Solo un fisco più equo salverà le famiglie
Gian Luigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, commenta le misure contenute nel Def: «Giusto tutelare i più deboli, ma senza una risposta fiscale equa a tutte le famiglie, aumenterà sempre più il numero di quelle povere».
Qual è lo stato di salute della famiglia italiana? Di che cosa ha realmente bisogno?
Gian Luigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari che riunisce tre milioni e mezzo di famiglie, guarda con parziale ottimismo al Documento di economia e finanza approvato il 12 aprile, che prevede due miliardi di euro per le famiglie indigenti, 480 al mese da destinare a 400 mila nuclei familiari per quasi 1,8 milioni di poveri.
«Sono d’accordo nel tutelare i più deboli – sottolinea – ma è giunto il momento di politiche serie per tutta la famiglia. Senza una risposta fiscale equa a tutte le famiglie, aumenterà sempre più il numero di quelle povere. Misure come il bonus bebè nel primo anno di vita non risolvono e nemmeno tamponano. Sappiamo che crescere un figlio fino a 18 anni costa mediamente 170 mila euro. Il primo provvedimento necessario è dunque un fisco più equo, altrimenti c’è il rischio di una guerra fra poveri».
La Lombardia, prima in Italia, ha introdotto un mese fa il Fattore famiglia quale strumento integrativo dell’Isee nella definizione più precisa dell’effettiva capacità contributiva dei cittadini…
«In Lombardia hanno compreso che o si riparte dalla famiglia o non si andrà da nessuna parte. Come sosteniamo da anni, solo tenendo contro dei carichi familiari – numero dei componenti, presenza di disabili o non autosufficienti, anziani – e dei costi effettivi che la famiglia sostiene per il proprio mantenimento è possibile individuare il suo reddito e quindi la sua effettiva capacità contributiva con la quale sostenere i costi di accesso ai servizi erogati dalla regione. So che anche in Piemonte e in Basilicata si stanno muovendo per dotarsi di questo strumento fiscale. Occorrerebbe però introdurlo a livello nazionale. La famiglia va rimessa al centro del welfare altrimenti questo esploderà».
Intanto si sta sviluppando la rete dei “Comuni amici della famiglia”. Come è nata e qual è il suo obiettivo?
«Come Forum, insieme ad altre realtà come Acli e Afi, stiamo creando un network che favorisca il “protagonismo dal basso” attraverso lo sviluppo e lo scambio di delibere e buone pratiche locali a sostegno della natalità e della famiglia incentrate sul Fattore famiglia declinato, ad esempio, sulle tariffe di asili nido, mense scolastiche e rifiuti. Percorsi di collaborazione progettuale e operativa con le istituzioni locali da raccogliere e condividere per “contaminare” anche altre amministrazioni.
La famiglia non è un malato da curare ma è la cura per il malato. Occorre però una visione che prevenga e contrasti il suo impoverimento anticipando i problemi e seminando seriamente e in modo lungimirante per il futuro.
Castelnuovo del Garda (Verona), Trento, Bologna, Vasto (Chieti), Volla (Napoli), Potenza sono alcuni dei 37 comuni nei quali è stata avviata la sperimentazione del Fattore famiglia. Noi continueremo ad impegnarci e a seguire con attenzione questo processo».