Una “alleanza con i bambini” contro la povertà educativa aggravata dal Covid
Contrastare la povertà educativa, che la pandemia ha contribuito a diffondere: è l'urgenza che emerge dall'indagine realizzata da Demopolis per la fondazione Con i bambini. Fiaschi (Forum Terzo settore): “Una delle questioni più gravi che riguardano bambini e ragazzi di oggi è la mancanza di pari opportunità di accesso ai servizi. L'emergenza non ha fatto che accrescere alcune povertà e diseguaglianze”
Contrastare la povertà educativa e le diseguaglianze è necessario e urgente, anche e soprattutto durante un'emergenza sanitaria che contribuisce a diffonderle e aggravarle: è quanto emerge dall'indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile nell’era Covid: vissuti, percezioni, bisogni emergenti dell’opinione pubblica”, realizzata dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, per l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e presentata questa mattina, a due giorni dalla Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (20 novembre).
“I dati dell’indagine da una parte ci confortano sull’attenzione che gli italiani pongono al tema della povertà educativa e soprattutto sulla percezione che sia un fenomeno che deve interessare tutti, non solo la scuola e non solo la famiglia, ma l’intera comunità educante – ha sottolineato Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini - Dall’altra, l’indagine fa emergere anche nella percezione e nel vissuto di genitori, famiglie, associazioni che questa emergenza di fatto sta aumentando una serie di divari già esistenti, sia sociali che territoriali come dimostrano i dati sul Sud”.
Come ha spiegato Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore, “una delle questioni più gravi che riguardano bambini e ragazzi di oggi è la mancanza di pari opportunità di accesso ai servizi, e sappiamo come questa emergenza non ha fatto che accrescere alcune povertà e diseguaglianze, Il Terzo settore – ha riferito - prova a dare risposte concrete mettendo in campo una grande innovazione sociale, perché nessuno resti indietro. E lo fa sia attraverso l’utilizzo di nuovi spazi, tempi, materiali ed esperienze, ma anche ponendo una forte attenzione ai mutati scenari rispetto ai bisogni sociali, immaginando soluzioni che prevedano la collaborazione tra contesti educativi formali e informali, l’utilizzo delle tecnologie per nuove forme di prossimità, investimenti per l’inclusione sociale e digitale delle famiglie più fragili”.
La “povertà educativa minorile” in Italia
Secondo i dati dell’indagine Demopolis, il 53% degli italiani dichiara di aver sentito parlare di povertà educativa, con un dato cresciuto di 10 punti nell’ultimo anno; un ulteriore segmento, pari al 26% degli intervistati, ammette di non sapere effettivamente di che cosa si tratti, pur avendone sentito parlare. Nel definire il fenomeno, con una consapevolezza in crescita rispetto ai dati rilevati nel novembre 2019, il 73% degli intervistati identifica la povertà educativa come una questione di limitato accesso ad opportunità di crescita; il 64% cita il rendimento scolastico ed i bassi livelli di apprendimento. Il 17% la povertà materiale.
Prescindendo dall’emergenza sanitaria, nella percezione del 70% dei cittadini, è la disattenzione dei genitori la principale causa di povertà educativa di bambini e ragazzi (70%). Il 68% cita le condizioni di disagio sociale intorno ai minori, di svantaggio economico familiare (64%), di frequenza scolastica irregolare, ma anche il degrado dei quartieri di residenza (61%). Fra le cause della povertà educativa, la maggioranza assoluta cita la conflittualità familiare, ma anche la carenza di stimoli adeguati e le scarse occasioni culturali e per il tempo libero (54%).
La consapevolezza dell’opinione pubblica sull’importanza del tema cresce e si afferma. La diffusione della povertà educativa è un fenomeno grave per il 91% degli italiani: molto per il 45%; abbastanza grave per il 46%. Ma nel merito del fenomeno, gli intervistati scontano alcuni limiti interpretativi ed operano parecchie semplificazioni. Non ultimo, sottovalutare la vulnerabilità dei più piccoli, con un reiterato errore prospettico nella comprensione delle dinamiche dell’infanzia e dell’adolescenza: soltanto il 7% sostiene che la fascia d’età che richiede maggiore attenzione sia quella dei piccoli in età prescolare (0-6 anni); un terzo indica i bambini fra i 7 ed i 12 anni; il 52% cita la fascia adolescenziale (13-17 anni).
