I preti novelli per una settimana ospiti nella casa del vescovo
Sette giorni per conoscere i luoghi e le persone. Per prendere confidenza con la curia e il vescovado, fra preghiera e convivialità, prima di iniziare a fare sul serio nelle parrocchie e al minore. Sospesi tra l'estate appena trascorsa, la prima da "don", e l'immediato futuro, sono stati presi per mano dal vescovo e dai vicari alla vigilia delle nomine.
Quando hanno varcato la soglia della curia, domenica scorsa, devono essersi sentiti un tantino frastornati.
Preti da tre mesi, reduci da un’estate – la prima da “don” – intensa ed esaltante, rosi dalla curiosità di sapere che cosa sarebbe stato di loro nei prossimi anni.
I preti novelli della nostra diocesi hanno appena chiuso il loro “esercizio di fraternità” assieme al vescovo e ai vicari
Una settimana di vita in vescovado, gomito a gomito con don Claudio, seguiti da don Marco Cagol (che oltre ai rapporti con le istituzioni cura la formazione dei giovani preti), accolti da don Giuliano Zatti e incontrati da don Leopoldo Voltan e don Gabriele Pipinato.
Ma c’è da scommettere che alla vigilia di questa avventura inedita per la chiesa di Padova, tutta l’attesa dei cinque nuovi sacerdoti era tutta per le rispettive nomine. Che sono arrivate puntuali lunedì mattina.
Il vescovo li ha incontrati uno per uno.
A don Andrea Miola, il sacerdote più giovane della diocesi pieno di gratitudine per la fiducia ricevuta, ha detto «vai al Duomo di Monselice a imparare cosa significa fare il pastore».
Don Federico Talone non vede l’ora di cominciare a fare il cappellano a Mestrino, con tutta la «gioia» per la vitalità della nuova parrocchia, ma anche il «timore» che reca con sé ogni nuovo inizio: «Arrivo disponibile a mettermi in gioco».
E poi don Mirko Gnoato, in partenza per Fossò e Sandon per «imparare ad imparare», come suggerito da don Cagol, nella libertà di chi è mandato: «L’attesa è tutta per le relazioni che potrò intessere lì». «Spesso il giovedì ho pregato per le vocazioni – racconta invece don Alessio Rossetto – per tutte le vocazioni: religiose, al matrimonio, ma anche a fare gli educatori: ed ecco che mi ritrovo educatore al seminario minore»; una nomina in continuità con il diaconato svolto proprio a Rubano.
E infine don Fabio Casotto, a cui lasciare casa costerà parecchio, «ma casa mia ora è Albignasego, dove sarò cappellano a San Tommaso. In questo momento immagino già l’ingresso, vedo gli occhi felici di quelle persone che attendono Gesù, più che me. Sono curioso di cogliere l’originalità di questa comunità».
Una settimana in vescovado per i preti novelli, dicevamo, sospesi tra il recentissimo passato estivo e l’immediato futuro.
«Quest’estate ho già potuto “assaggiare” il vasto orizzonte del ministero che ho appena iniziato – riprende don Fabio – ma anche lo “stereotipo della balaustra”. Penso a tutte quelle persone che non mi conoscono e mi danno del “lei” e del “don”: siamo a rischio distacco».
Una settimana di fraternità con don Claudio gradita a don Federico: «Il vescovo ci ospita nella sua casa e nella casa della chiesa di Padova, che è la curia. L’idea di rendere ordinari questi luoghi, così particolari e a volte anche complicati, è assolutamente interessante. Stiamo sperimentando uno spazio familiare».
Don Mirko, reduce dalle prime “ferie” dopo le estati del seminario trascorse sulle sudate carte, mette a fuoco l’atmosfera di confidenzialità che si è creata in vescovado.
«Apprezzo molto la gratuità dei rapporti – riflette don Alessio, sulla stessa frequenza – In questi giorni i problemi legati al servizio a cui siamo chiamati rimangono fuori dal portone della curia. Ci sono solo uomini e preti che si incontrano».
Il baricentro del programma si è fissato sulla preghiera.
I nuovi preti si sono alternati, ogni mattina alle otto, nel presiedere la messa con le lodi in Cattedrale a cui partecipano da due anni il vescovo e tutti i sacerdoti del centro città (e viene trasmessa in diretta su Bluradio Veneto).
Lunedì 4, in serata, i cinque don con mons. Cipolla, hanno trascorso qualche tempo in raccoglimento nella chiesa del Corpus Domini, aperta 24 ore su 24 dallo scorso 18 giugno grazie all’Opera dell’adorazione perpetua.
Ma c’è stato anche spazio per un carico di sana convivialità, per esempio alla sagra di Marsango (martedì 5) e a quella di San Giacomo di Romano d’Ezzelino (il giorno dopo).
E poi lunedì e giovedì ci sono stati i primi contatti con le nuove parrocchie e il seminario che rappresentano l’immediato futuro di questi giovani preti.
«L’estate è il tempo dei frutti maturi – chiosa don Alessio – Dopo l’ordinazione rimaniamo le persone di prima, ma il nostro Annuncio è differente». «Ora – chiude don Mirko – è tempo di aprirsi alla novità».