Famiglie numerose. Nicola ed Elena Pergola: “Ogni figlio è un valore aggiunto, un potenziatore di energia, amore e bellezza”

I coniugi, di Potenza, sono coordinatori regionali della Basilicata e referenti dell’Unità Accoglienza dell’Anfn. Partecipano, perciò, all’incontro “Famiglie XXL: ne vale la pena!”, a Montesilvano, dal 31 ottobre a domenica 3 novembre, riservato alle coppie volontarie che rivestono un ruolo nell’Associazione. Hanno 9 figli (più 2 già in cielo) e hanno accolto finora 78 ragazzi nella loro casa famiglia

Famiglie numerose. Nicola ed Elena Pergola: “Ogni figlio è un valore aggiunto, un potenziatore di energia, amore e bellezza”

Sono 286mila – secondo i più recenti dati Istat – i nuclei familiari composti da almeno sei persone in Italia. Di questi una buona parte sono costituiti da genitori con almeno quattro figli. Dal 2004 l’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) cerca di mettere in rete le famiglie numerose, dando loro voce. Le coppie volontarie che rivestono un ruolo in Anfn si sono date appuntamento, da giovedì 31 ottobre a domenica 3 novembre, all’hotel Club Esse a Montesilvano per il loro incontro annuale. “Famiglie XXL: ne vale la pena!” è il titolo dell’appuntamento. “Sottende – spiegano Alfredo e Claudia Caltabiano, genitori di sei figli (tra naturali ed in affido), dal 2022 alla guida di Anfn – l’invito a rendere testimonianza della peculiarità (e della bellezza) della famiglia numerosa”. In venti anni Anfn ha messo in rete 28.822 famiglie. Le più numerose: la famiglia di Nicola Pergola ed Elena Comentale di Potenza, 18 figli tra naturali (2 già in cielo) e in affido, la famiglia Martinis Benedetti di Povoletto (Udine), 16 figli al pari della famiglia di Aurelio Anania e Rita Procopio di Catanzaro, la famiglia di Luigi Simoncini e Roberta Pizzardi di San Giorgio in Bosco (Padova), 14 figli. Al Sir offrono la loro testimonianza, a due voci, Nicola Pergola, 47 anni, assistente sociale ed educatore, ed Elena Comentale, 44 anni, psicologa e psicoterapeuta.

Elena e Nicola, quando vi siete conosciuti?

Nicola: Era il gennaio 1994 e a una partita di pallavolo ho visto per la prima volta Elena che giocava nella squadra avversaria a quella delle mie amiche. I miei amici mi dissero che era la sorella di un nostro amico. Ne rimasi folgorato. Nei mesi successivi, fino al 6 aprile che mi sono dichiarato e ci siamo fidanzati, siamo stati amici.

Quando vi siete spostati avevate già intenzione di formare una famiglia numerosa?

Elena: Io venivo da una famiglia numerosa (eravamo 6 figli) e ho sempre detto che avrei desiderato almeno 4 figli. Nicola, che aveva un solo fratello, diceva che ne avrebbe voluti massimo 4.

Quanti figli naturali avete?

Nicola: L’ha spuntata Elena. Per il momento ne abbiamo 9 qui in terra più due già in cielo.

Quando avete deciso di aprirvi all’accoglienza con una casa famiglia?

Elena: Sin da bambina sentivo nel cuore un desiderio di essere aperta verso i bambini che soffrivano, infatti durante il nostro fidanzamento, per un periodo, siamo stati volontari presso un istituto che accoglieva bambini orfani o abbandonati (ancora non esistevano le case famiglia). E, anche prima di sposarci, io ero convinta che, qualora non avessi potuto avere dei figli naturali, li avrei certamente voluti adottare.

