Il coraggio della pace: a Padova il 27° Congresso Provinciale delle ACLI per una cultura di giustizia e dialogo

La pace si costruisce mettendo al centro giustizia, democrazia e partecipazione. È questa la convinzione di Acli che, a ottant’anni dalla fondazione a livello nazionale, ha voluto dedicare al tema il suo 27esimo Congresso, il cui appuntamento provinciale si è svolto oggi a Padova presso la Facoltà Teologica del Triveneto.

Il coraggio della pace: a Padova il 27° Congresso Provinciale delle ACLI per una cultura di giustizia e dialogo

Oltre a designare i delegati ai Congressi regionale e nazionale ed eleggere il Consiglio provinciale – che nella sua prima prossima seduta rinnoverà Presidenza e presidente per i prossimi quattro anni –, il Congresso è stato anche un momento forte di riflessione sul futuro dell’organizzazione. Intitolato “Il coraggio della pace”, si è svolto in concomitanza perfetta con la Giornata di Mobilitazione nazionale “Fermiamo le guerre. Il tempo della pace è ora” promossa da Rete italiana Pace e Disarmo, a cui Acli aderisce, Coalizione AssisiPaceGiusta, Europe for Peace, Fondazione Perugiassisi e la campagna Sbilanciamoci!.

La giornata ha preso il via al mattino con un momento di confronto che ha visto presenti anche numerosi ospiti esterni, tra cui rappresentanti istituzionali e di realtà associative e sindacali. Dopo i saluti istituzionali di rito, è seguita la relazione del presidente uscente Gianni Cremonese.

Tracciando un bilancio di questi dieci anni alla guida dell’associazione, Cremonese ha raccontato: «Acli Padova ha potenziato i propri servizi e ne ha attivati di nuovi, rendendo più capillare la propria presenza sul territorio e dando avvio anche a numerosi progetti in collaborazione con diverse realtà.  Così il sistema di sportelli e di servizi insieme ai circoli costituiscono una rete di antenne preziose, in grado di intercettare i bisogni dei cittadini e misurarne l’evoluzione, ma anche di provare a fornire loro risposte. Non da ultimo, abbiamo contribuito al rilancio dell’azione politica di Acli, sul solco di quanto sta facendo l’associazione nazionale, con l’obiettivo di salvaguardare la democrazia e far riscoprire ai cittadini il valore della partecipazione contro il disimpegno.  Solo mettendoci in gioco sapremo cogliere i segni di speranza, pur in questa epoca così difficile e complessa,  e lavorare per farli diventare semi di cambiamento».

gianni-cremonese

Cremonese ha naturalmente parlato anche di pace: «È tema che come organizzazione, oltre che come singoli, ci interroga con forza Crediamo nel ruolo della società civile, chiamata a farsi promotrice di una cultura della pace. La pace va costruita ogni giorno, anche sui territori, facendo prevalere l’umano e mettendo al centro giustizia, democrazia e partecipazione: perché solo l’esercizio all’ascolto e al dialogo con tutti possono contribuire a diffondere quello spirito di rispetto, accoglienza e fratellanza attraverso il quale l’Europa potrà tornare davvero a essere una forza di pace».

Spazio quindi alla conversazione sul tema della pace tra Stefano Allievi, sociologo e docente all’Università degli studi di Padova, e Lisa Clark, attivista pacifista e vicepresidente dell’associazione padovana Beati i Costruttori di pace.

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«Sono le persone a fare la guerra, solo le persone potranno fare la pace. Per questo è necessario uscire dalla propria bolla e tornare a confrontarsi anche con chi non la pensa come noi» le parole di Stefano Allievi, sociologo e docente all’Università degli studi di Padova, che ha aggiunto: «La pace è un insieme di legami positivi che si saldano e si moltiplicano, per questo le organizzazioni devono fare un passo  avanti nel loro impegno, ricostruendo legame sociale non solo internamente a se stesse, ma anche fuori con altre organizzazioni e promuovendo il dialogo tra culture e religioni. Non è pacifista chi si dice a favore della pace, ma chi fa qualcosa di concreto per produrre la pace: e qui lo spazio di azione possibile è grande pure nei nostri territori, a casa nostra, lontano dagli scenari di guerra. Perciò anche chi aiuta i profughi a trovare una sistemazione e lavora per la loro accoglienza e inclusione, manifestando così la propria solidarietà, contribuisce concretamente a costruire la pace, aprendosi all’incontro e condividendo con altri in difficoltà le proprie risorse».

«Le nostre azioni come nonviolenti mirano sempre a eliminare o ridurre gli strumenti della guerra e a sostenere e far crescere il senso di fraternità, fiducia e rispetto dei diritti dell'altro, che stanno alla base di una cultura di pace – ha affermato Lisa Clark –. Per noi che facciamo parte di reti di associazioni, tutto questo sarà possibile anche grazie alla costruzione di sempre nuove alleanze con chi continua a pensare che la vita e la convivenza siano l'unica soluzione». «Dobbiamo tenere come bussola le voci e le azioni di coloro che da dentro "la tempesta" non si rassegnano alla brutalità della guerra, alla legge del più forte, ma cercano costantemente di aprire nuove strade verso la pace e la convivenza – ha concluso –. Contrariamente a chi non crede nella nonviolenza come metodo di fronte alla guerra una volta scoppiata, siamo infatti convinti che le strade percorribili restino diverse: aiutare e soccorrere le vittime, proporre luoghi e situazioni di dialogo, chiedere con forza che si negozino condizioni per un cessate il fuoco e per il disarmo».

A guidare il dialogo tra le due voci suor Francesca Fiorese, responsabile dell’Ufficio Pastorale sociale del lavoro della Diocesi di Padova, che ha detto: «Mentre quelli che potrebbero essere architetti di pace sono occupati ad architettare guerre, gli artigiani di pace – e ognuno di noi può esserlo – devono rimboccarsi le maniche per operare instancabilmente per la pace». «Il nostro presente ci chiama a una radicale conversione di mentalità: il vero reato oggi è non dissentire.  Di fronte a quanto stiamo vivendo, il silenzio è viltà, l’indifferenza è un crimine, rassegnarsi all’ingiustizia e alla guerra è la morte dell’umanesimo. Se vogliamo un futuro di pace, la giustizia e la fraternità devono essere il suono delle nostre parole, l’urgenza delle nostre scelte, la forza delle nostre azioni».

A chiudere la giornata dopo le operazioni di voto, gli interventi del vicepresidente di Acli Veneto Cristian Rosteghin e di Erica Mastrociani, per la Presidenza nazionale.

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Fonte: Comunicato stampa