Una vita di fedeltà alla speranza. La storia di Paola Baldo, operatrice socio sanitaria dopo la nascita della terzogenita
Purtroppo ora è rimasta senza lavoro, ma di progetti ne ha ancora tanti: «Fra i più importanti c’è quello di garantire un futuro dignitoso alla mia guerriera»
«Credo che quando arriviamo a una età, dove si realizza che il tempo passa troppo velocemente e a noi sembra di dover fare tante cose ancora, pianificare tanti progetti in arretrato, quello è uno dei momenti in cui io mi sento vecchia e faccio una veloce analisi della mia vita». A parlare così è Paola Baldo, di Arre, operatrice socio-sanitaria, mamma di tre ragazze, di cui una con disabilità, e cristiana impegnata nel mondo del volontariato. Paola di passaggi nella sua vita ne ha fatti davvero tanti, da una situazione a un’altra, spesso difficili, ma sempre con la forza di superarli e con un sorriso rassicurante per chi le sta vicino.
«Inevitabilmente il pensiero per primo vola a quel giorno, il 22 febbraio 1989: dopo un lungo travaglio in sala parto mi annunciano l'arrivo della terza femminuccia, Sonia. Io ne ero immensamente felice, anche se sapevo che la vana attesa di mio marito e della sua famiglia sul tanto sperato maschietto avrebbe abbassato un po' i toni di gioia. Senza immaginare nemmeno per un istante che quello sarebbe stato il dato più irrisorio sulla realtà che ci aspettava. Infatti i problemi iniziarono subito: la piccola non riusciva ad attaccarsi al seno, tossiva in continuazione e diventava cianotica a ogni piccolo sorso di latte, respirava malissimo» racconta Paola. «Succede, signora, sua figlia potrebbe non essere normale, non avrà lunga vita» le disse senza giri di parole il primario dell’ospedale dove aveva partorito. «Il mondo mi è crollato addosso in un istante – aggiunge Paola nel primo passaggio determinante della vita di mamma – Mi sono aggrappata con tutta la mia forza a mio marito e ci sono voluti due giorni per riuscire a tornare da mia figlia, stringendola a me nel pianto. Nel suo sguardo ho letto il suo essere indifesa, ma nello stesso tempo la sua goffa manina mi stringeva il pollice. In quell'istante ho realizzato che lei voleva vivere e io dovevo essere forte per tutte e due».
Per Paola e la sua famiglia inizia il secondo passaggio forte, quattro anni vissuti in clinica da lei e Sonia, tra esami e cure. «Alzavo lo sguardo al cielo e dicevo a Gesù: tu sei morto per noi e sei risuscitato, so che dopo la morte nel mio cuore provocata da tanto dolore tu ci accompagnerai nella rinascita a una vita anche se diversa, ma interamente da vivere» ripete ancora Paola. Il terzo passaggio è il ritorno a casa per seguire la crescita di Sonia, con la gestione delle due bimbe più grandi: «Lì cominciò la nostra rinascita familiare, con tutte le fatiche che si trasformavano in scommesse per la vita. Alla sera, quando avevo un attimo, solitario, mi rivolgevo al cielo pregando Dio di conservare la mia forza e il mio credo per questa vita rinnovata, fatta di corse da uno specialista all’altro per rendere più serena la vita di Sonia».
Un nuovo passaggio per Paola, il quarto, quando la terzogenita si avvicina ai 18 anni: «Era il momento di decidere di staccare la mia principessa un po' da me e ho trovato un centro diurno meraviglioso, gestito dalla cooperativa Alambicco di Conselve, mentre noi famiglie seguiamo le attività attraverso l'associazione Anffas. A loro ho affidato il tesoro mio più prezioso, convinta che quella famiglia, oltre ad accoglierla sarebbe stata capace di accompagnarla in progetti appropriati, nonostante la sua disabilità grave».
Finché Sonia è al centro, Paola, per riempire la sua giornata, frequenta il corso per diventare operatore socio sanitario e inizia a lavorare prima in una casa di riposo poi in un reparto ospedaliero a Conselve. «Una scelta, quella del lavoro, condivisa con la famiglia – sottolinea Paola Baldo – Il lavoro mi ha aiutata enormemente, prima con gli anziani, una realtà che mi permetteva di esprimere la mia voglia di mettere in discussione me stessa incontrando contesti, persone diverse e dove poter riversare la professionalità, le conoscenze e l'affetto che potevo trasmettere a fragilità diverse. Così pure in ospedale ho potuto sperimentare nuove dinamiche, attraversando pure il periodo del tanto temuto Covid, che ha impegnato tante energie fisiche e mentali per adottare le corrette metodologie e i gusti processi».
Il ritorno a casa, negli ultimi mesi, per Paola, anche se stanchissima, è sempre una gioia: «Ritrovo la mia famiglia e la mia adorata Sonia che oggi arriva a compiere ben 32 anni, nonostante le crude parole del medico di allora». Il domani è ancora incerto e con un ulteriore passaggio in prospettiva: «Non sempre è tutto facile, anche nel lavoro e ora mi ritrovo a casa per decisioni amministrative e politiche non molto coerenti. Giro pagina, di progetti ce ne sono ancora tanti, troverò quello più idoneo. Fra i più importanti: garantire un futuro dignitoso alla mia guerriera. E Pasqua sia, sempre con rinnovata speranza».