Nicola: Eravamo sposati da 4 anni e mezzo e avevamo i nostri primi tre figli. Io lavoravo come assistente sociale in una casa alloggio per malati psichiatrici. Avevamo una vita abbastanza normale, ma sentivamo nel cuore che qualcosa ci mancava. Ci sforzavamo di fare del nostro meglio, ma la nostra gioia non era piena. Fino al momento in cui ho sentito che dovevamo rischiare qualcosa per un sogno grande, che non era solo il nostro sogno, ma che stava prendendo sempre di più il volto di una vera e propria vocazione: la ricchezza che il Signore aveva messo nelle nostre mani non poteva essere solo nostra.Quella ricchezza era la nostra famiglia, il nostro amore: dovevamo condividerlo. In quel momento è nata in noi la certezza che eravamo chiamati ad accogliere chi ne avesse avuto bisogno.Elena: Non è stata una scelta facile. Non avevamo mezzi economici che potessero consentirci di avviare una casa famiglia e avevamo tre figli da crescere. Solo dei pazzi potevano lasciare un lavoro a tempo indeterminato per fare un salto nel vuoto. Io sapevo che era la cosa giusta, ma non volevo che Nicola si sentisse costretto a farlo. Da quella prima scintilla che abbiamo sentito nascere nel cuore al coraggio di prendere la decisione di fare quel salto sono passati 4 mesi. E dalla decisione di rischiare tutto alla risposta che era davvero quello che il Signore ci stava chiedendo ne sono passati altri 4 in cui abbiamo chiesto, girato, parlato con sacerdoti, persone che avevano l’esperienza di accoglienza, 4 mesi di silenzio, di vuoto. Io, però, ero certa che non avevamo sbagliato.

Ho atteso con speranza. E quando il cuore era libero da ogni pretesa, la risposta è arrivata chiara ed inequivocabile: avremmo aperto una casa famiglia.

Tuttora avete ragazzi nella casa famiglia?

Nicola: Sì, attualmente è un momento abbastanza tranquillo, ne abbiamo solo 7.
Quanti ne avete avuti nel tempo?
Elena:

Ne abbiamo accolti 78 dal 5 marzo 2008 (giorno di arrivo della prima ragazza) ad oggi. Ognuno di loro è un pezzo del mio cuore: ricordo il compleanno di ognuno e in quel giorno chiedo al Signore di far arrivare la mia carezza a ciascuno.

Di che fascia di età di solito sono i ragazzi che accogliete?

Nicola: Il più piccolo che abbiamo accolto aveva 7 giorni e il più grande al momento del suo ingresso aveva 17 anni.

Quali i maggiori problemi da affrontare?

Elena: Se sono molto piccoli, la più grande difficoltà è sintonizzarsi sui loro bisogni e soprattutto diventare un riferimento rassicurante, ma poi è abbastanza semplice, soprattutto ora che siamo abbastanza esperti. Con i ragazzi più grandi è darsi il tempo di conoscersi, avere pazienza, rispettare la loro diffidenza, il loro dolore.
Nicola: Dal mio punto di vista, la più grande difficoltà è far passare le regole senza essere percepiti come degli aguzzini. Sono ragazzi abituati a vivere senza regole e a percepire l’adulto come un nemico.

All’inizio si fa molta fatica a ordinare le loro vite disordinate. E mantenere l’equilibrio del gruppo che già è costituito, perché ogni nuovo ingresso sconvolge tutti.

Questa grande esperienza di accoglienza cosa vi sta donando come famiglia?

Elena: Non è semplice trovare le parole adeguate per descrivere cosa ci stia donando, perché in realtà non è una cosa, non sono delle cose. Sicuramente sta portando dei frutti molto insoliti: per esempio, i nostri figli amano trascorrere il tempo con noi genitori, anche se sono adolescenti. Anche per noi come coppia ogni momento dedicato è un dono che cerchiamo di assaporare e non sciupare e questo fa limitare le occasioni di litigio o discussioni su cose futili. Siamo abituati a vivere dell’essenziale ma anche a godere del di più quando ci viene dato. Abbiamo imparato ad accogliere gli imprevisti non come sconvolgenti, ma come affrontabili, sempre, sia nel bene, sia nel male.

Siamo una famiglia molto resiliente.

I vostri figli naturali come si relazionano con i ragazzi accolti nella casa famiglia?

