Terra terra... reati ambientali, ecco l'Italia delle "sentenze fotocopia"
Italia da fotocopia o fotocopia dell’Italia? Interrogativo inquietante che serpeggia su tutti i fronti della società italiana dei nostri tempi. L’esempio ci arriva dalla valanga di scandali politici e ambientali, autentico pane quotidiano per il cittadino italiano. La collusione tra potere e risorse ambientali è sotto gli occhi di tutti. Ogni scandalo, indagine e processo offrono quasi sempre le medesime soluzioni: i reati sono infiniti, mentre i colpevoli restano sempre pochi. Un girone giudiziario in cui anche Dante rischierebbe di perdere la retta via. In più, le sentenze sembrano “giudizi fotocopia”. Vedi il caso Valdastico sud.
L’ennesimo esempio arriva dal procedimento giudiziario in corso, riguardante la nostrana “Valdastico Sud, con i materiali di fondo inquinanti”.
Un’opera ancora fresca d’inaugurazione, voluta dai grandi vecchi della politica e venduta come l’autostrada più verde d’Europa. Ci hanno provato, ma il processo in corso tra Vicenza e Venezia sulla questione, frutto della caparbietà di un comune cittadino, Marco Nosarini, che a proprie spese fece eseguire le analisi sul materiale interrato denunciando l’illecito, ha cancellato ogni buona volontà d’intenti e mostrato di che “pasta siamo fatti”.
Appare riduttivo quindi parlare di “terra dei fuochi” per la sola Campania: vista l’estensione dei reati, sarebbe più consono dire che l’Italia intera è un colabrodo ambientale.
Dove si riscontrano le stesse dinamiche, i medesimi interessi e in molti casi assoluzioni finali. “Niente di nuovo sotto il cielo” anche per il processo in corso per la Valdastico Sud, dove la procura ha chiesto l’archiviazione di 23 dei 30 imputati. In pratica della “squadra” di coloro che avrebbero pianificato lo sversamento dei materiali tossici sotto il manto stradale, rimane solo qualche elemento secondario: i cosiddetti “manovali”, quelli delle imprese che avrebbero scaricato i materiali. Gli altri, cioè politici, ex presidenti di provincia e società autostrade, direttori e progettisti, “tutti scagionati”.
Dunque, assolte le menti, non resta che condannare le “braccia”: ma nella normalità, non è la mente a comandare i movimenti del corpo?
Alla magistratura l’ardua sentenza, mentre il processo continua e le preoccupazioni per la salute dei cittadini e sindaci crescono. Al punto che il fronte d’omertà pare cedere sotto le pressioni crescenti della collettività.
Montegaldella è il primo comune a essere iscritto come parte civile nel processo in corso, con il suo sindaco, Paolo Dainese, che parla di «atto di protezione della salute pubblica oltre che atto di moralità».
Non sappiamo però come andrà a finire, visto che i poteri forti parlano solo con i poteri forti. Oggi però oltre a nichel, cromo esavalente e rame, sussistono sospetti tutti da provare anche sulla possibile presenza di materiale radioattivo. Sostanze i cui effetti non sono certo immediati, ma diluiti nel tempo come i suoi rischi per la salute umana.
Passeranno ancora degli anni, ma di certo la condanna che la terra ci riserverà, non sarà certo paragonabile a quella data dalla giustizia umana.
Così va nell’Italia dei fuochi-fotocopia: il popolo muore, i politici se la cavano e i responsabili se la ridono.