La Bolivia nella morsa della sete
Il Paese attraversa l'emergenza idrica più pesante degli ultimi 25 anni. Sono molte le cause della crisi, ma sul banco degli imputati c'è anche il governo di Evo Morales.
La Bolivia sta affrontando la più grave crisi idrica degli ultimi 25 anni.
Da giorni buona parte della popolazione è costretta ad approvvigionarsi di acqua in forma razionata, dopo ore di coda di fronte alle pompe messe a disposizione dal governo e peraltro nella morsa di un pesante clima tropicale che rende ancora più disagevole la situazione.
A testimoniare il livello di siccità è l’insolito panorama che caratterizza il lago Poopò, che da secondo più grande del paese si è ridotto a un acquitrino, tanto che sono stati riscontrati problemi in almeno cinque dei nove distretti governativi, così come in tutte le maggiori città.
Non sono tardate a farsi sentire le proteste, concentrate in particolare nelle giornate di martedì e mercoledì, con una manifestazione di almeno quattro mila persone di fronte alla capitale La Paz: sotto accusa il governo di Evo Morales, che si sarebbe fatto trovare del tutto impreparato alla gestione dell’emergenza. E dal canto proprio lo stesso Morales ha ammesso candidamente che la mancanza d’acqua «è giunta inaspettata come un terremoto».
Per gli osservatori stranieri, tuttavia, la calamità ha cause ben radicate.
Una è legata al riscaldamento globale, che vede nel territorio boliviano uno dei più vulnerabili.
L’altra è per l’assenza, nell’ultimo ventennio, di politiche mirate alla ricerca di nuove risorse idriche.
La terza si ricollega alla seconda, e cioè il mancato risanamento degli acquedotti che attualmente perderebbero fino al 40 per cento dell’acqua trasportata.
Quindi l’attività mineraria, che pur contribuendo alla crescita del pil porta con sé il consumo idrico in aggiunta a inquinamento e deforestazione.
Fino alla poco diffusa cultura di sostenibilità ambientale tra la popolazione. E visto che quest’ultima è in costante aumento, come in molte altre regioni del continente sudamericano, urgono interventi di sensibilizzazione; ma anche singole azioni possono essere utili, come l’introduzione di rubinetti e docce a consumo ridotto.