Ucraina: don Semenkov (Kharkiv), “siamo sotto le bombe da stanotte. Colpito il policlinico. Prendono di mira persone in fila per gli aiuti”
“È dalle 3 e mezzo di stanotte che hanno cominciato a bombardare e solo ora, da qualche minuto, hanno smesso. Tutta la città è stata colpita, anche l’aeroporto. Hanno colpito il policlinico che fungeva da punto di raccolta e distribuzione degli aiuti umanitari. È stato colpito questa mattina ed ora è fuori uso. Il bilancio dell’attacco è di 6 morti, 17 feriti”.
È la drammatica testimonianza di don Grygoriy Semenkov, cancelliere della diocesi latina di Kharkiv-Zaporižžja, che al Sir racconta delle drammatiche ore di attacchi e bombe appena vissuti. “Hanno preso la tattica di gettare le bombe dove ci sono le persone, soprattutto quando sono in fila per ricevere gli aiuti umanitari”, dice il sacerdote. “Ieri hanno colpito uno di questi punti di distribuzione vicino alla posta e sono morte 8 persone e 15 feriti”. Nella curia della chiesa cattolica latina, sono rimasti il vescovo, il direttore della Caritas e don Semenkov. “Vogliamo rimanere fino alla fine perché solo rimanendo qui possiamo aiutare le persone. Abbiamo dei volontari che portano aiuti e beni di prima necessità alle persone che non possono muoversi di casa, o perché anziani soli o perché malati. La cattedrale è diventata un magazzino. Anche la polizia ci sta aiutando. Ci sono poi le famiglie con i bambini che si stanno rifugiando nelle stazioni della metropolitana”. Della diocesi fa parte anche la città di Mariupol, che “è completamente distrutta. Portano la gente in Russia – racconta il sacerdote – e allora in tanti cercano di fuggire autonomamente ma i corridoi umanitari sono pericolosissimi”. In questo contesto, anche ad Kharkiv, oggi pomeriggio verrà celebrata la consacrazione dell’Ucraina e della Russia al cuore immacolato di Maria. “Lo facciamo ma in modo privato”, dice don Semenkov, “perché quando il Papa farà questo atto a Roma, noi siamo in coprifuoco. Saremo nella cappellina ma non faremo venire nessuno perché è troppo pericoloso. Quello che vogliamo dire è che la nostra speranza è che questa consacrazione possa far cessare le armi e portare la pace. Speriamo”.