Impianto geotermico: rischio terremoto nel Vicentino?

Può un impianto geotermico per la produzione di energia elettrica provocare un terremoto? Attorno a questa domanda si sta sviluppando il dibattito più caldo di questi giorni, in tema di ambiente, in Altovicentino, dopo la presentazione di un progetto da 15 milioni di euro per sfruttare i 130° di temperatura dell’acqua pompata da 4.300 metri di profondità per produrre energia elettrica pulita. 

Impianto geotermico: rischio terremoto nel Vicentino?

Nell’ordine se ne sono occupati la commissione di Valutazione impatto ambientale della provincia di Vicenza mercoledì scorso, ancora in fase istruttoria, un incontro pubblico voluto da un comitato per l’ambiente a Sarcedo martedì 26, e il consiglio comunale di Montecchio Precalcino che ha detto no al progetto presentato nei mesi scorsi da un’azienda fiorentina, proprio per la presunta sismicità che il geotermico potrebbe innescare.

Il progetto
Tutto ha inizio infatti dall’iniziativa di Lifenergy, una srl toscana che una visura camerale descrive come formata da due giovani soci con un capitale societario di 100 mila euro.
Il progetto da 15 milioni di euro prevede la costruzione di due pozzi geotermici (uno per l’estrazione e uno per la reimmissione) per sfruttare i 130° di temperatura dell’acqua pompata da 4.300 metri di profondità per produrre energia elettrica pulita. I comuni coinvolti sono 14: anzitutto Montecchio Precalcino, dal momento che la centrale geotermica, se la fase esplorativa desse esito positivo, sorgerebbe nella frazione di Levà, in via Terraglione dove oggi si trova la cava gestita dalla ditta Safond di Rino Dalle Rive, trasformata in discarica per sabbie di fonderie. Ma l’area su cui il progetto Lifenergy prevede l’esclusiva comprende Thiene, Zanè, Carrè, Zugliano, Malo, Marano, Isola Vicentina, Dueville, Sarcedo, Sandrigo, Breganze, Caldogno e Villaverla.

Le osservazioni
L’ultima parola sulla fattibilità del progetto spetta alla Via provinciale, ma fino a un mese fa sono state numerose le osservazioni depositate in provincia. Netta la levata di scudi di associazioni e comitati ambientali. Tranne Montecchio, invece, i comuni hanno agito di concerto: «Riteniamo di non avere elementi per dire sì o no al progetto – spiega Andrea Zorzan, assessore all’ambiente di Thiene – pertanto abbiamo chiesto ulteriori chiarimenti alla ditta proponente». Da mercoledì quindi Lifenergy ha 90 giorni per rispondere e completare la documentazione.

La relazione geologica
A sollevare il dubbio che l’area attorno alla cava di Levà non sia la migliore per un impianto come questo è stata la relazione geologica di Dario Zampieri, geologo del dipartimento di geoscienze dell’università di Padova.
«Il rischio sismico c’è dal momento che le perforazioni per i pozzi si collocano in zona sismica 3, terremoti forti ma rari esattamente come in Emilia, e soprattutto i pozzi intercetterebbero la faglia Thiene-Bassano decritta nel Diss (Database of individual seismogenic scuce) come mai finora attiva: il che significa potenzialmente carica e con un potenziale di 6,6 di magnitudo».
Gli studi di Zampieri procedono dal pozzo Villaverla 1 scavato nel 1978 dall’Agip fino al basamento cristallino, a 4.200 metri di profondità. Questo permette di conoscere la stratigrafia della zona e di affermare che la perizia geologica su cui si basa il progetto Lifenergy, prodotta dal geologo Fiaschi di Idrogeo, presenta gravi imprecisioni, come quella di far affiorare la faglia Thiene-Bassano sul monte di Montecchio e di inclinarla con l’effetto di renderla apparentemente lontana dai pozzi. «Non rilasciamo dichiarazioni – è la risposta di Fiaschi, interpellato telefonicamente sul punto – risponderemo nei 90 giorni che abbiamo a disposizione con nuovi materiali».

I rischi
Se l’impianto geotermico si facesse, è la tesi di Zampieri, si rischiano terremoti innescati di 3,5 gradi sulla scala Richter esattamente com’è avvenuto a Basilea (nella foto) e San Gallo una decina di anni fa, con la conseguente chiusura degli impianti. Una tesi suffragata anche dello studio della commissione Ichese, che ha ammesso la possibilità che il terremoto dell’Emilia del maggio 2013 sia stato innescato dall’impianto geotermico di Casaglia nel Ferrarese.
Curiosamente, il comune di Montecchio Precalcino ha deliberato contro il progetto facendo propria però la perizia di un altro geologo, il toscano Ghezzi, che si conclude così: «Concludendo a parere dello scrivente si può procedere alla fase esplorativa (con alcuni suggerimenti che seguono) rimandando, per la fase produttiva, ogni decisione ai risultati della precedente fase».
«La zona migliore per un impianto geotermico – conclude Zampieri – è tra Carmignano, Cittadella e Piazzola sul Brenta, dove la formazione della Dolomia principale (che si sa ospitare un flusso di acqua) si trova a una profondità tra i 4 e i 5.000 metri, cioé dove le temperature sono tra 120° e 150°. In ogni caso bisogna stare almeno una decina di km a sud dalla faglia Thiene-Bassano».

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Parole chiave: geotermia (1), energia elettrica (1)