L’Ora legale vale trenta miliardi l’anno
Per la scienza e soprattutto per la medicina il rito dello spostamento delle lancette che celebriamo in questo fine settimana «non ha mai avuto senso».
Roberto Manfredini, professore ordinario di medicina interna dell’Università di Ferrara, considerato uno dei massimi esperti al mondo di cronobiologia, l’applicazione del fattore tempo in medicina, è intervenuto la scorsa settimana nel patronato di Camin per un corso di formazione della sezione veneta dell’Anma, l’Associazione nazionale dei medici competenti e del lavoro. Nell'intervento dedicato a come il nostro corpo agisca differentemente nelle varie ore del giorno e della notte anche a seconda del nostro sesso, ha ricordato come in questo periodo dell’anno – e poi nel mese di marzo – sia tempestato da interviste sull’ora legale. L’Europa aveva decretato di abolirla, ma poi il Covid e la guerra in Ucraina ha rinviato a data da destinarsi la conferma di una decisione già presa. «L’ora legale era una scelta dettata da motivi economici – confida Manfredini – eppure oggi l’energia risparmiata per l’illuminazione la sera in estate equivale al costo dei condizionatori che rimangono accesi più a lungo. E non si considerano le ricadute elevatissime sulla salute e sui costi sanitari». Problemi psicologici, abuso di sostanze, episodi cardiocircolatori e soprattutto un picco di incidenti stradali. Un’ora sembra poca cosa, ma ogni anno il passaggio dall’ora legale all’ora solare ci costa, secondo stime, 1,5 punti percentuali di Pil, oltre 30 miliardi di euro. Una finanziaria. Tutto questo non può non ricordarci l’importanza cruciale che il sonno riveste nella nostra salute. La tecnologia – che ha allungato le giornate e aumentato la produttività liberandoci dalla dittatura della luce solare – può rovinarci il sonno, ma può anche aiutarci a ritrovare il sonno con i filtri della luce blu negli occhiali o a ripensare l’illuminazione sia nelle città che nelle nostre case.
Andrea Canton
Giornalista fa parte di Weca-Webcattolici Italiani