Azione Cattolica. La formazione dà senso al servizio educativo

La formazione, in Azione Cattolica, è primaria, aiutando a rifocalizzare obiettivi e stile del servizio educativo. «La formazione diocesana, inoltre, offre più punti di vista e un confronto con realtà e metodi diversi».

Azione Cattolica. La formazione dà senso al servizio educativo

«Prenderci cura della vita di ciascuno nella sua concretezza vuol dire anche prenderci cura del percorso attraverso il quale la vita di ciascuno prende forma. Proponendo percorsi formativi curati e di spessore, ma popolari e concretamente legati alla semplicità della vita».

Così Matteo Truffelli, presidente nazionale di Ac, alla 26a assemblea nazionale ha tradotto il senso della formazione per l’Azione cattolica. E la realtà padovana cammina perfettamente dentro questo solco. Da anni la proposta diocesana comprende weekend di formazione per educatori alla prima esperienza: “Si parte” per l’Acr e “Fino in Cima” per gli educatori degli issimi. Appuntamenti che rispondono al bisogno e desiderio di crescere come persone e come educatori e che da settembre 2017 hanno visto la partecipazione di 150 educatori.

«È stata un’esperienza davvero fondamentale – racconta in merito a “Si parte!” Emanuele Perin, educatore Acr di Vallonga – mi porto a casa in particolare la condivisione vissuta. I contenuti che più sento importanti sono le quattro mete formative dell’Ac: interiorità, fraternità, ecclesialità e responsabilità».

Il weekend “Fino in cima” era centrato sulla figura dell’adolescente, dal punto di vista, psicologico, spirituale e affettivo.

«A volte – afferma Chiara Cecchin, educatrice del gruppo di terza media e prima superiore di Bronzola di Campodarsego ed educatrice del Movimento studenti – capita di perdere la voglia di andare avanti: questi momenti di formazione ci aiutano a ritrovare un orizzonte, un senso e una prospettiva al nostro servizio! Questo focus sugli adolescenti mi ha confermato il fatto di quanto sia importante mettere sempre al centro il rapporto con l’animato».

Per entrambi gli educatori è il ragazzo il soggetto dell’azione educativa.

«Mi sforzo di regalare loro il meglio di me – sottolinea Emanuele – di testimoniare che dobbiamo imparare a essere responsabili, a metterci in gioco, a non aver paura».

E Chiara aggiunge: «E ad apprezzare e trasmettere la cura per i dettagli e il dare sempre la priorità al rapporto diretto con le persone».
La formazione, quindi, aiuta a rifocalizzare obiettivi e stile del servizio educativo. «Le persone che hai davanti cambiano di anno in anno e cambi anche tu e bisogna averne coscienza – afferma Chiara – La formazione diocesana, inoltre, offre più punti di vista e un confronto con realtà e metodi diversi».

Per Emanuele non si può essere educatori se non si prende consapevolezza del progetto educativo che si vuole tradurre con i propri ragazzi, anche formandosi sugli aspetti legati alle diverse età.
Ed è proprio a bambini e giovani che va l’augurio natalizio dei due educatori.

«Auguro loro – sottolinea Chiara – di prendersi a cuore le cose che fanno e di non aver paura di essere se stessi in ciò che quotidianamente si trovano a vivere». «Che sia un Natale da vivere in serenità con le proprie famiglie – aggiunge Emanuele – fatto di spazi da dedicare assieme a Dio, apprezzando le piccole cose che ci sono donate quotidianamente».

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