17 ottobre 1915: corpi straziati, figli senza padri

Migliaia di mutilati e di ciechi, un gran numero di orfani di guerra, industrie che languono o muoiono «pel divampare della guerra»: queste le conseguenze del conflitto. E non sono passati nemmeno cinque mesi dall’ingresso dell’Italia in questa «immane tragedia» europea! 
Acquista la prima pagina del 17 ottobre 1915 in formato digitale ad alta risoluzione dal nostro e-shop

17 ottobre 1915: corpi straziati, figli senza padri

Migliaia di mutilati e di ciechi, un gran numero di orfani di guerra, industrie che languono o muoiono «pel divampare della guerra»: queste le conseguenze del conflitto scontate ben oltre la sua fine che la Difesa del 17 ottobre 1915 mette in prima pagina.
E non sono passati nemmeno cinque mesi dall’ingresso dell’Italia in questa «immane tragedia» europea! La nazione, auspica il settimanale riguardo agli orfani, «deve sostituire ai vuoti spalancati nella compagine sociale e colmarli con provvide istituzioni durevoli e che non facciano in avvenire maledire quella patria che mentre ha preso la vita dei padri non tutela la misera loro prole».
E poi «occorreranno ancora milioni e milioni per assestare tanti sconci, per ricostruire tante rovine, per ovviare a tanti mali. A questo la nazione dovrà senza indugio e senza lesinare provvedere e non saranno i tesori peggio spesi, quando si tratta – ognuno lo vede e se ne persuade – non solo del bene individuale ma della collettività intera».
A leggere queste parole alla luce di quanto accadrà nel dopoguerra vien da pensare che le difficoltà sociali della ricostruzione, non solo fisica, dell’Italia dopo il conflitto erano già state ampiamente previste.

Dopo più di quaranta mesi di guerra l’Italia arriverà alla pace con 650 mila morti, 947 mila feriti, 643 mila grandi invalidi, 400 mila orfani (la cifra è difficilmente precisabile), il 65 per cento dei quali appartenevano al mondo contadino
Le sofferenze non finirono certo con la firma dell’armistizio, se si pensa solo al fatto che la pandemia “spagnola” colpì più crudamente la popolazione proprio negli ultimi mesi del conflitto e nei primi del dopoguerra.
Che quella iniziata nel 1914 fosse la più distruttiva delle guerre era apparso subito chiaro. Gli strumenti di morte erano profondamente cambiati rispetto ai precedenti conflitti. Forte, anche se inferiore in percentuale rispetto alle precedenti esperienze, è l’incidenza delle malattie, dal tifo al colera alla “febbre da trincea” causata dagli escrementi dei pidocchi. Numerosissimi furono anche i casi di “piede da trincea”, lesioni degli arti inferiori provocate dal congelamento, che se non curati tempestivamente portavano anch’esse alla amputazione.

Padova fu, almeno fino a Caporetto, la “capitale sanitaria” del fronte con i suoi 7.500 posti letto, a cui si aggiungevano i 4.350 disponibili nel territorio provinciale.
L’ospedale più ampio era quello di Abano con 1.450 posti letto, seguito da Santa Giustina con 1.060. Anche il seminario maggiore fu trasformato in ospedale della Croce rossa con 600 posti disponibili.
I militari curati in città durante tutto il conflitto furono 17.802, di cui 1.812 morirono.

Scrivevamo

"Le conseguenze della guerra: una delle più ardue è quella di provvedere ai numerosi mutilati, alle migliaia di ciechi, vittime di questa immane tragedia le cui conseguenze funeste si perpetueranno lungamente anche quando la pace farà tacere – e speriamo per sempre – la tonante voce del cannone. Bisogna rifare l’educazione di tante migliaia di infelici cui gli arti amputati od anchilosati han tolto il modo di guadagnarsi la vita, cui la mancata luce ha privati del mezzo più atto ad operare per la privata e comune esistenza. La scienza se ne preoccupa, e fa bene, perché è giusto che siano aiutati a vivere coloro che per la patria hanno dato il meglio della loro vita e della loro attività. Con i dettami della loro scienza è giusto che si regoli la legislazione speciale che dia i mezzi per riuscire allo scopo benefico che si propone. Tutte le nazioni in guerra prevedono questo stato anormale di cose che oggi più che per il passato s’impone, perché oggi più gravi sono le conseguenze di una scienza militare e tecnica che produce così immani disastri. (...). Non meno grave è il compito della nazione per ciò che riguarda il problema dei numerosi orfani che la guerra ha fatti e farà. È tutta una generazione che verrà su senza padri, le cui madri, affrante dall’improvvisa vedovanza, non hanno più né forza né il modo di provvedere all’avvenire".

Leggi il servizio integrale sulla Difesa di domenica 1 novembre, disponibile anche in abbonamento digitale nel nostro e-shop.

Acquista la prima pagina del 17 ottobre 1915 in formato digitale ad alta risoluzione nel nostro e-shop.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: grande guerra (51), prima guerra mondiale (36)