La Provvidenza ha sessant'anni. E lo stesso slancio del primo giorno
Il giorno esatto dell’anniversario sarebbe il 23 ottobre, ma l’Opera della provvidenza ha preferito anticipare i festeggiamenti per il 60°della posa della prima pietra lo scorso 11 ottobre, in concomitanza con la festa di san Giovanni XXIII, cardinale Angelo Giuseppe Roncalli che, come patriarca di Venezia, presiedette la solenne cerimonia. Il sessantennale coglie l’Opsa in un momento particolarmente significativo: la conclusione del lungo itinerario seguito per ottenere le autorizzazioni necessarie per gestire il suo servizio in base alla legge regionale 22 del 2002.
Il giorno esatto dell’anniversario sarebbe il 23 ottobre
Ma l’Opera della provvidenza ha preferito ricordare il 60°della posa della prima pietra l’11 ottobre, in concomitanza con la festa di san Giovanni XXIII, cardinale Angelo Giuseppe Roncalli che, come patriarca di Venezia, presiedette la solenne cerimonia.
La prima pietra è stata posta in corrispondenza dell’attuale scalinata della chiesa. Sul palco c’erano, accanto al cardinale Roncalli, tutti i vescovi della regione ecclesiastica veneta, il presidente del consiglio on. Antonio Segni, il sindaco di Padova Cesare Crescente, il sindaco di Rubano Adriano Zoccarato.
La messa del sessantesimo è stata presieduta dal vescovo mons. Alfredo Magarotto e concelebrata dal direttore mons. Roberto Bevilacqua e da vari sacerdoti ospiti, tra cui anche mons. Angelo Cecchinato che era presente alla benedizione, come collaboratore e poi sostituto di don Francesco Frasson in curia, quando questi assunse l’incarico di direttore dell’Opsa.
Tra gli ospiti presenti c’era anche Luigino Paccagnella di Bosco di Rubano, perché anche lui era presente sessant’anni fa.
«Avevo sei anni – ricorda con orgoglio – e non vedevo l’ora di andare; papà mi ha promesso: “Finisco di governare le bestie e andiamo via subito”. C’era tutto il paese, è stata un’emozione grande. Ero a cavalcioni sulle spalle di papà, subito a sinistra del palco delle autorità».
Un ricordo che l’ha legato all’Opera, tant’è vero che nel giubileo del Duemila, anno in cui ricorreva anche il 40°anniversario dall’inizio dell’attività della casa, è stato lui, allora titolare con la moglie Lucia Roncon di una piccola industria tessile, a donare la grande tovaglia dell’altare per le concelebrazioni e la casula, ricamata con il simbolo del giubileo e lo stemma dell’Opsa su disegno dell’artista Fernando Michelini (autore, tra l’altro, dei mosaici della chiesa). «Anche se sono in pensione – anticipa – ho in progetto una nuova casula, per il giubileo della misericordia».
Il sessantennale coglie l’Opsa nel momento conclusivo del lungo itinerario seguito per ottenere le autorizzazioni necessarie per gestire il suo servizio in base alla legge regionale 22 del 2002.
Proprio la scorsa settimana si è concluso l’ultimo step con la verifica dell’accreditamento istituzionale per l’attività che riguarda i disabili, dopo il conseguimento dell’autorizzazione all’esercizio.
Già prima, essendo una procedura più agile e consolidata, erano state conseguite l’autorizzazione e l’accreditamento per il complesso dei centri servizi che si riferiscono alle persone anziane: casa Madre Teresa, il padiglione Kolbe, il centro Mons. Girolamo Bortignon. Rimaneva da completare l’autorizzazione all’esercizio e l’accreditamento della parte che riguarda i disabili, perché lì la normativa si è sviluppata nel tempo in maniera più lenta dell’area anziani e invitava le grandi strutture a trasformarsi rimodulando le proprie unità di offerta, in modo concordato con la regione.
L’accreditamento, indispensabile per stringere convenzioni con gli enti pubblici, misura soprattutto i livelli di qualità e si esprime in percentuali.
Dalla visita di verifica del 5 ottobre è risultato che l’Opsa disabili, con i due centri di servizio, l’Rsa per disabili e il centro di riferimento per gravi disabilità e disturbi comportamentali con elevato bisogno sanitario, ha una conformità ai parametri del centro per cento.
Una promozione a pieni voti arrivata proprio quando si stava celebrando il ricordo di papa Giovanni e della posa della prima pietra.
«Questa tappa – ribadisce mons. Bevilacqua – ha un significato particolare: vuol dire che l’Opera si è continuamente evoluta nel tempo e continua a evolversi in base ai bisogni e tenendo conto di tutte le normative in materia di assistenza sociosanitaria. Ciò dice della vitalità di un organismo che proprio perché ritiene di essere ancora necessario nel panorama della nostra società, sente di poter essere pienamente inserito nella rete dei servizi che vengono offerti ai casi davvero gravi nell’ambito della disabilità e dei disturbi comportamentali e agli anziani, soprattutto a quelli colpiti da decadimento cognitivo grave. Dei quasi 500 ospiti attuali, 130 fanno riferimento alle gravi disabilità; sono situazioni queste, come peraltro quelle delle altre persone con disabilità inserite all’Opsa, che non possono più usufruire di altre soluzioni come l’ambiente familiare, la comunità alloggio o strutture simili».