Cristiani arabi: per sostenere la loro presenza serve l'impegno del mondo
“Nessuna sfida tra religioni” è stato il titolo dell'incontro con mons. Maroun Elias Nimeh Lahham, vicario patriarcale per la Giordania (vescovo di Amman), organizzato a Padova per approfondire la questione mediorientale e la sempre più difficile situazione in cui versano le comunità cristiane della regione.
Nel tempo in cui viviamo, caratterizzato da una grande mobilità sociale e da tensioni internazionali acutizzatesi anche con la questione del terrorismo, si parla a più livelli dell’incontro tra culture e quindi del dialogo tra religioni.
È in questo panorama che si inserisce la visita di qualche giorno fa, avvenuta in Vaticano, dello sceicco Ahmad Muhammad al-Tayyib, grande Imam di Al-Azhar (uno dei principali centri d’insegnamento religioso sunnita, presente al Cairo in Egitto) a papa Francesco.
Tra i temi affrontati, il comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti.
I due interlocutori hanno quindi rilevato il grande significato di questo nuovo incontro nel quadro del dialogo fra la chiesa cattolica e l’Islam, anche come sprone, per i cristiani e i musulmani del Medio Oriente martoriato da troppe tensioni e scontri, ad un costante dialogo fraterno e ad una sempre maggiore conoscenza reciproca.
Tra i cristiani del Medio Oriente proprio la conoscenza, sostenuta dalla fede, diventa fondamentale per arginare e sconfiggere la paura generatasi, soprattutto in questi ultimi anni, con il dilagare del terrorismo e delle persecuzioni.
Trovandosi a fronteggiare l’integralismo di matrice islamica, il cristiano è chiamato al discernimento, imparando a distinguere l’estremista dal musulmano che è un vicino, un connazionale, un amico.
Vari leader cristiani e musulmani del Medio Oriente hanno sottolineato come le prime vittime dell’estremismo islamico, sia in senso morale che fisico, siano proprio quei musulmani che non concordano con le posizioni degli estremisti stessi.
A Padova, un interessante appuntamento per approfondire la questione mediorientale si è svolto il 23 maggio nella sala della studio teologico del Santo.
L’incontro, dal titolo “Nessuna sfida tra religioni” è stato inserito tra gli appuntamenti del Festival biblico e ha visto l’intervento di mons. Maroun Elias Nimeh Lahham, vicario patriarcale per la Giordania (vescovo di Amman).
A proposito dei cristiani giordani, il prelato ha affermato: «Come dice il franco-libanese Antoine Fleyfel, studioso del mondo arabo, la Giordania rimane il cosiddetto “regno dei cristiani felici”. Indubbiamente i cristiani giordani sono i meno conosciuti tra i cristiani d’oriente. Il motivo sta nel fatto che queste comunità godono di una certa tranquillità: infatti la loro presenza è favorita sia dalla monarchia che dallo stesso ordinamento statale. Essi non hanno vissuto crisi simili a quelle dei cristiani libanesi, siriani e iracheni. In Giordania i cristiani costituiscono una parte essenziale e stabile della società: nonostante siano soltanto il 3 per cento della popolazione (divisi per lo più tra greco-ortodossi e cattolici), risultano molto influenti sotto l’aspetto sia economico che politico. La stabilità sociale è garantita inoltre dal buon rapporto con la componente musulmana della società, con cui i cristiani condividono valori quali il rispetto reciproco, l’attenzione agli anziani, l’amore per la famiglia...».
Il vescovo Lahham ha poi affermato che, anche nella loro realtà, stanno vivendo il Giubileo della misericordia, mediante gesti concreti di accoglienza, tramite molteplici strutture gestite della chiesa nei confronti delle migliaia di siriani e iracheni che fuggono dalle loro terre martoriate.
Proprio per loro è nato il “giardino della misericordia” voluto da papa Francesco, finanziato con i fondi raccolti nel padiglione della Santa sede a Expo 2015, progetto che offre lavoro e dignità agli sfollati. Il 21 dicembre 2015 è nato anche il “ristorante della misericordia”, un centro ad Amman che garantisce circa 500 pasti caldi al giorno a persone bisognose (siano esse cristiane o musulmane).
«Negli ultimi anni – ha concluso mons. Maroun Elias Nimeh Lahham – i paesi arabi hanno vissuto sconvolgimenti che nessuno si aspettava e che hanno irreversibilmente cambiato la società. Tutti ne sono stati condizionati, compresi i cristiani di quelle terre. Sarà necessario cogliere il nuovo volto che presenterà il Medio Oriente e perciò i cristiani arabi saranno chiamati a nuove sfide per sostenere la loro presenza alla luce di questi mutamenti».
Paolo Gallerani