Il ritorno tra i banchi, distanti e in mascherina: “E' un sacrificio, ma ne vale la pena”
Parla Giuseppe Di Mauro, presidente della Sipps. “Tre regole fondamentali e complementari per il rientro a settembre: mascherina, distanziamento e igiene delle mani, sempre con buon senso. Facciamo prendere confidenza ai bambini in questi mesi, perché siano preparati. Già molti di loro indossano mascherine senza fatica e con orgoglio"
"Per tornare a scuola, occorrerà garantire la prevenzione primaria tramite tre strumenti fondamentali; distanziamento fisico, mascherine e lavaggio delle mani. Sarà un sacrificio ma ne varrà la pena”: a parlare di ritorno tra i banchi in sicurezza è Giuseppe Di Mauro, presidente della Sipps, la Società italiana di pediatria preventiva e sociale, che Redattore Sociale ha interpellato per un'analisi delle indicazioni e controindicazioni per le misure previste nel piano di riapertura delle scuole a settembre.
“Da oggi a settembre la situazione epidemiologica potrebbe mutare completamente, sia in meglio che in peggio – premette – Allo stato attuale, i tre principi del distanziamento fisico, dell'uso della mascherina e dell'igiene delle mani sono imprescindibili e complementari”, afferma. E per quanto richiedano sacrificio e pazienza, soprattutto quando si parla di bambini, “sono le armi di cui abbiamo bisogno per combattere un nemico che è ancora in giro e con il quale dobbiamo oggi convivere”.
Come aiutare allora i bambini ad accettare queste regole e questo nuovo modo di stare a scuola? “La nostra raccomandazione alle famiglie è di far prendere confidenza già in questi mesi con le tre condotte preventive. Le parole chiave oggi sono cautela e tutela. Sappiamo poco di questo virus: è possibile che i bambini si contagino in maniera minore, tuttavia trasmettono la malattia. La mascherina, quindi, se la situazione epidemiologica sarà a settembre la stessa di oggi, dovrà essere indossata in tutte le situazioni in cui usciranno di casa ed entreranno in contatto con altri. Naturalmente, dovrà essere della misura e della forma adatta, per procurare il minor fastidio possibile”.
A chi ipotizza che l'uso prolungato della mascherina possa nuocere alla salute dei bambini, Di Mauro obietta: “Danni non ce ne sono, basti pensare al chirurgo che la indossa tutto il giorno”. Ci sono però a tal proposito “altre due parole chiave: buon senso ed equilibrio. All'aria aperta, con le giuste distanze, o per correre e fare attività motoria, la mascherina non sarà necessaria. E lo stesso potrebbe essere evitata se, con la divisione delle classi, si riuscirà a garantire il distanziamento in aula. Naturalmente, poi, tutto dipenderà dalla circolazione del virus: se in una regione, per esempio, i contagi dovessero azzerarsi per settimane, allora queste regole potranno essere riviste. Nel frattempo, dobbiamo avere ben chiaro che queste tre misure ci hanno salvato e ci stanno salvando: non possiamo permetterci di essere superficiali. Difendendo i bambini, difendiamo gli adulti e sopratutto i nostri anziani”.
Sarà difficile e problematico far accettare ai bambini queste norme di prevenzione? “Io non credo, basta abituarli. Oggi vedo i miei piccoli pazienti presentarsi in studio con le loro mascherine, indossate anche con un certo orgoglio”. E nel caso in cui l'uso della mascherina fosse incompatibile, per esempio, con una disabilità o con una patologia? “Ci sono delle deroghe all'obbligo, ma il mio consiglio è sempre quello di provare. Nessuno vuole castigare, ma la prevenzione deve starci a cuore, fin quando non ci giungerà la bella notizia che il virus è scomparso dalla faccia della terra. Perché, questo è certo, alla fine vinceremo noi”.
Chiara Ludovisi