Visita del vescovo Claudio in sinagoga a Padova. Insieme, per un obiettivo comune
Visita del vescovo alla comunità ebraica. Dopo 25 anni dalla prima visita del suo precedessore, don Claudio si è recato nella sinagoga di Padova. Qui, in clima di fraternità e amicizia, insieme al rabbino Adolfo Locci ha ribadito il desiderio di camminare fianco a fianco
Nel dare il benvenuto in sinagoga al vescovo Claudio, giovedì 30 ottobre, il presidente della Comunità ebraica di Padova – Gianni Parenzo – ha sottolineato come «conoscenza e consapevolezza siano le due vie, da perseguire insieme, per contrastare le derive che portano a vedere l’altro come uno straniero e non un fratello. Questo è l’obiettivo comune che hanno Chiesa e comunità ebraica. Contro ogni imbarbarimento, fanatismo, disumanizzazione...».
Su questo obiettivo comune hanno “insistito” anche il vescovo Claudio e il rabbino capo di Padova, Adolfo Aharon Locci. È un obiettivo che, in Diocesi di Padova, ha una storia antica «di fraternità e amicizia», ha sottolineato mons. Cipolla, che è entrato nella sinagoga di Padova sulla scia delle due visite del suo precedessore, mons. Antonio Mattiazzo, la prima 25 anni fa.
Sottolineando come, dal Concilio Vaticano II a oggi, siano stati compiuti numerosi passi per ribadire la volontà d’incontro, «ora ci attende una comune missione: quella di guardare al futuro della nostra società (...) perché con il servizio spirituale che noi possiamo rendere, società, cultura e pianeta... restino sempre umani, al servizio cioè del bene degli uomini. Dall’essere già fratelli – non dimentichiamo la bella espressione di Giovanni Paolo II che vi chiama “fratelli maggiori” – nasce la possibilità di uno sguardo condiviso per scrutare il futuro e per assumerci la responsabilità di accompagnarne il cammino. Il nostro essere fratelli sia una buona testimonianza resa al mondo, da custodire e approfondire, per attestare che ovunque è possibile vivere nella concordia, nella ricerca del bene e della giustizia, in un progresso che ponga l’uomo al centro come nel giardino terrestre».
Parla di un «percorso di dialogo tra Chiesa di Padova e comunità ebraica – il rabbino Locci – sempre difeso, in questi anni di relazione e collaborazione, coltivandolo con cura e sempre attenti alle sollecitazioni in cui viviamo». Un percorso frutto del Gruppo di studio e ricerca sull’ebraismo, fondato oltre trent’anni fa dalle sorelle Teresa e Adele Salzano, che il rabbino chiama «nostro». «L’attività pluriennale svolta dal gruppo di studio dimostra che oramai abbiamo superato il tempo del dialogo e stiamo già sul percorso dell’azione; un’azione volta a costruire, nel concreto, persone nuove e migliori».
Il percorso dell’azione è indirizzato, secondo il rabbino, nella ricerca di «terreni comuni, valori universali per poter rispondere insieme alle domande di una società che sta andando sempre di più alla deriva. Perché possa sgorgare nuova linfa vitale per garantire serenità, pace e benedizione».