Servizio civile all’estero, enti e operatori chiedono un incontro alla Dadone
Lo sblocco in alcune paesi permette a poco più di 100 operatori di partire, ancora in attesa 150 giovani. "Numero che rischia di diminuire anche per le rinunce di quanti non ce la fanno più a rimanere sospesi nel limbo". Le richieste di Cnesc, Forum nazionale, Aoi e Rappresentanza operatori volontari
Lo sblocco delle partenze in alcune paesi consente a almeno 112 operatori di partire per il servizio civile universale all'estero, ma restano ancora in attesa circa 150 ragazzi. Un "numero che rischia di diminuire anche per le rinunce - ad oggi almeno 38 - di quanti non ce la fanno più a rimanere sospesi nel limbo, demotivati e sfiduciati, dopo essere stati avviati al servizio e da quasi due mesi, per la maggior parte, bloccati nelle partenze dalla comunicazione del 13 agosto”. Lo sottolineano Cnesc, Forum Nazionale del Servizio Civile, l’Aoi e la Rappresentanza Nazionale degli Operatori Volontari, che hanno espresso apprezzamento per il passo in avanti consentito dalla Circolare recante indicazioni agli enti di servizio civile in relazione all'impiego degli operatori volontari in Paesi esteri a rischio, pubblicata lo scorso 23 settembre, e hanno chiesto alla ministra per le Politiche giovani Fabiana Dadone un incontro.
“Appurato, dopo la risposta ufficiale del ministero degli affari esteri e della cooperazione all’interrogazione parlamentare sul blocco delle partenze, che il parere negativo non è da intendersi come divieto, la responsabilità della decisione è proprio del dipartimento e della ministra. - spiegano i rappresentanti di enti e volontari in una nota congiunta - L’obiettivo dell’incontro non è solo quello di sbloccare le partenze per i 12 Paesi, anche perché attraverso il lavoro degli enti e la disponibilità dei giovani al ricollocamento in altri Paesi, immaginiamo di poter trovare, in tempi brevi, una opportunità d'impegno all'estero per la maggior parte degli operatori volontari bloccati, ma soprattutto di ridefinire una procedura certa, anche in vista della valutazione dei programmi in corso e per l’imminente bando sui Corpi Civili di Pace, che stabilisca quando non si può andare nel Paese”.
“Ad oggi i protocolli previsti sembrano essere disattesi: – proseguono - per la maggior parte dei Paesi infatti il sito www.viaggiaresicuri.com non sconsiglia a qualsiasi titolo l’ingresso, se non per alcune aree dove non sono presenti le sedi degli enti, col risultato che per lavoro o studio qualsiasi cittadino italiano può recarsi oggi nei Paesi interessati dal blocco, ma non per il Servizio civile. Inoltre, risulta ormai evidente che, alla base della decisione sulle partenze, non c’è una valutazione dei piani di sicurezza previsti dagli enti, che individuano gli accorgimenti necessari per garantire appunto i livelli di sicurezza, ma soltanto una fotografia dei rischi presenti nel Paese. E ancora, il Maeci a un tavolo congiunto il 16 settembre, ha dato il suo nulla osta al Dipartimento perché fossero condivise con gli enti le motivazioni (sanitarie? di ordine politico?) alla base del “divieto”. Informazioni essenziali per adeguare i piani di sicurezza ai rischi presenti ma che ad oggi non sono state ancora socializzate”.