Lutero visto da vicino e Dio nell’era post-secolare
«Il concilio Vaticano II ha dato dei chiari input su ecumenismo, dialogo interreligioso e dialogo interculturale. Ora, però, questo dialogo deve diventare “feriale”, deve cioè entrare nella vita delle parrocchie e delle diocesi». Così, don Giovanni Brusegan, delegato diocesano per l’ecumenismo, presenta i due percorsi di incontri ecumenici avviati nel mese di ottobre sulla riforma protestante e sulla ricerca di Dio nell'era post secolare.
Il primo dei due percorsi, “Dal conflitto alla comunione”, si svolge un mercoledì al mese, alle 18.15, alla sala del Redentore in corso Vittorio Emanuele 178, per ripercorrere i 500 anni dalla riforma protestante.
«Assieme a don Giulio Osto – spiega don Brusegan – cercheremo di analizzare come si sia passati da un clima di conflitto a uno di comunione negli ultimi 50 anni. Per farlo, però, occorre essere consapevoli di questo cammino, che non può essere solo calato dall’alto».
Il prossimo appuntamento del percorso, in programma il 30 novembre, verterà su “Martin Lutero e la musica. Un dono di Dio da amare e condividere”
Intervengono il docente della Facoltà teologica del Triveneto Riccardo Battocchio e il pastore luterano Bernd Prigge: «Non faremo un discorso sui protestanti, ma con loro e grazie a loro». Previsti ospiti delle chiese luterane e valdesi; il ciclo si chiuderà con un concerto di musica di Bach agli Eremitani.
L’altro percorso, “Alla ricerca di Dio nell’era post secolare”, si svolge in collaborazione con i gesuiti dell’Antonianum, con la cappella universitaria San Massimo e la fondazione Lanza.
Gli incontri si tengono un giovedì al mese, alle 18.30, all’Antonianum di Prato della valle. «Studieremo il cambiamento religioso che c’è in Italia e nel nostro territorio – anticipa don Brusegan – A oggi molti giovani non frequentano; per questo, il 10 novembre il sociologo delle religioni Franco Garelli ci parlerà di “Piccoli atei crescono”».
Tra i temi il “paganesimo strisciante”, la new age, la pluralità di appartenenze e una fede sempre più “emozionale” e soggettiva.
«Come chiesa – conclude don Brusegan – siamo sempre disposti sul lato della carità e dell’organizzazione comunitaria, ma perché il nostro annuncio sia convincente deve essere “convinto”, e per essere convinto deve essere adeguatamente formato».