Quel desiderio del cuore che Piccioni rese realtà
Mario Luzi, come disse a Pienza nel 1994, ringraziando per la cittadinanza onoraria ricevuta, si considerava cittadino del mondo. In effetti il grande poeta del Novecento italiano, ha viaggiato molto in tutta Italia e in tanti paesi del mondo: Russia, Cina, America e l’intera Europa, ricevendo sempre, riconoscimenti, onorificenze e cittadinanze onorarie
Mario Luzi, come disse a Pienza nel 1994, ringraziando per la cittadinanza onoraria ricevuta, si considerava comunque, cittadino del mondo. In effetti il grande poeta del Novecento italiano, di cui il 20 ottobre scorso sono caduti i centodieci anni della nascita e i vent’anni della nomina a senatore a vita, ha viaggiato molto in tutta Italia e in tanti paesi del mondo: Russia, Cina, America e l’intera Europa, ricevendo sempre, riconoscimenti, onorificenze e cittadinanze onorarie. Fra queste, ricordiamo quelle di Ravenna, Siena, Sansepolcro, Urbino, Ascoli Piceno… e per ultima Gubbio nel 2005, pochi giorni prima della sua morte, avvenuta il 20 febbraio. Luzi ha sempre rivendicato le sue origini fiorentine (Firenze, la mia città la mia casa), gli anni giovanili di Siena (la città della mia prima adolescenza), il buon ritiro di Pienza (mèta da tanti anni dei miei soggiorni estivi).
Luzi ovviamente amava anche altre città. Tra i piccoli centri c’era anche un piccolo paese a lui caro: Samprugnano, una frazione nel comune di Roccalbegna, in provincia di Grosseto: il paese dei suoi genitori, che da giovane frequentava e amava, tanto che, nella sua prima raccolta di poesie “La barca”, pubblicata da Guanda nel 1935, il cui manoscritto originale è conservato nel Centro studi pientino, insieme a poesie fiorentine, c’è la famosa Le mesti comari di San Samprugnano.
E a proposito di Samprugnano (oggi Semproniano), mettendo a posto alcuni documenti conservati nel Centro studi «La barca» di Pienza, ho ritrovato una lettera di Mario Luzi indirizzata a Leone Piccioni – critico letterario e giornalista, capo dei servizi culturali unificati del Giornale Radio e del Telegiornale Rai a Roma – il cui contenuto risulta inedito e interessante per più motivi.
Nella lettera, tre pagine manoscritte con data del 24 agosto 1960, Luzi chiede all’amico, figlio di Attilio Piccioni, ex presidente del Consiglio e segretario della Democrazia cristiana, di interessarsi affinché il piccolo centro fosse riconosciuto come Comune autonomo. Questi i fatti: Luzi scrive a Piccioni: Sono venuto a passare una settimana quassù sulle pendici dell’Amiata a Samprugnano che è il paese dei miei genitori, viste le condizioni disastrose della frazione, distante 17 km, dal capoluogo di Roccalbegna, raggiungibile solo con una scomodissima strada, e oltre settanta da Grosseto, essendo pienamente convinto delle ragioni di Samprugnano, mi sono preso la briga di molestarti perché solleciti l’esplicazione della pratica parlando al Ministero o che altri penserai più adatto, precisando che il riconoscimento era richiesto da tutta la popolazione in quanto avrebbe favorito lo sviluppo del centro, anche in termini di servizi per la popolazione. La stessa Prefettura di Grosseto, riconoscendo la fondatezza della richiesta di San Samprugnano, ha già inoltrato la domanda al Ministero dell’Interno in quanto ci sono tutte le condizioni per ricorso alla legge comunale e provinciale che prescrive le elevazioni nella frazione a Comune autonomo.
In effetti la richiesta fu accolta, Samprugnano divenne Comune con il nome di Semproniano e Mario Luzi e Leone Piccioni furono invitati alla grande festa del paese. Qualche tempo dopo il Comune conferì la Cittadinanza onoraria a Mario Luzi:
Comune di Semproniano
Al poeta Mario Luzi
per le sue origini,
per la capacità di fare
di ogni confessione
un messaggio,
per la elevatezza del di pensiero
e la chiara umanità,
da cui scaturisce la sua
poesia, profonda voce del
destino comune,
che lo pone tra i più
grandi maestri del Novecento,
conferiamo
la cittadinanza onoraria
di Semproniano.
Nino Alfiero Petreni