Gli agricoltori prevedono un 2022 in salita. Guerra e costi delle materie prime mettono in forse i progressi fatti negli ultimi mesi
Per gli operatori di tutta la filiera agroalimentare italiana, la parola d’ordine è una sola: incertezza.
Bene il 2021, più che incerto e denso di incognite il 2022. Il comparto agroalimentare fa segnare agli analisti una sintesi di questo genere. E non potrebbe che essere così: dopo due anni in salita a causa del Covid-19, la filiera che porta gli alimenti dai campi e dalle stalle alle nostre tavole, si ritrova a dover fare i conti con una guerra praticamente “in casa”.
A delineare la situazione è stato il Report Agrimercati pubblicato da Ismea, il documento che analizza le principali dinamiche del settore agroalimentare italiano nel 2021, con particolare riferimento al 4° trimestre 2021 e con un occhio al 2022.
L’agroalimentare nazionale, spiega l’Ismea, ha mostrato nel 2021 una buona tenuta dopo lo shock pandemico. “La lieve flessione del valore aggiunto agricolo – dice l’istituto di ricerca -, è avvenuta in un contesto caratterizzato dalla crescita della produzione industriale, spinta da un export in decisa ripresa”. Detto in altro modo, quindi, il 2021 si è chiuso con un balzo a doppia cifra delle vendite all’estero del made in Italy agroalimentare (+11%) che ha raggiunto il valore record di 52 miliardi di euro. E tutto sommato bene parrebbe essere andato anche il mercato nazionale. Sul fronte dei consumi interni, spiega sempre Ismea, gli acquisti alimentari domestici hanno registrato nel 2021 una flessione in valore molto lieve (-0,3%), soprattutto in confronto con l’eccezionale annata precedente e la contemporanea riapertura dei canali horeca. La spesa di cibo e bevande si è attestata nel 2021 su un valore di circa 87,3 miliardi di euro, superiore del 7,5% rispetto all’anno precrisi (2019). Insomma, il complesso comparto agroalimentare parrebbe essere uscito da due anni difficili in modo più che dignitoso. A complicare tutto, però, ci sono messi i costi delle materie prime e dell’energia e, adesso, una guerra nel cuore dell’Europa.
Sempre Ismea spiega: “L’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia è un fattore che grava pesantemente sia sul settore primario, sia sull’industria alimentare, sommandosi ai problemi collegati ai trasporti e alla logistica”. Problemi importanti, quindi, aggravati da un mese a questa parte dallo scoppio del conflitto Russia-Ucraina che è arrivato con tutto il suo peso a cambiare “equilibri geopolitici” già rima delicati. Detto in termini economici, la guerra avrà un “elevato impatto sullo scenario internazionale, sia per l’accentuata instabilità dei mercati finanziari e le pressioni al rialzo dei prezzi di tutte le materie prime, anche di natura speculativa, sia per l’introduzione di sanzioni e restrizioni commerciali”. Gli effetti, d’altra parte, si fanno già sentire con l’incremento dei prezzi di molti listini che toccano da vicino l’agroalimentare. E che non hanno fatto che proseguire la crescita già iniziata nell’ultimo trimestre del 2021.
E il 2022? Per gli operatori di tutta la filiera agroalimentare italiana, la parola d’ordine è una sola: incertezza. Crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, aumento delle bollette per le imprese, effetti delle sanzioni neo confronti della Russia, rischiano di segnare un 2022 che potrebbe essere peggiore degli altri due anni appena passati. Per questo, di fatto, tutti gli attori dell’agroalimentare nazione ed europeo hanno chiesto a gran voce strumenti straordinari di intervento, a partire dalla sospensione della nuova politica agricola comune e di tutte le misure dedicate al miglioramento della compatibilità ambientale delle produzioni agricole. L’imperativo, adesso, è produrre di più a costi almeno sopportabili per tutti. Un traguardo che è possibile raggiungere per non perdere quelli raggiunti in precedenza.