La Difesa smette di aggiornare Twitter
La Difesa del Popolo lascia Twitter, o meglio, smette di aggiornare il profilo del social ora chiamato X che Elon Musk ha trasformato nel megafono dell’estrema destra americana e del suo ego smisurato.
Ci agganciamo senza troppa vergogna al lungo trenino di intellettuali, artisti, testate giornalistiche, squadre sportive e semplici utenti che approfittano delle elezioni presidenziali e delle sparate di Musk sull’Italia per accodarsi all’uscita. A margine gli sberleffi di chi prende in giro questa scelta e le promesse stoiche di chi intende resistere. Il motivo per cui non aggiorneremo più Twitter (non lo chiameremo X nemmeno sotto tortura) è che semplicemente – per noi – il gioco non vale più la candela. Anzi, possiamo dire che il panico morale di questi giorni è la scusa per prendere una decisione che covavamo da mesi. A differenza degli altri social, infatti, su Twitter le nostre pubblicazioni non raggiungono gli utenti, ma vengono regolarmente punite dagli algoritmi, nascoste e occultate anche a chi aveva scelto di seguirci. Twitter ormai è un mercato all’ingrosso di spam, pubblicità e tweet virali di chi è disposto a pagare fino a 20 euro al mese per l’agognata spunta blu, che un tempo segnalava i profili reali delle celebrità. Quando ha acquisito Twitter, Musk aveva promesso di combattere i profili fake e i bot, che sempre più si sono rivelati armi della guerra non lineare che le autocrazie come Russia e Cina stanno muovendo tra le opinioni pubbliche occidentali, come provato da numerose inchieste. Fake e bot si sono moltiplicati: basta pagare la spunta blu per apparire sempre in evidenza. Twitter è passato dunque da “tessuto connettivo del mondo” neutrale e oggettivo, come lo descriveva a Padova Derrick De Kerckhove nel 2011, a camera dell’eco per estremisti. Tanto vale “scuotere la polvere sotto i nostri piedi” e moltiplicare i nostri sforzi in ambienti digitali meno tossici.