Valdastico Nord, niente autostrada. Ma neppure chiarezza sul futuro
Il comitato paritetico voluto dal ministero dei trasporti, dalla regione Veneto e dalla provincia autonoma di Trento (Pat) per decidere il futuro della Valdastico Nord (il completamento dell’A31 da Piovene Rocchette al capoluogo trentino) ha concluso il suo lavoro la scorsa settimana.
Niente autostrada, ma una superstrada per migliorare i collegamenti tra le due regioni. O così pare di capire da un testo che brilla per oscurità e lascia spazio a molte illazioni.
Ecco un saggio di che cos’ha deciso il comitato
«Lo scenario di comune interesse consiste nel corridoio di interconnessione infrastrutturale tra la Valle dell’Astico, la Valsugana e la Valle dell’Adige, che in territorio trentino si contestualizza anche come un collegamento tra viabilità ordinarie e, segnatamente, tra la ss 47 “della Valsugana” e la ss 12 “dell’Abetone e del Brennero”, il quale rappresenta delle ricadute positive nel contesto dei territori interregionali, come riportato nelle premesse».
Se siete riusciti ad arrivare alla fine di questo ginepraio sintattico e non avete capito nulla non preoccupatevi: siete in buona compagnia.
Non ne hanno capito nulla i comuni, che chiedono lumi ai loro riferimenti in regione; nulla le categorie economiche.
E c’è chi scommette che neppure politici e tecnici regionali, che quel documento lo hanno firmato, abbiano davvero compreso le ricadute di un tale dispositivo che, come ha sottolineato il Sole 24 ore, ha del machiavellico.
I molti interessi
Sì, perché nel vuoto semantico di questi arzigogoli sillabici trovano spazio gli interessi di tutti gli attori in campo: il Veneto può vantare l’agognato sbocco a nord per turisti e imprenditori, il Trentino «di aver definitivamente accantonato» l’odiata PiRuBi, per «alleggerire il traffico sulla ss 47 tra Trento e Levico e bloccare i flussi provenienti da Bassano-Grigno» – parole dell’assessore alle infrastrutture e all’ambiente della Pat Mauro Gilmozzi – e il ministero dei trasporti ha ottenuto dall’Europa altra pazienza sulla concessione già scaduta alla società Autostrada Brescia-Padova, ma prorogata proprio per la realizzazione della Valdastico Nord fino al 2026.
Lo scenario
A questo punto lo scenario più probabile è questo: la conclusione dell’A31 si sposta da Piovene a Lastebasse (230 abitanti in piena Val d’Astico, sic!); da lì partirà una superstrada a quattro corsie senza pedaggio che sbucherà non più a Besenello, ma di nuovo in Valsugana, dove già corre la statale 47, per poi raggiungere la valle dell’Adige: nasce così la circonvallazione che da Caldonazzo sbucherà in località Mattarello a nord di Trento.
Dal territorio
«Se aggiungiamo che l’intesa prevede l’elettrificazione della ferrovia della Valsugana possiamo tranquillamente dire che Trento porta a casa tutto», chiosa Luca Ferazzoli, sindaco di Cismon e presidente dell’unione dei comuni della Valbrenta vicentina. «Si tratta ora di vedere come tutto questo si tradurrà in opere».
Certo, per i comuni della valle il tramonto definitivo dello sproporzionato project financing della Mantovani (la stessa dello scandalo tangenti sul Mose) rappresenta un bel sospiro di sollievo.
Ma la statale va comunque sistemata, bypassando il nodo di Carpanè-Merlo, magari con un tunnel tra il campo di calcio di San Nazario e Pian dei Zocchi. «Sugli interventi occorre però essere chiari. Non è con le concessioni che si programma il territorio».
Il sospetto
Si tratta dello stesso sospetto che cova il consigliere di minoranza di Piovene, Renzo Priante, che sull’autostrada per Trento ha detto e scritto molto, da ultimo Quale strada per il futuro? in collaborazione con la cooperativa sociale La Locomotiva di Cogollo del Cengio.
«Il sospetto è che questa autostrada nessuno abbia mai voluto realizzarla. Ciò che interessa è proprio la concessione». E il fatto che la progettazione dell’opera debba, secondo il comitato paritetico, essere sottoposta al Cipe due anni dopo che il Cipe stesso avrà approvato la risoluzione del 9 febbraio, fornisce all’architetto piovenese un argomento in più.
«Di due anni in due anni si vuole arrivare al 2026, in modo da permettere all’Autostrada Bs-Pd di rientrare dai pesanti debiti, per poi forse indire la gara per la gestione dell’infrastruttura. D’altra parte l’autostrada così com’è prevista non regge: per ripagare un’opera del valore di due miliardi di euro (39,4 chilometri di cui 30 in doppia galleria) non bastano certo le 16 mila auto al giorno previste. Il ministro Delrio ha fatto semplicemente il suo mestiere: esaminate le carte, ha individuato la soluzione che mette tutti d’accordo. Certo, qualcuno mi spieghi qual è il senso di portare un’autostrada a Lastebasse».
Per i prossimi mesi, si attende «lo svolgimento di una fase partecipativa a livello territoriale». Lì forse si capirà qualcosa di più.