Ucraina: l’impegno della Caritas e alcune prospettive di lavoro
Nell’ambito del ciclo di incontri che Caritas Italiana sta organizzando – dal titolo “Guerra Mondiale a pezzi” – per aggiornare e informare la rete delle Caritas diocesane sulle tante crisi in atto nel mondo e in Europa in particolare, si è tenuto oggi il seminario: “Ucraina: l’impegno della Caritas e alcune prospettive di lavoro”. “Un’occasione per approfondire la nostra conoscenza su quanto la popolazione ucraina sta vivendo oggi, a due anni e mezzo di conflitto”.
Nell’ambito del ciclo di incontri che Caritas Italiana sta organizzando – dal titolo “Guerra Mondiale a pezzi” – per aggiornare e informare la rete delle Caritas diocesane sulle tante crisi in atto nel mondo e in Europa in particolare, si è tenuto oggi il seminario: “Ucraina: l’impegno della Caritas e alcune prospettive di lavoro”.
“Un’occasione per approfondire la nostra conoscenza su quanto la popolazione ucraina sta vivendo oggi, a due anni e mezzo di conflitto”, spiega Laura Stopponi, responsabile del servizio Europa, “in un momento particolare, quando si registra un inasprimento del conflitto e bombardamenti massicci stanno colpendo anche zone del Paese che da mesi non vedevano attacchi da parte delle forze militari russe”.
Don Mariusz Krawiec, sacerdote polacco che da anni segue il conflitto dall’interno del Paese, è partito proprio da qui, dalla recente uccisione di una famiglia a Leopoli, un dramma familiare che ha riportato la città (dove hanno sede gli uffici di Caritas Italiana e di altre Caritas impegnate nel supporto alla popolazione) a vivere l’insicurezza e la paura che invece è costantemente presente in altre parti del Paese.
Insicurezza, stanchezza, insonnia, paura, incertezza sul futuro, nascondimento, esodo, povertà queste sono le parole per descrivere lo stato d’animo di gran parte della popolazione e la situazione sociale in cui vive e all’interno della quale devono agire le organizzazioni che lavorano in Ucraina, tra cui Caritas Italiana a fianco delle Caritas dell’Ucraina.
Giulia Cerqueti, giornalista di Famiglia cristiana, ha sottolineato la necessità di riportare la speranza in queste comunità: tante le persone che ha incontrato in queste due anni che hanno cercato di resistere e attraverso la solidarietà hanno infuso speranza nella propria famiglia, comunità, città.
C’è bisogno sicuramente ancora di assistenza umanitaria, molta, visto l’aumento drammatico della povertà, ma c’è ancor più bisogno di garantire l’accesso ai servizi di base (salute, scuola, casa…) e offrire nuove prospettive di lavoro. È il lavoro che forse aiuterà le tante famiglie traumatizzate dalla guerra a rimanere nel paese.
Ma il grande tema del futuro è certamente il sostegno psico-sociale e l’assistenza alle persone con disabilità. Al disagio psicologico che oramai dilaga all’interno delle famiglie c’è da aggiungere la disabilità fisica, che segna non solo gli uomini coinvolti nel conflitto, ma tanti bambini e donne, vittime collaterali della guerra. È su questo – come hanno spiegato le operatrici e operatori Caritas presenti a Leopoli e Kiev (Ettore Fusaro, Viviana Calmasini, Sarah Galea, Francesca Sangaletti) – che Caritas Italiana sta lavorando, principalmente con due programmi centrati su salute e disabilità, in collaborazione con Caritas Ucraina e Caritas Spes. Attraverso i progetti si affrontano le sfide della salute fisica e mentale correlate agli effetti devastanti del conflitto. Lavorare con le famiglie e le comunità attraverso la rete territoriale della Chiesa locale è l’obiettivo prioritario e trasversale del lavoro Caritas per ricostruire una coesione sociale che dovrà essere alla base della ricostruzione futura del paese.
Paolo Valente