Lodovico Pavoni diventa santo
Domenica 16 ottobre saranno ben sette i beati che verranno canonizzati da papa Francesco. Tra essi il religioso bresciano, precursore di don Bosco, fondatore dell'istituto San Barnaba, la prima “scuola grafica” italiana, e di una scuola per contadini che accolse anche i sordomuti. Per dare continuità al tutto creò la congregazione dei Figli dell'Immacolata, meglio conosciuti come “pavoniani”, presenti anche in diocesi di Padova a Montagnana.
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Domenica 16 ottobre la chiesa avrà ben sette nuovi santi.
La messa, presieduta dal papa a San Pietro, sarà la più affollata di canonizzazioni di tutto il pontificato di Jorge Mario Bergoglio. A diventare santi saranno beati di tutto il pianeta, a partire dal religioso francese Salomone Leclercq, dal martire messicano José Sanchez del Río, il messicano Manuel González García, il salernitano Alfonso Maria Fusco e poi il sacerdote argentino Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero e la vergine carmelitana di Bouges, Elisabetta della Santissima Trinità.
Ma la canonizzazione più attesa, almeno nel nostro paese, è certamente quella di Lodovico Pavoni.
Il nuovo santo nacque a Brescia l'11 settembre 1784, in una nobile famiglia di solide tradizioni cristiane. Visse in un'epoca caratterizzata da profondi rivolgimenti politici e sociali che provocarono in tutta Europa grandi cambiamenti nella società civile e anche nella chiesa. Lodovico, fin da giovane, fu sensibile ai problemi della povera gente e capì che non poteva vivere tranquillo nell’agiatezza della sua famiglia di nascita, ma che il Signore lo chiamava a spendere le sue energie per il bene degli altri. Ordinato sacerdote nel 1807, rinunciò alle lusinghe di una facile carriera ecclesiastica e già nel 1812 diede vita al suo Oratorio per i giovani “poverelli”.
Come si vede, la sua vita ha notevoli somiglianze con quella di don Bosco che precede sia pure solo di qualche decennio. La passione educativa e l’impegno concreto per dare ai giovani socialmente svantaggiati gli strumenti per la loro elevazione culturale e spirituale sono in entrambi questi grandi santi caratteristiche comuni, e mostrano come dopo gli sconquassi della Rivoluzione francese, il buon Dio suscitò figure meravigliose di santi, per rinnovare la fede e la testimonianza cristiana in tutte le fasce della popolazione.
Fu così che il futuro san Lodovico decise di fondare (sono parole sue) «un benefico privato istituto, o Collegio d'arti, ove gli orfani, e i figli trascurati dai propri genitori venissero raccolti, gratuitamente mantenuti, cristianamente educati, e fatti abili al disimpegno di qualche arte, per formarli, allo stesso tempo, cari alla religione e utili alla società e allo Stato».
Nasceva così, nel 1821 l'Istituto di San Barnaba, precursore delle moderne scuole o istituti professionali. Fra le arti, la più importante fu la tipografia, voluta dal Pavoni come “scuola tipografica”, e si può dire che fu la prima scuola grafica d'Italia e ben presto divenne una vera casa editrice, oggi nota con il nome di editrice Àncora, che svolge tuttora con i suoi libri un prezioso servizio ecclesiale e sociale.
Pavoni pensò anche a una scuola per i contadini e nel 1841 accolse nel suo istituto i sordomuti. Infine per dare continuità al tutto, fondò «una regolare Congregazione, che si consacrasse interamente all’educazione "dei trascurati pupilli"». Così nel 1847, con l’approvazione del papa e dell’imperatore d’Austria, nacque la congregazione dei Figli dell’Immacolata, detti oggi semplicemente “pavoniani”.
Si deve notare che san Lodovico «inventò» un diverso profilo di religioso-prete e di religioso-laico
Nel suo progetto educativo il sacerdote e il religioso laico collaborano alla pari senza reciproche subordinazioni, come educatori della fede, come maestri d'arte e di umanità. Lodovico Pavoni fu anche un patriota coraggioso.
Pochi sanno di un particolare commovente, legato alla sua morte: durante le famose Dieci Giornate di Brescia, nella rivolta popolare contro gli austriaci, il 24 marzo 1849, Lodovico accompagnò sotto la pioggia i suoi ragazzi fuori città, per metterli in salvo da saccheggi e violenze. Così contrasse una broncopolmonite che in pochi giorni lo portò alla morte il primo aprile di quello stesso anno.
Papa Giovanni Paolo II, proclamandolo beato nel 2002, disse: «Egli s’ impegnò con tutto se stesso nell'assistenza ai giovani poveri e abbandonati, e specialmente ai sordomuti. Ci esorta con la sua testimonianza a confidare in Gesù e a immergerci sempre più nel mistero del suo amore».