L'importanza del contrasto alla povertà educativa
Il 90% degli italiani ritiene oggi importanti, per lo sviluppo del Paese, le azioni di contrasto alla povertà educativa minorile: il dato, corposissimo in seno al complesso dell’opinione pubblica, si dimostra ancora più marcato nei target speciali oggetto di analisi: cresce, infatti, al 92% fra gli insegnanti ed al 98% fra i rappresentanti del Terzo Settore. Del resto, come confermano i dati della ricerca Demopolis, l’emergenza Covid-19 ha estremizzato una fragilità come la povertà educativa, ancora da sanare nel Paese. Per il 53% degli intervistati l’azione di contrasto alla povertà educativa è oggi più importante rispetto ad un anno fa.
In questo contesto, il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e l’impresa sociale Con i bambini svolgono un ruolo necessario e apprezzato. Oggi il 76% valuta positivamente l’attività dell’impresa sociale Con i Bambini impegnata nell’attuazione dei programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile in Italia. Più che in altre stagioni della storia italiana, i programmi del Fondo rispondono alla necessità di nutrire con opportunità ed occasioni di sviluppo l’infanzia e l’adolescenza di ogni cittadino italiano.
Verso una nuova “alleanza con i bambini”
“Prima che l’emergenza pandemica demolisse un pantheon di dogmi, rivelatisi poi fallaci, la maggioranza degli italiani supponeva di vivere un’epoca di digitalizzazione e connettività senza limiti – osservano i ricercatori - Ed invece, il Social Digital Divide in Italia non è mai stato sanato, e con l’emergenza Covid-19 ha presentato il suo conto, soprattutto a danno dei minori. Secondo la medesima dinamica, a mezzo secolo dalla Scuola di Barbiana, suona banale ed insieme scandaloso il ricordo delle parole di don Lorenzo Milani: 'Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali'. E oggi non c’è nulla che sia più urgente quanto compensare i danni generazionali della pandemia che rendono i bambini meno equipaggiati ancora più disuguali e vulnerabili”.
Nella percezione del 68% degli italiani, rispetto a un anno fa, dopo l’emergenza Covid, la povertà educativa minorile è gravemente aumentata. Ma – in seno all’opinione pubblica – l’obbligo di una riflessione è stato travolto dalla dura quotidianità della pandemia. Tuttavia, è proprio questo il tempo in cui rimettere il minore al centro delle dinamiche sociali, perché dai più piccoli passa la progettazione del futuro del Paese. I dati della ricerca illustrano bisogni collettivi disattesi e tracciano una pista operativa per le istituzioni: serve mettere i bambini nella condizione di compensare i danni di una continuità scolastica in difficoltà; serve offrire strumenti di supporto per bilanciare e sanare gli apprendimenti claudicanti.
Le indicazioni dei cittadini offrono una mappa operativa di estremo interesse. In questa situazione di emergenza pandemica, per sostenere bambini e ragazzi in Italia, servirebbe innanzi tutto rimuovere gli ostacoli per l’accesso alla didattica a distanza (63%), ma anche un rinnovato impegno degli insegnanti (59%). Il 46% ricorda l’urgenza di intervenire anche rispetto alla povertà materiale delle famiglie. Sebbene più circoscritte, indicazioni preziosissime giungono da un segmento superiore ad un quarto della popolazione. Sostegno, anche a distanza, da parte di educatori ed una maggiore attenzione alle esigenze dei ragazzi, anche nell’informazione e sui media, sono interventi richiesti da 1 intervistato su 3. Il 30% ricorda inoltre come serva l’impegno di tutti per restituire importanza ai diritti di ragazzi e bambini ed il 26% sollecita un accesso esteso alle attività extrascolastiche.
Del resto, se interrogati sul tema, gli italiani concordano sull’urgenza di compensare i danni della scuola in parte chiusa attraverso attività ed esperienze non curriculari. Il 39% sostiene che, rispetto ad un anno fa, con l’emergenza Covid 19 e la chiusura prolungata delle scuole, gli stimoli extra scolastici nella crescita dei minori siano oggi più importanti, dato che raggiunge il 49% fra i genitori di figli minorenni, e si impenna al 72% fra i rappresentanti del Terzo Settore.
La scuola è chiamata alla sfida di andare oltre i fondamentali dell’insegnamento. Ma non può avere l’esclusiva in tema di sviluppo delle nuove generazioni. Secondo l’indagine dell’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, realizzata nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, oggi appena il 28% degli intervistati concorda sull’assunto che la scuola sia l’unica istituzione deputata alla crescita dei ragazzi.
Una nuova consapevolezza cresce in seno all’opinione pubblica: con un dato di oltre 20 punti superiore rispetto a quello rilevato nel 2019, oggi per il 67% degli italiani la responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità. Serve un ruolo ancora più forte della comunità educante per dar vita ad una vera e propria “alleanza con i bambini”.