L'agricoltura veneta cresce, ma c'è anche chi soffre
Il settore primario in Veneto vale ben 5,7 miliardi di euro e, nel 2016, ha mostrato importanti segni di stabilità rispetto al 2015 registrando finanche un lieve incremento dello 0,3%. Il dato emerge dal “Rapporto sulla congiuntura del settore agroalimentare veneto”, presentato nei giorni scorsi a Legnaro da Veneto Agricoltura, documento che negli anni ha sempre più assunto il ruolo di vero e proprio strumento di lavoro e programmazione per gli operatori del comparto.
5,7 miliardi di euro di fatturato e, nel 2016, un lieve incremento dello 0,3%, che, nelle condizioni di mercato cui si è abituati, tutt'altro che felici, va considerato come un dato incoraggiante e di buon auspicio. Anche se, come hanno precisato il direttore di Veneto Agricoltura, ing. Alberto Negro e la responsabile dell’Osservatorio economico dell’agenzia, Alessandra Liviero, i risultati registrati per le singole produzioni vanno esaminati con attenzione.
Alle performance da record del settore vitivinicolo, trainato dal “fenomeno” Prosecco (+22% in valore e +21% in quantità) per esempio, si contrappone l’arretramento degli allevamenti, per i prezzi in picchiata del latte (-7,4% ) e degli avicoli (-7,5%).
Scendendo poi nel dettaglio del gran numero di dati presentato con l'ormai proverbiale precisione, il comparto dei cereali e colture industriali è stato fortemente condizionato dall’andamento climatico stagionale.
L’eccessiva piovosità primaverile 2016 ha penalizzato infatti il frumento duro e l’orzo, che hanno registrato rese inferiori agli standard.
Di contro, la stagione estiva è stata come una manna per mais, soia e barbabietola da zucchero, che hanno avuto buone rese.
Va detto però che le superfici coltivate a mais sono scese a circa 170.000 ha.
Buona la produzione di girasole, colza e riso.
Le superfici alla produzione orticola sono aumentate a 27.500 ha (+5%) di cui il 75% è fatto da ortaggi in piena aria (20.100 ha, +2,1%).
In aumento le patate (2.700 ha, +4%) e soprattutto le orticole in serra (4.200 ha, +21%). Buono il valore totale della produzione con 622 mio/€, +2,7%.
Le colture legnose occupano una superficie di 100.900 ha (‐2,8%) di cui il 76% è rappresentato da vigneto e il 24% da olivo (5.000 ha) e da colture frutticole (18.900 ettari). Il valore di questa produzione ha raggiunto 1,3 miliardi di euro (+7,5%) di cui il 77% è dovuto alla viticoltura.
In merito a quest'ultimo comparto, la vendemmia 2016 è stata abbondante, arrivando a 13 mio/q.li di uva (+2,6%), pari a 10,1 mio/h.li di vino (+10,1%); il prezzo medio delle uve è salito a 0,68 €/kg (+5,5%).
Ancora in crescita le esportazioni di vino veneto che nel 2016 hanno raggiunto 2 miliardi di euro (+9%).
Per la zootecnia il 2016 registra prezzi bassi e una stagnazione dei consumi; cresce la produzione di latte (+1,6%), ma i prezzi alla stalla crollano (‐7,4%) con conseguente calo del valore produttivo (‐7,3%). Calano anche i consumi di latte e formaggi, tiene lo yoghurt. La produzione di carne bovina è in calo ( ‐0,7%).
I consumatori acquistano meno carne ma quando lo fanno preferiscono carne italiana.
Aumenta invece la produzione di carne suina (valore +4,1%, quantità +3%) che da una parte deve fare i conti con il calo dei consumi interni ma dall’altra ha visto crescere l’export: prosciutti cotti +13,8%; prosciutti con osso +11,1%; salsicce e salami stagionati +9,5%. Bene la produzione veneta di carne avicola (polli, galline, tacchini +6,7%) ma male i prezzi che trascinano giù il valore della produzione (‐7,5%).