La neonata allontanata dai genitori e il timore di un “calvario di affidamenti sine die”

“Adozione subito”. E’ la richiesta di Aibi – Amici dei Bambini per la piccola di due mesi lasciata in auto al sole dai genitori, portata in ospedale, trovata positiva alla cocaina ed ora affidata ad una casa famiglia: “Il suo futuro sia deciso nel più breve tempo possibile” 

La neonata allontanata dai genitori e il timore di un “calvario di affidamenti sine die”

E' una presa di posizione potenzialmente destinata a suscitare un dibattito quella assunta da Ai.Bi - Amici dei Bambini, l’organizzazione non governativa costituita da un movimento di famiglie adottive e affidatarie che opera in Italia e nel mondo per combattere l’emergenza abbandono. Il tema è il caso, raccontato in questi giorni da giornali e tv, della neonata di due mesi che in provincia di Latina è finita in ospedale dopo essere stata lasciata dai genitori in auto al caldo, e poi, trovata positiva alla cocaina, è stata affidata ad una casa famiglia. A breve dovrebbe essere disposto l’affidamento della piccola ad una famiglia affidataria, che le darà un “primo assaggio” di famiglia, ma la richiesta di Ai.Bi è che “burocrazia e lungaggini varie non si frappongano fra questo momento e la decisione finale delle autorità competenti su una eventuale adozione”. Il timore dell’organizzazione è quella di un “calvario infinito di affidamenti sine-die", una “spirale” dal quale la piccola deve essere preservata perché “il diritto di essere figlia viene prima di tutto il resto”.

Riportiamo nel dettaglio la nota di Ai.Bi, che ripercorre anzitutto i fatti: “A pochi giorni dalla vicenda della piccola Diana , morta di stenti dopo essere stata abbandonata per 6 giorni in casa da sola, un’altra tragedia stava per consumarsi sulla pelle di una bambina di due mesi soltanto. I fatti devono essere ancora ricostruiti nei dettagli, ma il quadro – scrive l’organizzazione - sembra piuttosto chiaro: una coppia di genitori di 38 anni che litiga animatamente davanti a un bar di Borgo Montello, in provincia di Latina, senza badare alla figlia neonata, chiusa in macchina sotto il sole. Per fortuna, alla scena assiste la commessa del bar che, vista la situazione, interviene facendosi aprire l’auto e soccorrendo la bambina, poi portata in codice rosso all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Qui, la piccola arriva accaldata e sofferente, ma non in pericolo di vita. Senonché, una volta fatte le analisi, risulta positiva alla cocaina. A due mesi di vita!”. 

“Secondo le ricostruzioni dei media – prosegue la nota di Ai.Bi - entrambi i genitori hanno problemi di droga e sulla madre la Procura stava già indagando per un precedente episodio riguardante una mancata visita in ospedale. La situazione è apparsa subito tale da portare il sostituto procuratore di turno a emettere nell’arco di meno di 24 ore un decreto di sospensione della potestà genitoriale. La piccola è stata portata presso una casa famiglia dove, finché non verrà data in affido familiare, potrà ricevere le visite dei genitori una volta a settimana”. 

Ricostruiti i fatti, Ai.Bi argomenta la propria posizione: “Lungi da noi, in questo contesto – scrive - emettere sentenze o giudizi affrettati; la situazione, però, evidenzia ancora una volta l’estrema fragilità dei bambini e la loro inascoltata 'fame di mamma': cosa sarebbe successo se la commessa non fosse intervenuta tempestivamente? L’azione degli inquirenti e della procura ha portato a una decisione veloce che, ora, consente alla piccola di avere tutte le cure dovute, almeno a livello sanitario e di sostegno. Quello che le manca, per forza di cose, è l’amore e l’accoglienza di una famiglia, indispensabili, per crescere e vivere pienamente, tanto quanto quell’aria che non passava dai finestrini dell’auto ferma sotto il sole”. 

Ed ecco il punto: “L’affidamento che dovrebbe essere emesso a breve - afferma Ai.Bi - darà alla piccola un primo “assaggio” di famiglia, ma è necessario che burocrazia e lungaggini varie non si frappongano tra questo momento e la decisione finale delle autorità competenti di una eventuale adozione. Perché la speranza, anzi, il minimo indispensabile che come società dobbiamo a questa bambina, è che nemmeno inizi un calvario infinito di affidamenti sine die nella speranza che la madre, il padre o entrambi escano chissà quando dalla dipendenza della droga. Quella bambina, come tutti i bambini del mondo, ha il pieno diritto di vivere da figlia, e ne ha diritto da subito. L’accoglienza di una famiglia affidataria potrà farle provare cosa significhi, ma la sua prospettiva di un futuro stabile e definito deve essere decisa nel più breve tempo possibile. Senza inutili preconcetti né 'miti culturali' sbagliati che vedano l’adozione come estrema ratio dopo che siano falliti tutti gli altri eventuali tentativi. Il diritto di essere figlia di quella bambina - è la conclusione dell’organizzazione - viene prima di tutto il resto!”.  

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)