Lunedì prossimo papa Francesco riceverà in udienza il Grand Imam di Al-Azhar, il commento del teologo musulmano Adnani Mokrani
È in fase di preparazione per lunedì prossimo a Roma un’udienza del Papa con il Grande Imam di al-Azhar, l’università egiziana considerata la più autorevole istituzione teologico-accademica dell’islam sunnita (nella foto). Adnane Mokrani, teologo musulmano, docente alla Pontificia Università Gregoriana, ritiene che l'incontro potrà dare «un nuovo impulso ed energia al dialogo». «Le università religiose - dice - sono luoghi di cultura e di formazione. Se prepariamo oggi i sacerdoti e gli imam al dialogo e all'apertura mentale e spirituale, un grande passo verso la pace sarà realizzato».
Una visita che se si realizzerà «darà sicuramente un nuovo impulso ed energia al dialogo islamo-cristiano». Così Adnane Mokrani, teologo musulmano, docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto di studi arabi e islamistica, commenta l’atteso annuncio dato dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dell’incontro che dovrebbe avvenire a Roma lunedì 23 maggio tra Papa Francesco e il Grande Imam Ahmed al Tayyeb dell’università di al-Azhar. Un incontro di cui non si conoscono ancora i dettagli ma che se avverrà, colma un vuoto di rapporti durato ben 10 anni.
«Al-Azhar – spiega il professore – è una istituzione religiosa millenaria, che rappresenta l’Islam sunnita al livello mondiale, a prescindere del fatto che non c’è chiesa nell’islam». Oggi l’università accoglie studenti provenienti da tutto il mondo islamico, dall’Indonesia fino al Senegal. «Ha avuto anche un ruolo nella lotta per l’indipendenza dell’Egitto dal colonialismo britannico», racconta il professore anche se «questo ruolo è diminuito in questi ultimi decenni, perché l’istituzione ha perso molto della sua autonomia nel rapporto con lo Stato e la politica».
Per capire la portata “storica” di un incontro tra il Papa e il Grand Imam, bisogna ricordare che «i rapporti tra il Vaticano e al-Azhar hanno conosciuto un periodo di gelo dopo il discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006» e nel 2011 i rapporti si raffreddarono ancora di più in seguito ad un attentato ai copti di Alessandria. Invitato lo scorso anno a giugno per la prima volta in Italia dalla Comunità di Sant’Egidio, Ahmed al Tayyeb partecipò alla conferenza internazionale «Oriente e Occidente. Dialoghi di civiltà» e in quella occasione disse:
«È giunto forse il momento perché la saggezza dei Saggi si faccia sentire in Oriente ed in Occidente alla ricerca della pace, in un mondo sfinito dalle guerre e dai conflitti, per restituire all’umanità la felicità e salvarla dalla distruzione che incombe all’orizzonte».
Poi in un’intervista al Sir, il Grande Imam parlò anche di papa Francesco: «Da quando è stato eletto Papa Francesco, abbiamo visto avvisaglie di bene». Per poi aggiungere: «Se ora il Vaticano facesse un passo, direi che noi ne faremmo dieci di passi nella sua direzione».
Il passo è stato compiuto quest’anno, in febbraio, quando mons. Miguel Àngel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, accompagnato dal nunzio apostolico in Egitto, mons. Bruno Musarò, ha fatto visita ad al-Azhar portando con sé una lettera del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero per il Dialogo Interreligioso, nella quale il porporato esprimeva la sua disponibilità a ricevere il Grande Imam e ad accompagnarlo ufficialmente in udienza dal Pontefice.
«Il dialogo – commenta il professore Mokrani – è sempre necessario, è un compito che non finisce mai, un lavoro continuo e mai sufficiente».
L’immagine dell’incontro tra il papa e il Grande Imam di al-Azhar «ha il suo valore in un mondo mediatizzato, come simbolo moderno significativo di unità e di riconciliazione. Ma i simboli da soli non bastano, c’è bisogno di un grande lavoro pedagogico per educare al dialogo e alla pace. C’è bisogno di una solidarietà islamo-cristiana concreta per testimoniare l’amore e la misericordia contro l’odio e l’esclusione. Questo ci darà credibilità e rende il nostro cammino insieme più efficace».
La “diplomazia” della Santa Sede agisce a 360 gradi e la scorsa settimana mons. Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense ha fatto visita all’Università di Qom, in Iran, con la quale l’ateneo pontificio ha avviato un programma comune di scambio di studenti, ma anche di cultura. «Il Vaticano – osserva Mokrani – dialoga con tutti i musulmani nella loro diversità e pluralità, salvo quelli che non sono interessati o sono addirittura contro il dialogo. Questo rappresenta un grande segno di apertura che è molto apprezzato.
Quello che manca veramente è il dialogo intra-islamico tra sunniti e sciiti, tra al-Azhar e Qom, qui troviamo un blocco a causa dell’interferenza politica. Il dialogo interreligioso deve essere coniugato con il dialogo ecumenico interno. È quello che ci insegna Papa Francesco».
Il professore incoraggia il dialogo tra gli atenei come luoghi di formazione di preparazione di un futuro migliore di quello attuale. «Le università religiose – dice – sono luoghi di cultura e di formazione. Se prepariamo oggi i sacerdoti e gli imam al dialogo e all’apertura mentale e spirituale, un grande passo verso la pace sarà realizzato. L’istituzione religiosa non ha un esercito ma ha l’arma dell’educazione che potrebbe essere lenta, e talvolta esige una riforma radicale, ma è molto efficace quando funziona bene e a lungo termine».