La chiesa di Padova ricorda Nervo e Pasini, uomini di Dio e cittadini del mondo
Nello stesso giorno, proprio il 21 marzo, a due anni di distanza sono scomparsi due preti che hanno vissuto la loro esperienza umana e di chiesa tutta all’insegna degli ultimi. Lunedì 21 alle 16.45 al Museo diocesano il ricordo della chiesa di Padova e della fondazione Zancan. A chiudere la preghiera.
Chi frequenta con interesse e partecipazione non formale il mondo, fortunatamente ancora ricco, almeno da queste parti, della solidarietà, della solidarietà vissuta, dell’impegno civile, avverte sempre più frequentemente alcune presenze che, con il passare del tempo, più che appannarsi nel ricordo si rafforzano nel vissuto.
Capita che, alla fine di un incontro non occasionale, quando si ragiona sui motivi forti e sui punti di riferimento imprescindibili di tanto impegno e sforzo, uomini e donne di diversa estrazione culturale e politica, di fede più o meno esplicita e praticata, quando c’è bisogno o urgenza di andare all’essenziale delle testimonianze più che delle opere, pronuncino due nomi: Giovanni Nervo e Giuseppe Benvegnù Pasini.
Preti, ma soprattutto persone che hanno vissuto la loro esperienza umana e di chiesa tutta all’insegna degli ultimi, dei bisognosi, dei traditi nella dignità, di chi attende carità e misericordia.
Uomini che hanno segnato in maniera profonda la vita e l’esperienza della comunità non soltanto locale, ma anche nazionale.
Se ne sono andati quasi insieme, nel volgere di un paio d’anni, tra il 2013 e il 2015, dopo aver condiviso per decenni un lavoro comune, mettendo insieme, in una sintesi felice e costruttiva, un patrimonio fatto non soltanto di gesti e concretezze, ma anche di visione, interpretazione teologica, opzioni politiche, cultura pratica.
Don Giovanni e don Giuseppe saranno ricordati lunedì prossimo, 21 marzo (museo diocesano di Padova, ore 16.45) per iniziativa della fondazione Zancan e della chiesa di Padova.
I programmi degli eventi possono essere semplicemente illustrativi, talora ridondanti o intrisi di aspettative e di strategie di marketing, spesso banalmente descrittivi; in alcuni casi invece la sequenza e il ritmo della proposta indicano già in avvio la sostanza e il senso del ritrovarsi.
È il caso di questo appuntamento, “Gemme di speranza e cambiamento sociale”, che già nel titolo indica chiaramente un significato e un’esperienza.
Le gemme sono rare, difficili da vedere, ancor più complicate da tirar fuori; il cambiamento sociale è uno straordinario gesto di speranza e di fiducia nell’umanità
Chi ha conosciuto don Giovanni e don Giuseppe sa bene che il loro impegno è stato proprio quello di fare emergere il meglio prezioso là da dove nessuno pensava potesse esserci, tra i poveri, ad esempio; il tutto all’insegna di due punti di riferimento decisivi: la parola del Signore e quella degli uomini, magari codificata nella Costituzione.
L’incipit interpretativo dell’incontro di lunedì è inequivocabile, affidato a san Paolo, nella sua prima lettera ai Corinzi: «Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità».
Lo straordinario di questi due preti sta proprio nel tentativo, costante e testardo, di coniugare l’impegno per la solidarietà vissuta con quello del “civismo” alto e costruttivo.
Una fatica radicata sul loro essere uomini di chiesa; infatti il primo intervento dell’incontro sarà dedicato alla teologia della carità, sulla quale rifletterà don Paolo Doni; per passare subito all’ambito del vivere civile, con Tiziano Vecchiato, che affronterà il tema avanzato della cittadinanza generativa, prospettiva cara a don Giovanni.
Infine la carità, quella concreta, motivo di testimonianza (don Luca Facco, direttore della Caritas).
Al termine, una celebrazione eucaristica “in memoria” presieduta dal vescovo Claudio
Non una normale e perfino ovvia conclusione, ma il senso profondo del riepilogare in Cristo il significato di vite e fatiche, che non hanno mai disgiunto, anzi hanno cercato una sintesi feconda, tra l’essere uomini di Dio e cittadini del mondo; all’insegna della carità.