Il papa e i 500 anni di Lutero. Il pastore Bernd Prigge: "Dobbiamo riempire l'unità"
Il pastore della comunità Evangelica luterana di Venezia, Bernd Prigge, rilegge il viaggio del papa in Svezia. «Una visita tra fratelli e amici», spiega. «Ripartiamo dalla centralità della misericordia».
«Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare a un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni con gli altri». Sono memorabili le parole con cui papa Francesco ha aperto la sua omelia, il 31 ottobre, durante la preghiera ecumenica per i 500 anni dall'affissione delle 95 tesi di Martin Lutero sul portale della chiesa del castello di Wittemberg.
Nella svedese Lund - dove esattamente settant'anni fa nasceva la Federazione luterana mondiale - il pontefice cattolico, assieme al segretario generale della federazione che unisce la gran parte delle chiese che si rifanno alla Riforma voluta dal monaco agostiniano, ha piantato una pietra miliare nel cammino bimillenario dei discepoli di Cristo. Luterani e cattolici - ha incalzato infatti il segretario generale della Federazione luterana mondiale Martin Junge - devono essere «un dono di speranza in mezzo a una umanità che anela a vivere in una diversità riconciliata».
L'importanza della presenza del papa all'avvio delle celebrazioni per i 500 anni della Riforma - che dureranno tutto il 2017 - viene chiarita dal pastore Bernd Prigge, che guida la comunità evangelica luterana di Venezia che ha sede tra campo Santi apostoli, a Cannaregio, e Abano Terme. «La visita del papa - spiega - è una visita tra fratelli e amici. E come tutti noi in una festa importante nella nostra vita invitiamo parenti e amici, vicini e lontani, anche se non siamo sempre completamente d'accordo l'uno con l'altro».
D'altra parte nel 2017 la chiesa evangelica non festeggia la sua nascita o la separazione, bensì la riscoperta del vangelo della grazia libera di Dio e la sua forza modificatrice per la chiesa e la società. «Festeggiamo il fatto che il vangelo con questo evento ha trovato una nuova via verso gli uomini e le donne - approfondisce Bernd Prigge - Festeggiamo i pensieri centrali teologici che liberano: la centratura su Cristo alla base, solus Christus; la spiritualità biblica riscoperta recentemente, sola scriptura; la teologia della grazia degna di meraviglia, sola gratia; la concentrazione liberatrice sulla fede, sola fide».
Il livello di collaborazione tra chiese è molto alto, come testimonia il documento del 2013 Dal conflitto alla comunione, che ha reso possibile il viaggio del papa, ma questo non significa un appiattimento delle posizioni tra cattolici e luterani. Il pastore sottolinea il valore della diversità: «Io penso che sia utile avere fratelli critici che vedono la chiesa sorella con occhi diversi - con l'amore, ma anche un po' dal di fuori - con maggior spirito critico. Questo può aiutare la comprensione, sotto entrambi gli aspetti. Così come un vero amico che deve dire, qualche volta, verità che possono anche essere scomode».
Eppure il reverendo Junge, nel sermone che ha preceduto l'omelia del papa, ha sottolineato la riscoperta di quanto sia «molto di più ciò che ci unisce, rispetto a ciò che ci divide. Siamo rami di una stessa vite. Siamo uno nel battesimo. Per questo siamo qui in questa commemorazione congiunta: ci prepariamo a riscoprire chi siamo in Cristo». E infatti, riprende Prigge, siamo di fronte al primo anniversario della Riforma festeggiato in spirito ecumenico. «Questo ci preserverà dal festeggiare in modo "prepotente" - sottolinea il pastore - Non ci sarà nessun festival di Lutero, nessuna venerazione di un eroe. Anche il lato oscuro della Riforma deve essere tema di discussione: le sanguinose guerre di confessione, la persecuzione di chi la pensava diversamente, l'onda di odio e violenza...».
Le celebrazioni per i 500 anni della Riforma potranno dunque dare nuova linfa al dialogo tra le diverse confessioni cristiane. «Apprezzo molto papa Francesco, che dimostra poca paura nel cercare il contatto con le diverse chiese; lui è una vera benedizione per l'ecumenismo - riprende il reverendo Prigge - Ma dobbiamo chiederci, a questo punto, come si può concretamente costruire l'unità. E la risposta è: dialogando, conoscendoci meglio, ascoltando l'altro, accettando la fede dell'altro come tesoro, verificando la propria fede, vedendo le differenze non come minaccia, ma come grande arricchimento».
Il teologo tedesco Dietrich Bonheffer sosteneva infatti che «il futuro della chiesa sarà ecumenico o non sarà». Pertanto, è il pensiero del pastore luterano, «la credibilità delle chiese si mostra nel desiderio della cooperazione ecumenica». In molte occasioni il papa ha sottolineato come esistano vari livelli per il dialogo ecumenico: c'è quello sui principi dottrinali, appannaggio dei teologi, ma c'è quello quotidiano fatto di gesti che caratterizzano la vita di ogni giorno. «E in questo senso occorre considerare l'aspetto così fecondo della misericordia. Stiamo vivendo l'anno giubilare della misericordia indetto da papa Francesco per i cattolici - ricorda Prigge - e la misericordia è una caratteristica fondamentale di Dio (anche per ebrei e musulmani). Lutero fu costantemente assillato dalla domanda "Come posso avere un Dio misericordioso?". Dobbiamo vivere questa misericordia con più fervore - con progetti delle chiese e anche in modo privato. Dio alla fine della vita non ci chiederà: "Sei stato un buon cattolico o protestante?". Chiederà: "Cos'hai fatto rispetto la miseria del mondo, vista la tua fortuna di vivere in una situazione così confortevole?"».