Quel sottile ricatto vacanziero

La sottile perfidia degli organi di stampa nazionali. A cosa alludo? Al mito dei miti, che per gli italiani ferragostani significa: ferie-vacanze.

Quel sottile ricatto vacanziero

Tralasciando il non trascurabile etimo del termine “ferie”, che per i romani indicava il giorno (o i giorni) da dedicare alle divinità, durante il quale era vietato tenere processi o intentare comizi, oggi il termine è usato come sinonimo di libertà, divertimento e spensieratezza. Ma ancor di più, quando s’intende “staccare la spina”, l’essere in vacanza equivale a essere lontani da casa. Nulla da eccepire o recriminare a chi lo può fare e se lo può permettere. Diverso invece è quel gioco psicologico che mira a ottenere con un sottile ricatto che funziona da anni, da parte di chi comunica notizie sui flussi vacanzieri per altri fini. Non credo sia una novità, l’assistere da anni al ripetersi di notizie fotocopia, che tornano puntualissime con l’avvicinarsi dei tempi vacanzieri. Da tempo infatti, gli utenti incassano la solita notizia: «Dieci milioni che poi lievitano a 12-13 o 14, come dimostrerebbero gli ultimi dati turistici diffusi per il 2024, sarebbero gli italiani che quest’anno andranno in vacanza». E giù coi “record di presenze”. Si prendono a prestito operatori delle Apt che snocciolano numeri, come fosse una lotteria, alzando di proposito ogni anno l’asticella, portandola “sempre più in alto” come direbbe Mike Buongiorno. Chi ascolta davanti a un televisore, non solo non può avere un metro di giudizio o confronto reale dei fatti e stime, ma deve digerire la stessa “pillola mediatica indorata”, con lo spettatore passivo che diventa ricettivo. Dal 2020, l’anno horribilis del Covid dove tutto si è bloccato, si è giunti a questa fenomenologia ormai fuori controllo. Si è arrivati nel post-pandemia a numeri di presenze ancora superiori al 2019. Detto questo, la frenesia da vacanze è servita. I dati diventano dardi che colpiscono più la mente che il cuore, di chi si affida al telegiornale per informarsi. Così dall’ascolto passivo, la notizia viene elaborata nell’inconscio per diventare sottile turbamento, fino a far partorire il perverso pensiero: «Se resto a casa, significa che io sono...»: cosa? Chi? Perché? Sono quindi uno fuori dal circo vacanziero, che implicitamente ti fa percepire l’esclusione sociale o quasi! Sicuramente ci turba. Lanciata la notizia quindi, il gioco è fatto! Il cerchio si chiude, con la notizia libera di circolare che diventa strumento di distrazione di massa, a completo favore del settore turistico nazionale. Che poi fa gioco al lievitare dei prezzi. Alle stesse società che vedono più auto ai caselli autostradali (aumenti fino al 6 per cento). E per ultimo, lo Stato (proprietario della Rai). Questo circuito potrebbe anche non essere una “diavoleria”, ma manomettere o strumentalizzare una notizia è certamente una furberia, cui siamo completamente disarmati tutti.

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