A come Adolescenza. Parte il secondo giro del vocabolario degli affetti
L’adolescenza è uno spazio in cui tutto viene virato al superlativo e ogni emozione è parossistica, anche la noia.
Adolescenza: la più delicata delle transizioni.
(Victor Hugo)
A come Adolescenti. Quando inizia l’adolescenza e quando finisce? Con tutto il rispetto per pediatri e pedagogisti, a queste domande è davvero difficile dare una risposta che abbia una validità universale. Nessuna stagione della vita è, forse, così soggettiva ed individuale, anche se quasi tutti siamo accomunati dai ricordi forti di questo periodo così turbolento e delicato. L’adolescenza è il tempo in cui gli ormoni che caratterizzano il nostro genere emergono in tutta la loro forza. Ci si scopre uomini e donne alle prese con tutti i segnali fisici e psichici della pubertà. Il corpo cambia e quello femminile soprattutto inizia a parlare una lingua che spesso è dissonante rispetto alla consapevolezza raggiunta. Più tardi che un tempo ma ancora oggi si diventa donne essendo poco più che bambine: i codici della sessualità, presenti fin dal concepimento, prorompono in tutta la loro potenza, imponendo agli stessi interessati e a chi li frequenta di saperli decodificare e gestire con saggezza. Già dall’inizio delle scuole medie, le ragazze – sempre le più precoci – e a ruota i maschi si iscrivono nella schiera delle persone in costante ricerca di un “centro di gravità permanente”. Mentre i ragazzi trovano nel cameratismo ludico-sportivo una valvola di sfogo e compensazione che spesso li traghetta in avanti senza apparenti gravi turbamenti, le ragazze paiono interrogarsi di più: per esempio iniziando un duello con lo specchio fatto di sguardi fugaci e istanti infiniti alle prese con l’autostima e l’amor proprio. Piacersi e piacere diviene fondamentale e di solito il verdetto è sempre infausto: Come vestirsi? Come nascondere i brufoli? Tenere o non tenere gli occhiali e l’apparecchio per i denti? “Sono orribile!” L’adolescenza è uno spazio in cui tutto viene virato al superlativo, ogni emozione è parossistica, anche la noia. Tutto è vissuto, agito o subito alla massima potenza e di fronte a questo turbine sono chiamati drammaticamente in causa i genitori. Da parte della madre e del padre gli adolescenti si aspettano ed esigono una pazienza oltre ogni confine. Loro vogliono essere i destinatari di tutte le forme di attenzione e lo comunicano nei modi più vari, primo fra questi la ribellione. Poi, però, non sempre sono già autonomi nello svolgimento dei compiti a casa e nella preparazione delle lezioni. Chiedono, quindi, in diverse occasioni o un aiuto effettivo o di fare da ascoltatori nella ripetizione di una materia. Delicata mansione in cui bisogna ascoltare, verificare la correttezza del dire (quindi capirci qualcosa), ma ben guardarsi da interrompere, fare commenti troppo marcati o presumere di avere un’opinione precisa in merito all’argomento. Al liceo classico, le lingue “morte” (latino e greco) sono spesso terreno fertile per un aiuto più marcato quanto più l’adulto di riferimento dimostra di ricordare qualcosa o comunque cimentarsi con verve nella nobile arte del tradurre… Ma l’ambito scolastico è solo un lembo del vasto tessuto di relazioni che intercorrono fra adolescenti e genitori. C’è il campo, per esempio, delle grandi domande esistenziali… quelle che da bambini emergevano spontanee e palesi e che adesso si nascondono dietro gesti scomposti, sguardi di fuoco, silenzi apparentemente irriverenti o immotivati. Ragazzi e ragazze si chiedono chi siano davvero, chi vorrebbero diventare da grandi, ma prima ancora cosa voglia dire diventare adulti, fare delle scelte, prendere delle decisioni e saperne portare il peso. Un periodo – come detto – che può durare ben oltre la maggiore età, perché alle domande di senso non si risponde mai una volta per tutte, ma soprattutto perché a certi interrogativi non siamo più allenati a rispondere. Gli adolescenti, in realtà, nel loro essere enigmatici e confusi non fanno altro che provocare l’adultità di chi li ha generati e degli altri “grandi” che frequentano. Chiedono certezze, chiedono soprattutto coerenza e così responsabilizzano in maniera martellante la generazione dei loro genitori. Un comportamento scostante o al limite del lecito con gli insegnanti a scuola; rispostacce a casa, gesti di sfida; ribellione di fronte al dovere di ubbidire o alla libertà di credere, chiusure temporalesche o manifestazioni smodate d’affetto… l’insieme di questo ed altro è il bagaglio dell’età di mezzo. Non più spensierata come l’infanzia, non ancora responsabile come la maturità. È in questi anni che il padre deve imparare presto a fare il padre, sapere quali domande sono per lui, per il canale di genere maschile e quali siano per la madre, che deve imparare altrettanto il suo ruolo. Fra i due sarebbe auspicabile una collaborazione e intesa sempre felici, come pilota e copilota su un’auto da rally… ma spesso la curva a gomito dietro l’angolo e il terreno scivoloso possono prendere in contropiede anche l’equipaggio più affiatato. Fondamentale, allora, è saper essere famiglia che si apre al confronto. Non pettegolezzo a buon mercato, ma scambio di esperienze ed idee che aiutino a trovare metodo e parametri per attraversare la foresta intricata di messaggi che è quest’età della vita senza perdere tutte le occasioni che ci sono date per proseguire nella giusta direzione.