Nicola: Come se fossero dei fratelli, quindi con tutti gli stati d’animo che caratterizzano le relazioni fraterne: c’è il momento di gelosia, di litigio, di rabbia, ma anche il momento di complicità, di gioco, di amicizia sincera.
Elena: Diciamo che

i nostri figli sono la più grande risorsa nelle prime fasi dell’accoglienza.

Sono loro che rendono il nostro contesto quello di una famiglia normale, perché è la loro casa e quindi è molto rasserenante per i ragazzi accolti vedere che altri bambini sono “sopravvissuti” a noi. Ci sono stati anche dei momenti molto difficili, soprattutto con le prime cotte adolescenziali, con le rivendicazioni di momenti di esclusività e la visibile stanchezza di doverci sempre dividere con altri.

Quali sono le maggiori difficoltà che incontra una famiglia numerosa?

Elena: Sicuramente ci sono difficoltà di natura culturale, almeno dalle nostre parti, perché si è convinti che una famiglia numerosa è frutto dell’ignoranza nel non saper prevenire l’arrivo di una gravidanza e non piuttosto percepire i figli come un dono da accogliere.
Nicola:

Nel contesto sociale attuale c’è una difficoltà legata al fatto che niente è pensato a misura della famiglia numerosa e quindi diventa complicato gestire le attività esterne alla famiglia stessa; c’è una tendenza a chiudersi, forse anche perché si ha una minore esigenza di socializzazione rispetto a chi non ha fratelli e sorelle.

Anche avere un contesto amicale tra famiglie è un po’ più complicato, anche perché spesso le case delle famiglie non sono capienti per contenere grandi numeri e questo comporta che ci si perda la bellezza di essere invitati, ma educa a invitare gli altri. Anche economicamente il peso è maggiore, anche se poi l’unione fa la forza e si diventa risorsa gli uni per gli altri, si impara a non lamentarsi per quello che non si può avere e invece si è grati per quello che si ha.

Dalla vostra esperienza cosa auspicate si faccia in futuro come misure di sostegno alle famiglie numerose?

Nicola: Mi viene da ripetere uno slogan che ci è molto caro anche come associazione “Ogni figlio vale”, cioè auspicare che ci sia un rovesciamento di mentalità: passare dal considerare un nuovo figlio che nasce come un sottrattore di valore, cioè un peso che toglie possibilità all’intera famiglia perché percepito come un ulteriore consumatore, al

percepire ogni figlio come valore aggiunto, come potenziatore dell’energia della famiglia, dell’amore e della bellezza, come una risorsa in più.

E forse questo dovrebbe valere non solo per le famiglie numerose, ma per chiunque. Questo chiaramente vuol dire investire risorse economiche da parte dello Stato per garantire a ogni figlio pari dignità e possibilità. Un’altra misura che andrebbe attuata è riformare l’Isee che penalizza le famiglie con più figli e non tiene in considerazione le reali necessità della famiglia numerosa.

Quanto ha influito la vostra fede nell’accoglienza sia di figli naturali sia nella casa famiglia?

Elena:

La fede è il pozzo dal quale attingiamo la forza per affrontare le fatiche quotidiane, l’amore da donare, la luce che illumina le difficoltà. È il senso, inteso sia come significato sia come direzione. Il significato di ogni nostro gesto e la direzione di ogni passo. È la linfa delle nostre giornate. La fede è stata certamente una scintilla che ci ha messi in cammino in questa scelta ed è cresciuta insieme a noi, attraverso le prove quotidiane e attraverso i “sì” che siamo chiamati a dire.

Avete un ruolo nell’Anfn?

Nicola: Con tutte le nostre fragilità ancora ci chiediamo come sia possibile, ma siamo sia coordinatori regionali della Basilicata, sia referenti dell’Unità Accoglienza dell’Associazione. Inoltre da due anni, con molta gioia, collaboriamo con l’Unità di Animazione nella formazione dei ragazzi che poi si occupano dei bambini durante le assemblee.

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Fonte: Sir