3 gruppi e la Tailandia con un gruppo di 30 pellegrini.
2016, una timida ripresa.
“Il primo trimestre del 2016, se messo a confronto con quello dello scorso anno, mostra segnali di una ripresa, anche se per ora piuttosto timida– spiega padre Agustin Pelayo Fregoso, direttore del Christian Information Center, all’interno del quale opera il Fpo – sono mesi tradizionalmente scarsi di affluenza di pellegrini, gennaio e febbraio in particolare, ma che hanno fatto registrare un aumento di presenze. Quest’anno poi la Pasqua, celebrata alla fine di marzo, ha portato altri pellegrini e adesso speriamo che il trend di crescita si consolidi anche nei mesi a venire”.
I dati raccolti fino ad oggi (marzo 2016) parlano di 61871 presenze complessive in lieve aumento rispetto alle 61252 dello stesso periodo del 2015. Di queste 24488 provengono da Paesi asiatici. Ben tre di questi sono stabili tra i primi dieci, Indonesia (4) India (5) e Corea del Sud (8).
L'Asia, una bella sfida.
La presenza di tanti pellegrini asiatici viene vista come una “bella sfida” per i frati della Custodia. “Venendo qui in pellegrinaggio essi rispondono ai tanti appelli che giungono dalla Terra Santa – racconta padre Fregoso – accoglierli e assisterli non è sempre molto facile. In tanti casi sono gruppi che non hanno un sacerdote al seguito e quindi è necessario avere frati che celebrano messe e confessino nella loro lingua. Il loro modo di vivere la fede è diverso dal nostro.
Essi sopportano lunghi e costosi viaggi per arrivare qui. Non hanno paura e timori per la loro sicurezza. Dobbiamo accoglierli sempre meglio. Frati che parlano indonesiano, cinese, malese, giapponese, filippino, vietnamita, indiano, tanto per fare degli esempi, non è semplice averli e vanno per questo formati. L’Indonesia, poi, è il paese musulmano più grande del mondo e avere fedeli indonesiani qui è un segno significativo di dialogo e di convivenza”.
E gli europei? Presenze in calo
La speranza è che l’arrivo sempre maggiore dei pellegrini asiatici faccia da volano anche a quelli europei che, invece, “segnano il passo nelle presenze”. Qualcosa sembra muoversi: nel 2015 i pellegrini più numerosi, dopo gli Usa, sono stati i polacchi con 29.819 che hanno superato gli italiani (27.564) in calo del 40%.
Oltre agli italiani nel 2015 sono calati anche francesi, spagnoli, inglesi. Qualche segnale di risveglio arriva dalla Germania. Ma i numeri degli europei raccontano “la paura delle guerre nell’area (Iraq e Siria) e l’insicurezza derivante dalle violenze tra israeliani e palestinesi” conclude il direttore del Fpo, che non esita a lanciare l’ennesimo appello: “venite in Terra Santa così darete fiducia ai cristiani locali che non si sentono abbandonati dalla Chiesa. Inoltre i cristiani vivono dei pellegrinaggi. Chi viene qui non solo li sfama ma ne sostiene gli sforzi nel dialogo e nella convivenza perché gli effetti benefici dei pellegrinaggi ricadono anche sui fedeli musulmani”.