Vigodarzere: la parrocchia riqualifica gli spazi con la partecipazione di tutti
La comunità di Vigodarzere ha avviato, più di un anno fa, un progetto partecipato di riqualificazione degli spazi. Dopo la presentazione ai parrocchiani, domenica 21 gennaio, ora il cammino continua.
L’immagine è quella dei cerchi concentrici. Qualcosa dà vita al primo e poi, via via, si generano gli altri. A Vigodarzere, in parrocchia, è andata così. Il progetto di riqualificazione, a cui si sta lavorando da più di un anno, rispecchia quest’immagine. Qualcosa – anzi, qualcuno – ha “acceso” il primo cerchio e poi... il progetto non si è fermato più. Fino a domenica scorsa, ma è solo una tappa, quando è stato presentato all’intera comunità parrocchiale. «L’accensione – ha sottolineato don Giovanni Marchiorello, il parroco, in apertura dell’incontro – può essere di una singola persona, ma poi c’è bisogno del lavoro di molti per la combustione. C’è bisogno della comunità cristiana».
Il progetto si è “acceso” nell’autunno del 2016, poco dopo l’arrivo di don Giovanni a Vigodarzere.
«Alcuni parrocchiani mi hanno avvicinato dicendomi: “Sai, don, si dovrebbe intervenire in questo ambiente, sistemare un certo spazio, fare certi lavori… E allora ho chiesto al vice presidente del consiglio pastorale di accompagnarmi in un viaggio negli spazi parrocchiali. In quel momento ho capito quanto, nel tempo, la comunità cristiana di Vigodarzere abbia investito nei propri ambienti: chiesa, centro parrocchiale, scuola materna, canonica, spazi esterni… Allo stesso tempo, mi sono reso conto che alcuni avevano bisogno di essere presi in mano. Anzi, c’era bisogno, in generale, di mettere ordine per viverli bene. Di mettere ordine per favorire le relazioni».
Il primo sasso era stato lanciato. A quel punto, si è avvertita l’esigenza di affidarsi a un professionista ed è stato individuato l’architetto Stefano Bianchi, che ha esperienza di progettazione partecipata. «Perché – spiega Massimiliano Manca, il vice presidente del consiglio pastorale – quello che ci premeva più di tutto era ascoltare quante più voci possibile, condividere con tutti ciò che emergeva e tradurlo in un progetto corale. Partecipato, appunto! E così, dopo alcune riflessioni in un gruppo ristretto, si è lavorato molto nei consigli pastorale e per la gestione economica».
Poi il cerchio si allargato ancora di più, coinvolgendo i rappresentanti dei 35 gruppi presenti in parrocchia. Con loro sono stati fatti due incontri, ma soprattutto è stato consegnato un questionario per raccogliere le loro proposte di interventi/modifiche degli spazi della parrocchia.
«Sono emerse – continua Massimiliano – indicazioni sugli spazi che vanno al di là di interventi strutturali. Ricorrenti sono state espressioni come corresponsabilità, collaborazione, sostenibilità, futuro, sicurezza, buone relazioni…».
Cerchio dopo cerchio, incontro dopo incontro (uno anche con l’amministrazione comunale), relazione dopo relazione… è nato un progetto di massima.
Un progetto «che ha fatto dialogare – spiega l’architetto Bianchi – i beni della parrocchia di Vigodarzere con le richieste emerse dalle persone. Per fare questo c’è voluto un lungo tempo di ascolto della comunità cristiana. Non è un progetto esecutivo, quindi che mira a un singolo intervento – come può essere la sistemazione della scuola materna o delle aree verdi o il restauro conservativo della facciata della chiesa – ma un’idea generale che guiderà gli interventi futuri».
Il progetto – che verrà consegnato nelle mani dei nuovi organismi di comunione, «ma non come un pacco» sottolinea l’attuale vice presidente del consiglio pastorale parrocchiale – si propone di rimettere in collegamento i diversi spazi della parrocchia, connettendoli anche con il territorio circostante. Si propone, ancora di più, di rendere gli spazi realmente “occasioni” di relazione. «Il cammino stesso compiuto finora – sottolinea Adriana Tonazzo, membro del consiglio pastorale – ci ha rinnovato nelle relazioni. È stato una spinta a vivere in pieno la comunità. A vivere, e non occupare, i suoi spazi. Nel confronto ci siamo ritrovati più uniti».
Interventi per unire. L'impegno è di tutti
«Guardando ai beni della parrocchia di Vigodarzere – spiega l’architetto Stefano Bianchi – è evidente come alcuni spazi non siano collegati tra loro. Scuola dell’infanzia e chiesa, ad esempio, sono divise da una strada che toglie continuità. Allo stesso tempo, le aree esterne sono divise da recinzioni che non permettono alle persone di passare da una all’altra, ma soprattutto non favoriscono le relazioni».
Ecco che il progetto di riqualificazione propone di riconnettere tra loro gli spazi e rivalutare tutto ciò che oggi viene considerato “retro” della chiesa. Qui, ad esempio, è stato progettato uno spazio aggregativo – una piazzetta – con alberi, panchine, fontanella e possibilità di arrivare all’argine del Brenta.
Numerosi, e molto diversi tra loro, sono gli interventi ipotizzati dal progetto. Per la scuola materna, ad esempio, si parla di restauro conservativo della facciata, ma anche della sistemazione degli spazi esterni; anche la canonica, come la facciata della chiesa, ha bisogno di un restauro conservativo. In chiesa, inoltre, va spostato il fonte battesimale che non è nella posizione corretta. Il centro parrocchiale chiede alcuni interventi interni ed esterni. Lo spazio per la sagra, molto richiesto dai parrocchiani, prevede allacciamenti e illuminazione ad hoc, oltre che l’allestimento di moduli abitativi rimovibili per la cucina e il capannone. Verranno piantati degli alberi, altri andranno potati… «Il tutto per favorire le relazioni tra le parti, ma soprattutto tra le persone».
Domenica scorsa, alla presentazione del progetto alla comunità, sono state raccolte sollecitazioni e anche perplessità. Più di una voce ha richiamato l’importanza che ci siano ambienti per i giovani, ma anche per gli anziani; alcuni hanno sottolineato l’esigenza di spazi per le attività sportive, anche se questa richiesta non è emersa dalle persone ascoltate durante il cammino; qualcuno ha evidenziato l’importanza della presenza di casa Tescari, che accoglie persone con disabilità, ma anche di casa Frassati, nata in origine come “casa della gioventù”.
Tutti hanno manifestato il gran bene che vogliono alla comunità.
«È importante – ha sottolineato don Elia Balbo, vicario parrocchiale – che tutti si mettano in gioco per questa comunità. Non si può più dire: “Fate voi”».
E questa è la logica dell’autocostruzione, diretta conseguenza della progettazione partecipata: si ascoltano le esigenze di tutti, si mette in piedi un progetto e poi… ci si rimbocca le maniche e si costruisce la casa. A Vigodarzere… la casa sono le relazioni. Quelle che fanno belli gli spazi.