Sempre con gli ultimi, nel lavoro e nella società

Dare voce ai cittadini, garantire la tutela dei diritti, formare all’agire politico e alla vera cittadinanza attiva. Sono questi gli orizzonti che stanno di fronte alle Acli padovane, per essere all’altezza del compito affidato all’associazione dai suoi padri fondatori. L'editoriale del rieletto presidente provinciale Gianni Cremonese.

Sempre con gli ultimi, nel lavoro e nella società

Terminato il congresso ed eletto il nuovo gruppo dirigente, le Acli padovane sono ripartite con l’impegno e la sfida a cambiare, non come slogan ma come avvio di un processo e di un percorso che dovrà investire tutta l’associazione sia negli aspetti organizzativi che in quelli associativi.

D’altra parte questo era emerso negli incontri con i circoli nella fase precongressuale ed è stato ribadito e sottolineato nel vivace e costruttivo dibattito nell’ambito della assemblea congressuale del 12 marzo scorso. È stato precisato che le Acli devono rimanere sintonizzate su un doppio canale: da una parte l’ascolto dei bisogni e la promozione di proposte che diano voce ai cittadini; dall’altro l’intermediazione per la tutela dei diritti con le istituzioni. Non solo.

Le Acli devono avere pure una seconda funzione che va sviluppata: formare cittadini, soci e dirigenti all’agire politico ed essere sempre più soggetto di educazione alla cittadinanza attiva.

Ma per passare alla nuova operatività c’è bisogno di un grosso lavoro, da portare avanti all’interno dell'associazione, umile, paziente e in profondità, prima di tutto sul piano culturale. Dobbiamo poi saper esprimere una capacità di rilettura critica e una attenta rivisitazione del nostro essere e fare associazione nel quotidiano, ai vari livelli e nei circoli in particolare; come pure deve essere fatta una attenta analisi delle iniziative che portiamo avanti e saperne misurare la coerenza con la nostra ispirazione cristiana, la valenza e i risultati.

Questo si pone quanto mai necessario se vogliamo rinnovare le Acli, riportarle fuori dall’inerzia della consuetudine attraverso l’avvio di un processo di trasformazione e di rigenerazione.

Il nostro impegno associativo dovrà poggiare su tre pilastri portanti: la formazione dei dirigenti e dei soci ai vari livelli, l’azione sociale, i servizi.

Ed è orientando il nostro impegno su questi versanti che possiamo coniugare «la fedeltà ai poveri» che papa Francesco ci ha consegnato nell’incontro del 23 maggio dello scorso anno e proporre alternative percorribili alle disuguaglianze e alle povertà sempre più diffuse, come emerge anche dall’ultimo rapporto della Caritas padovana. È così che possiamo pensare di contrapporci alla cultura dello scarto e fare nostre le quattro caratteristiche del lavoro indicateci sempre dal papa: il lavoro libero, il lavoro creativo, il lavoro partecipativo, il lavoro solidale.

Queste caratteristiche del lavoro devono impegnarci oggi come Acli padovane se vogliamo essere all’altezza del grande compito che i nostri padri ci hanno assegnato 70 anni fa e provare a liberare i giovani dai pesi che li opprimono e impediscono loro di entrare quanto prima nel mondo del lavoro. Così possiamo stare da cristiani nel mondo del lavoro. È un grosso impegno quello che ci assumiamo, ma ne vale la pena se crediamo alla mission delle Acli. Lo abbiamo detto al nostro vescovo Claudio quando è venuto farci visita al congresso; una visita gradita e segno di attenzione alla nostra associazione. Ci siamo trovati in sintonia su tanti argomenti, a partire dalla questione degli immigrati e della loro accoglienza. E la croce che gli abbiamo donato, costruita con il legno ricavato dai barconi della morte arrivati a Lampedusa, simbolicamente ha voluto significare che le Acli stanno dalla parte degli ultimi. Avanti dunque con il nuovo corso; sarà dura ma noi ci crediamo.

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