Infanzia maltrattata: pesa l’incertezza per guerre e carovita

Fondazione Cesvi presenta l’Indice regionale. Focus sulla violenza verbale: abuso psicologico su 36% minori, è il più diffuso. Italia spaccata in due: al Sud le Regioni dove esser bambini è meno sicuro, tra fattori di rischio e carenza di servizi

Infanzia maltrattata: pesa l’incertezza per guerre e carovita

Lo strascico della pandemia pesa ancora sul benessere di bambine e bambini quando si parla di maltrattamento all’infanzia e trascuratezza, ma si rilevano finalmente anche i primi segnali di ripresa. Questi ultimi andranno consolidati, mentre sulle famiglie pesa l’incertezza causata dalla situazione geopolitica legata alle guerre, così come dinamiche economiche, tra cui l’inflazione e il caro energia. Lo dice l’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, curato da Cesvi, ormai alla sua sesta edizione. Il report disegna punti di forza e di debolezza delle Regioni italiane rispetto ai fattori di rischio e ai servizi. Ne emerge, ancora una volta, un’Italia spaccata dove il Nord è generalmente più virtuoso del Mezzogiorno.

Il focus di questa edizione dell’Indice, dal titolo Le parole sono importanti, è dedicato al ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia. Lo studio si concentra sull’impatto del linguaggio abusante: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%. Quello che emerge dal rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale.

“Il maltrattamento all’infanzia è un grave problema sociale, che ha conseguenze negative sulla salute fisica e mentale di chi viene maltrattato sia nel breve sia nel lungo periodo, ma anche su tutta la comunità”, dichiara Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi. "È un problema di diritti dell’infanzia e di salute pubblica, non solo una questione individuale o familiare: per questo istituzioni, organizzazioni e servizi territoriali devono agire insieme per contrastarlo, ma ancor prima per garantire servizi volti a diminuire i rischi nei diversi territori e prevenire il problema. Con le Case del Sorriso, Cesvi fa un importante lavoro di prevenzione e di cura anche in questo ambito, sostenendo i bambini e le loro famiglie, accompagnandoli in percorsi di crescita e consapevolezza finalizzati a promuovere il benessere familiare, a creare ambienti protetti e sicuri dove potersi esprimere e opportunità educative e formative. Attraverso il Programma Case del Sorriso un’attenzione specifica viene data al linguaggio, inteso sia nel rapporto tra professionista e beneficiario, sia come strumento per costruire un dialogo positivo nei nuclei familiari, sia come mezzo per esprimersi ed esternare il proprio stato d’animo. A partire dalla parola è possibile gettare le basi per una vita più degna per bambini e bambine a rischio", ha aggiunto.

L’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, redatto dalle ricercatrici di Cesvi Giovanna Badalassi e Federica Gentile, è stato presentato a Roma, alla presenza dello stesso Piziali, della viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, del Consigliere del Ministro dell’Università, della Ricerca e dell’Alta formazione artistica, Alessandra Gallone, della ricercatrice Badalassi, della Presidente del Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso dell'Infanzia (CISMAI), Marianna Giordano. Il rapporto presenta una graduatoria basata su 64 indicatori, classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accedere a risorse e servizi. Con l’espressione “maltrattamento infantile” si fa riferimento a varie forme di abuso e trascuratezza nei confronti di persone con meno di 18 anni. Le tipologie riconosciute sono abuso fisico, abuso sessuale, abuso psicologico e trascuratezza, che in comune hanno conseguenze di danni a salute, sopravvivenza, sviluppo e dignità del minore.

"La tutela dell’infanzia e dell’adolescenza sono una priorità di questo Governo. Lo abbiamo dimostrato sin dal nostro insediamento con una serie di azioni introdotte a supporto della natalità, della famiglia e della protezione dei minori tutti, in particolare di quelli più fragili. Siamo convinti che offrire luoghi in cui i ragazzi possono incontrarsi, fare sport, arte, musica, ricevere sostegno psicologico e pedagogico, sia una delle chiavi di volta per prevenire l’esclusione sociale, combattere la povertà educativa e la violenza contro i minori. Per tale motivo, abbiamo destinato oltre 300 milioni di euro per l’apertura di Comunità per adolescenti, centri dove i ragazzi possono gratuitamente trovare quelle opportunità educative che troppe volte vengono loro negate. Come istituzioni abbiamo il compito di prenderci cura dei loro sogni, di sostenerli in un percorso di vita sana e lontana da ogni tipo di maltrattamento. Lo stiamo facendo e continueremo a farlo", ha dichiarato la viceministra Maria Teresa Bellucci.

IL LINGUAGGIO: STRUMENTO D’ABUSO MA ANCHE DI CURA. La violenza include anche quella inflitta con le parole, che può avere pesanti conseguenze sulla salute mentale, sia nell’infanzia sia una volta diventati adulti. La nuova edizione dell’Indice considera il ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura di bambine e bambini, rilevando quanto sia fondamentale una comunicazione da parte degli adulti che promuova un’idea positiva di sé stessi e che sviluppi la sicurezza emotiva. Forme di abuso verbale, come gli insulti e la denigrazione, hanno un impatto negativo sulla crescita, non solo nella percezione del senso di sé, ma anche nel comportamento appreso attraverso l’imitazione.

La violenza verbale include vari comportamenti (come insultare, criticare, minacciare) che di solito sono compresi nella definizione di abuso psicologico, anche definito abuso emotivo. È un fenomeno pervasivo: l’Oms lo rileva come la forma più diffusa di maltrattamento infantile, con una prevalenza del 36,1%.

Esserne vittima può avere serie conseguenze sulla salute mentale in termini di ripercussioni emotive e psicologiche, e sul comportamento, da bambini e una volta divenuti adulti. Può determinare un forte ritardo nello sviluppo del linguaggio e nella comprensione in bambini di età tra 0 e 6 anni, violenta aggressività verbale dopo i 10 anni, spesso svalutante e discriminatoria come bullismo e cyberbullismo, sessualizzazione precoce e inconsapevole.

La violenza verbale di bambini e adolescenti può essere influenzata da social media, musica e coetanei, ma soprattutto da quanto ascoltato in famiglia, sia tra genitori e figli, sia tra i genitori. L’abuso verbale in famiglia è spesso legato alla pedagogia “nera”, retaggio di valori educativi arcaici ancora oggi adottati, con cui si dà legittimazione “morale” a comportamenti maltrattanti o abusanti. L’inconsapevolezza del peso delle parole può far sì che i genitori pronuncino insulti con intenzioni “affettuose” o “educative”, usando toni ed espressioni umilianti e sprezzanti.

In questo scenario, emerge l’importanza dell’utilizzo di un linguaggio positivo e orientato alla cura come presupposto fondamentale per il cambiamento: una piena consapevolezza del suo valore nel rinforzare i fattori protettivi, superare traumi importanti, contribuire al recupero psicofisico e allo sviluppo armonioso di personalità ferite negli anni più delicati della crescita.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)