Un grest di successo inizia dalla formazione degli animatori. A Salboro lo sanno bene
Tre incontri, guidati da don Mirco Zoccarato, direttore dell'ufficio di pastorale giovanile, per farsi trovare pronti all'inizio del grest. Non solo Grestyle a livello diocesano, dunque, ma anche tante parrocchie si muovono per offrire un'esperienza estiva di qualità ai loro ragazzi. Dalle parole di Greta, Marco e Giacomo un assaggio di come il grest possa rivelarsi prezioso per i bambini, ma anche per gli adolescenti.
È tempo di formazione per gli animatori del grest. A livello diocesano si è svolto, con successo, il percorso GreStyle... ma anche numerose parrocchie si stanno muovendo. Come Salboro, ad esempio, accompagnata da don Mirco Zoccarato.Agli aspiranti animatori del grest, giovani di 3a e 4a superiore, sono stati proposti tre incontri di formazione: nel primo sono stati invitati anche i più “piccoli”, cioè di 1a e 2a. Obiettivo? Far comprendere che anche loro hanno diritto di formarsi e che guardano ai “grandi” con attenzione. Il secondo appuntamento, solo per 3a e 4a, si è focalizzato su tre parole: guida, specchio, testimone. Questo sono chiamati a essere, da animatori del grest, nei confronti dei ragazzi a loro affidati. Nell’ultimo incontro hanno portato, per condividerlo, un oggetto per dire cos’è il grest secondo loro.Durante il percorso, gli aspiranti animatori hanno ricevuto un “dono”: gli animatori più grandi – che li accompagnano nel gruppo issimi – hanno raccontato cosa ha voluto dire per loro, la prima volta, iniziare l’avventura del grest. Con tutto ciò che comporta.Greta
«All’inizio le mie motivazioni erano principalmente incentrate su di me e non sui bambini, la comunità e la fede. Ben presto, però, la mia visione è cambiata. Ho scoperto la fatica necessaria per la preparazione di un grest... e di conseguenza la soddisfazione nel vedere la buona riuscita del proprio lavoro.
E poi ci sono i bambini, che regalano tanta gioia da rendere ogni grest un’esperienza indimenticabile. Per quanto riguarda la fede, quest’esperienza mi ha fatto riconsiderare il suo significato: prima pensavo fosse solo andare a messa alla domenica, poi ho capito che si manifesta in tanti modi. Fare l’animatrice, inoltre, per me è stata la prima vera e propria “responsabilità”».Marco
«Tutto è cominciato perché i miei animatori erano dei punti di riferimento e io volevo diventare come loro.
Il giorno del mio primo grest avevo paura, poi sono andato incontro a un bambino... che mi ha guardato e mi ha alleggerito da tutti i pensieri.
Giorno dopo giorno portavo a casa piccole soddisfazioni, che sono cresciute come il mio amore verso Dio e il mio spirito di servizio con i bambini». Giacomo
«Ripenso alla formazione prima del mio primo grest...
Si parlava anche di Gesù e io, che da piccolo ero obbligato dalla nonna ad andare a due messe al giorno e ne avevo le tasche piene, sono rimasto stupito dalla leggerezza con cui gli animatori più vecchi vivevano i momenti di preghiera, le messe. A un certo punto ho conosciuto un prete diverso da quelli che conoscevo: gli piaceva quello che faceva, gli piaceva stare con i giovani... Vedendo tutto questo ho capito che la parte di fede da cui tutti, o quasi, i ragazzi vogliono scappare... non faceva poi così paura».