In «Oscar», la storia scritta dalle persone, oltre l'ideologia
Denis Dellai ha completato in sei anni il suo secondo film dedicato all’ultima guerra. Il cineasta amatoriale thienese racconta la vicenda del jazzista ebreo Oscar Klein che, con la sua famiglia, riesce a scampare alla deportazione ad Auschwitz degli internati che erano stati raccolti nel campo di lavoro di Tonezza del Cimone. La soddisfazione e la fatica di girare nei ritagli di tempo mettendo assieme tutti gli attori, tra cui 940 comparse, restando all’interno di un budget davvero ristretto.
È l’inverno del ’43. Un gruppo di partigiani fa irruzione in osteria, all’orario di chiusura. La notte è già scesa sulla Valdastico e copre il rapimento dell’oste Giovanni, trombettista scalzato dalla banda del paese dall’ebreo Oscar Klein. È l’invidia cieca a fare di Giovanni la spia che denuncia all’occupante nazista la presenza della famiglia austriaca di origini giudaiche in paese ad Arsiero: una denuncia che paga con la morte, giustiziato dagli stessi partigiani.
È in questa scena che si concentra il messaggio più puro di Oscar, la seconda opera del cineasta amatoriale thienese Dennis Dellai, giornalista de Il Giornale di Vicenza che bissa il successo di Terre rosse con un lungometraggio in cui torna a raccontare gli anni bui della seconda guerra mondiale nell’Alto Vicentino.
Oscar, presentato il 5 aprile a Vicenza, tra domenica 17 e lunedì 18 ha ricevuto il tributo del numerosissimo pubblico che ha affollato per quattro proiezioni in due giorni il cinema Verdi di Breganze. «Anche questa volta – spiega il regista – abbiamo scelto di raccontare la storia dei singoli, degli individui, non quella delle ideologie. Emerge quindi la vicenda personale di chi, più che in base alla divisa, ha vissuto e agito a partire dalle relazioni e dalle proprie convinzioni personali».
Il bianco e il nero, con cui siamo abituati a dipingere la storia, nel film di Dellai assumono invece un tono più vero che ripercorre molte delle esperienze che fra il 1940 e il 1945 hanno vissuto i paesi e le contrade venete: su tutte quella del podestà di Oscar, costretto a ubbidire all’occupante eppure compiacente con l’ebreo, amico dei suoi figli.
Già perché il film descrive, romanzandola, la biografia del jazzista di successo Oscar Klein, che con la sua famiglia è scampato al rastrellamento del campo di lavoro di Tonezza (raccontato da Dellai) durante il quale 40 ebrei vennero deportati ad Auschwitz nel ’44 senza far più ritorno. Una narrazione suggerita da Giannico Tessari, anima de “Le porte della memoria” con cui Thiene ricorda ogni anno la Shoah e l’eccidio delle foibe, e apprezzata da Rosa Marion Klein, sorella di Oscar interpretata da Eleonora Fontana, che da anni porta la sua testimonianza nelle scuole della provincia.
La soddisfazione di Dellai è palpabile, ma il regista non nasconde nemmeno la fatica. «Abbiamo concluso un’odissea di sei anni – confessa – Girare nei ritagli di tempo, mettere insieme tutti gli attori, tra cui le 940 comparse (una comunità come l’ha definita Stefano Messuri, presidente del Cineforum di Breganze, ndr) è stato tutt’altro che facile. Arduo in particolare mantenere il filo della narrazione e fare i conti con l’evoluzione della tecnologia digitale: abbiamo sostituito quattro telecamere nel tempo, il che ha significato rendere omogeneo materiale molto differente a livello fotografico».
E poi non va dimenticato l’aspetto economico: lontano anni luce non solo dalle faraoniche produzioni hollywoodiane, Oscar è un prodotto da 50 mila euro finanziato da quattro imprenditori locali. «È per quest’atto di fiducia, oltre che per l’“armata Brancaleone” di folli che mi segue in queste avventure che non ho mollato durante la lavorazione».
Nei ricordi di Dellai, assistito da Davide Viero come aiuto regista e dallo sceneggiatore Giacomo Turbian, rimarrà la collaborazione con Mariano Rigillo, grande professionista che con umiltà si è calato in quello che è ben di più di un cammeo, e ha portato con sé sul set anche la moglie e la figlia.
Oscar è in sala al cinema Odeon di Vicenza domenica 24 (ore 20.30) e lunedì 25 aprile (ore 19.30). Alcune proiezioni sono in fase di programmazione anche fuori provincia.