Venezia, le grandi navi da crociera, il turismo e la lezione premonitrice dell'arte di Banksy
Terra terra di Antonio Gregolin.- Da una parte la grande bellezza, indifesa e sempre più minacciata. Dall’altra, l’ingordigia dell'industria turistica. In mezzo, il balbettio di una politica incapace di decidere
All’arte spetta ancora la prerogativa di essere lungimirante sui tempi, cambiamenti e comportamenti. Non c’è epoca infatti, dove l’espressione artistica non sia foriera di innovazione, provocazione e denuncia. L’arte come espressione di libertà e comunicazione di massa.
Fenomeno estetico certo, ma con funzione pedagogiche. Tumultuoso canale dove riversare lungimiranza e innovazione mentale. Ecco cos’è l’arte: elevata forma di educazione sociale, che va oltre la “tecnologia” stessa.
Lo dimostra il grave incidente della nave andata alla deriva a Venezia. L’ennesimo triste episodio di un colosso tecnologico di acciaio che sfregia la fragilità di una città di pietra, acqua e colore. Da un lato gli interessi miliardari di chi pensa di mungere come una vacca la città dei sogni. Dall’altra la fragilità di un tessuto sociale, storico, culturale, aggredito da un turismo devastante e fuori controllo.
L’incidente di domenica scorsa è coinciso con la festa “venexiana de l’Asension” cioè dello sposalizio col mare. “Sposalizio armonico” che si è infranto su una banchina a poche centinaia di metri da piazza San Marco. Lì però, oltre alla nave si è incagliata anche la politica che dopo anni di discussioni resta incapace di fare prevenzione e offrire rimedi. Peggio, i divieti sono arrivati, ma superati da cavilli legislativi che hanno riportato le grandi navi in bacino.
La solita “ruota” all’italiana. Da una parte la grande bellezza italiana, indifesa e sempre più minacciata. Dall’altra, l’ingordigia di quel settore turistico da milioni di euro, che sembra insaziabile e avido. Ecco quindi che il linguaggio dell’arte torna a farsi premonitore sul futuro. Ce lo dimostra quel genio misterioso della street art che è Banksy. Folletto dell’arte moderna che, dietro il suo anonimato, ci parla al cuore e alla mente, come ha fatto poche settimane fa portando in piazza San Marco nove tele che componevano un mosaico su cui si vedeva una grande nave che sfilava su Venezia. Scambiato per “abusivo” è stato prontamente allontanato, confermando il solito trattamento che spetta all’arte e ai profeti di sempre: bistrattati (e sacrificati), solo perché capaci di mostrarci ciò che siamo e rischiamo. Arte, come specchio dei tempi. Da sempre!