È possibile una chiesa senza preti?
Attorno a questa (scomoda) domanda, si sviluppa il ciclo di incontri di questo inizio 2014 organizzato dall'associazione degli ex alunni del collegio universitario Antonianum dei gesuiti. L'approccio al problema tratterà i molteplici aspetti della questione. Tutto parte dall'omelia di papa Francesco a Santa Marta dello scorso aprile, nella quale ricordava come la chiesa giapponese per più di 200 anni avesse camminato perfettamente senza sacerdoti.
La domanda è di quelle scomode, spinose: «Un cristianesimo senza preti è concepibile?» La cosa interessante è che presto il quesito troverà una risposta, o almeno una serie di autorevoli tentativi. La possibilità di avere un cristianesimo, e quindi anche una chiesa, senza la presenza di sacerdoti, è il tema su cui si sviluppa quest’anno il ciclo di incontri formativi promossi come ogni anno dagli ex alunni dell’ex collegio gesuita Antonianum nell’aula Morgagni del policlinico universitario padovano.
Si tratta di un percorso che da lunedì prossimo, 3 febbraio, avrà una tappa ogni lunedì alle 21 fino al 3 marzo. L’ispirazione è venuta dall’omelia che papa Francesco ha tenuto il 20 aprile scorso nella messa mattutina a Santa Marta: «Pensate alle comunità cristiane giapponesi rimaste senza preti per 200 anni – ha detto – Quando dopo questo tempo sono tornati di nuovo altri missionari hanno trovato tutte le comunità a posto: tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa, e quelli che erano morti, tutti sepolti cristianamente. Non c'è prete... Chi ha fatto questo? I battezzati!... Crediamo in questo, che il battesimo basta, è sufficiente per evangelizzare?».
Come da tradizione, il ciclo di incontri si focalizzerà sul tema secondo diversi punti di vista, «a partire da quello di chi non è cattolico – sottolinea l’assistente dell’Associazione degli ex alunni, padre Mario Ciman – e quindi non ha clero nella propria religione». È il caso della vice moderatora della Tavolo valdese, Maria Bonafede, che terrà la sua conferenza il 3 febbraio. «L'idea di sacerdozio appartiene tuttavia a più religioni, anche con visioni diverse – riprende padre Ciman – Essa è una radicata aspirazione umana ad avere un ponte, un gradino verso l'alto. Dunque è anche in una dimensione antropologica che va approfondito questo argomento». Su questo aspetto si concentrerà il 10 febbraio il benedettino Giorgio Bonaccorso, docente di liturgia a Santa Giustina.
Occorre poi far chiarezza nella confusione che ha portato ad assimilare l’idea di sacerdote a quella di presbitero. È ancora il gesuita a spiegare che «tutti i battezzati sono certamente sacerdoti in quanto incaricati di prolungare, nel tempo e nello spazio, il culto espresso da Gesù. I presbiteri invece aiutano i vescovi nel triplice incarico di insegnare, santificare e governare». Dunque il concetto di sacerdote è immutabile, mentre la figura del presbitero è mutata nel tempo. Su questo verterà la conferenza di Corrado Marucci, gesuita, matematico e teologo, il 17 febbraio.
Il 24 febbraio interverrà Giampaolo Salvini, gesuita, rettore (ed ex direttore) de La civiltà cattolica sul tema “Preti celibi e preti sposati”, che fa riferimento alle diverse esperienze occidentali e orientali dei presbiteri, ma anche alla loro vita e formazione emotiva. Chiuderà il ciclo del 2014 degli ex alunni dell’Antonianum il filosofo Marcello Pera, già presidente del senato della repubblica, che il 3 marzo interverrà su “Chiesa in movimento nel nostro tempo”.