In un libro tutti i pregiudizi verso gli stranieri. A partire dai migranti
Con i loro occhi, con la loro voce è il libro del vicentino Lucio Simonato, pubblicato tre anni fa da Cleup, che raccoglie 32 interviste a migranti giunti nel Nordest. Un lavoro che mette in rilievo tutti i pregiudizi con cui ci presentiamo all’incontro con gli stranieri e aiuta a guardare in volto le persone che arrivano senza fermarsi semplicemente ai numeri degli sbarchi, che aumentano la paura e la tensione. (Nella foto l'autore con l'ex ministro Cecile Kienge)
«Ho sempre lavorato a contatto con le persone. E ho capito, non senza stupore, quanto ci siamo abituati a giudicare gli altri dalle apparenze. Ma la prima impressione è solo un’impressione, specie quando parliamo di stranieri».
Lucio Simonato, sposato e con figli, impiegato in ambito sociale nel comune di Schio (Vi), ha deciso di sfidare i preconcetti uno per uno attraverso l’unica arma che aveva a disposizione: il dialogo, e soprattutto la voglia di condividerlo con tutti. È uscito infatti nel 2014 il suo primo libro Con i loro occhi, con la loro voce, edito dalla padovana Cleup, che raccoglie 32 interviste che Simonato ha svolto con altrettanti stranieri qui in Italia.
Ogni capitolo è una storia a sé, un ritratto di una singola persona che porta al lettore la sua provenienza, la sua condizione, le sue sfide e i suoi tesori. Dalla prigionia del carcere a quella della strada, dall’arrivo in Italia come profugo su un barcone o con un permesso professionale, fino alle vicende “normali” di chi si è inserito nella società attraverso il lavoro, è un’avventura che a tre anni di distanza continua a catturare lettori e recensioni positive.
«Nessuno degli stranieri a cui mi sono rivolto ha rifiutato l’intervista – precisa Simonato – tutti hanno accettato di raccontarsi e di regalarci la loro storia. Non solo, ringraziavano me perché finalmente avevano la possibilità di essere ascoltati e parlare di accoglienza, dell’aiuto generoso ricevuto oppure degli scogli della diffidenza e della burocrazia». «Quando ci troviamo di fronte uno straniero – continua Simonato – supponiamo già di sapere cosa vogliono e perché sono qui. Questo ci impedisce di entrare in relazione con delle persone umane, degne di camminare nella terra che è di tutti quanti noi. Con il mio libro ho voluto stimolare la riflessione sul giudizio e il pregiudizio che portiamo dentro».
Tra le pagine di Con i loro occhi, con la loro voce, definito dalla casa editrice Cleup «un mosaico con tanti tasselli e dai mille riflessi», si rincorrono anche elementi di quotidianità, piccole cose ma fondamentali, dai cibi alle feste, dalle scuola all’educazione dei bambini. C’è pure il marocchino, da decenni in Italia, che parla il dialetto veneto come un personaggio uscito da una commedia di Goldoni, ormai un tutt’uno con il tessuto socio-culturale del Nordest.
«A tre anni dalla pubblicazione mi sono potuto confrontare con molti che avevano letto il libro. Ci sono i pareri e le opinioni di chi lavora nel settore, ma anche le persone semplici che si sono appassionate alle storie. “Come è andato a finire quel ragazzo? È riuscito a trovare un lavoro?”. È bello perché si capisce come stiamo parlando di persone vere e non di marionette».
Dal 2014 è cambiato molto nella percezione degli stranieri nel nostro paese: «Da una parte devo dire che molte più persone si sono prese a cuore l’argomento, ma dall’altro ci sono molti animi che si sono incattiviti, perché il fenomeno fa sempre più paura. Di fronte al fenomeno dei migranti certi governi non ci aiutano, l’Europa non ci aiuta. Questo però non ci può far dimenticare che si tratta prima di tutto di persone che fuggono dalla guerra o che sono in cerca di un futuro migliore, proprio come hanno fatto i nostri nonni e i nostri zii in Argentina, in Svizzera e in Germania fino a poco tempo fa».