Agricoltura sociale, urgenti i decreti
In Italia oltre un migliaio le esperienze avviate da 390 cooperative sociali per 4 mila lavoratori in stato di svantaggio. Per sviluppare l’iniziativa serve adesso un passo in avanti da parte del Governo
Secondo quanto confermato da una recente indagine del Crea (Consiglio per la ricerca economica in agricoltura), realizzata in collaborazione con la Rete rurale sull’agricoltura sociale, negli ultimi cinque anni si è assistito a una rilevante crescita dell’agricoltura sociale, con investimenti per oltre 21 milioni di euro e attività di inserimento sociolavorativo finalizzato nel 71 per cento dei casi alle fasce più deboli della popolazione: dai disabili ai disoccupati con disagio, dai detenuti agli immigrati.
In Italia sono più di un migliaio le esperienze di agricoltura sociale con oltre 390 cooperative sociali che danno lavoro a 4 mila occupati e sviluppano più di 200 milioni di euro di fatturato. Le attività produttive interessate dall’agricoltura sociale sono prevalentemente le coltivazioni annuali, a cui seguono la zootecnia e le coltivazioni permanenti.
Un settore talmente rilevante da promuovere la legge 141/2015 che ha dato vita a un Osservatorio nazionale sull’agricoltura sociale che ha svolto un importante lavoro finalizzato a sviluppare reti di rapporti solidi, responsabili e duraturi, finalizzati a creare un processo costruttivo e di crescita, grazie anche al valore delle esperienze del territorio. Di contro, però, i tempi lunghi della politica non hanno consentito, nella fase finale della scorsa legislatura, di procedere alla emanazione dei decreti attuativi della legge che ora, a parere delle organizzazioni del mondo agricolo e degli analisti e osservatori dell’andamento del settore primario, risultano indispensabili e sarebbe più che opportuno che venissero firmati il prima possibile.
Per questo, Cia, Confagricoltura, Copagri, Forum nazionale agricoltura sociale, Rete fattorie sociali, Aggi (Associazione generale delle cooperative italiane ), Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), Capodarco e Legambiente oltre a sollecitare tale procedura che darebbe completezza alla legge, chiedono al ministro Gian Marco Centinaio anche di riprendere il dialogo con l’Osservatorio e di tenere alta l’attenzione sul settore, in modo da permettere la stesura delle linee guida e valutare l’opportunità dell’istituzione di un marchio nazionale, per far conoscere e valorizzare le produzioni delle imprese agricole che lavorano in questo ambito, in rete con gli altri attori territoriali, sviluppando la coscienza sociale e la crescita sostenibile e inclusiva dell’agricoltura. Il livello d’innovazione raggiunto nello sviluppo dell’agricoltura sociale non consente una battuta di arresto, che andrebbe a discapito dei reali beneficiari: imprese agricole, mondo della cooperazione e del terzo settore e, soprattutto, dei soggetti fragili.