Tutto teso al compimento. Cosa dicono i Vangeli delle domeniche di Quaresima ai catecumeni

I Vangeli delle domeniche di Quaresima preparano i catecumeni adulti a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana

Tutto teso al compimento. Cosa dicono i Vangeli delle domeniche di Quaresima ai catecumeni

Il tempo che precede il conferimento dei sacramenti dell’iniziazione cristiana degli adulti – Battesimo, Cresima, Eucaristia – celebrati nella notte di Pasqua, è chiamato della “purificazione” o dell’“illuminazione”. Coincide, nell’impostazione attuale, con l’ultima Quaresima ed è forse uno dei più arcaici elementi strutturali dell’anno liturgico, nascendo come una serie di domeniche intese quali tappe per istruire i catecumeni che stanno per giungere al compimento. Già nell’epoca patristica venivano selezionati per loro brani del Vangelo ad hoc, metafore bibliche che anticipavano il senso dei sacramenti, ed è stata una scelta così emblematica, radicale, incisiva, da conferire alle domeniche una sorta di identificazione con la lettura corrispondente. Si parla così della domenica delle Tentazioni, della Trasfigurazione, della Samaritana, del Cieco nato, di Lazzaro: quello che attualmente è il ciclo A della Quaresima, sempre leggibile ogni anno (a discrezione del celebrante) e assolutamente obbligatorio, quando ci sia in una parrocchia un catecumeno che deve compiere l’iniziazione nella notte di Pasqua. In ognuno dei brani evangelici è espresso dunque, per riverberi simbolici, il significato del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia. Nella prima domenica, il Tentato vincitore, Cristo, è colui che, abitando nella vita di un battezzato per mezzo dei sacramenti, lo rende un lottatore contro lo spirito del male. La vittoria di Gesù contro Satana anticipa l’apotaxis con cui inizia il rito del Battesimo, la triplice rinuncia che ogni candidato ai sacramenti è chiamato a fare verso il maligno e le sue opere; ed è anche vero che la vita di fede è un continuo appello a crescere nella capacità di rifiutare il male e scegliere Cristo. La domenica della Trasfigurazione ci permette di vedere nelle vesti candide del Trasfigurato la luce del cero pasquale, la luce che Cristo è – «io sono la luce del mondo» (Gv 8,12) – e viene conferita agli “illuminati” (così, nei primi secoli, venivano chiamati i battezzati), ovvero la partecipazione alla vita divina e alla vittoria sul peccato e sulla morte. La domenica della Samaritana ruota intorno all’invito che Gesù rivolge a una straniera: attingere alla fonte d’acqua che zampilla in lei eternamente, bevendo la quale non avrà più sete. In questo meriggio samaritano, che è un incontro di salvezza, il Vangelo descrive come la donna ricerchi l’identità di Gesù (che la accompagna in questo), fino a scoprirlo figlio di Dio, e mostra lo scavo che lui le fa fare perché trovi la verità di sé stessa rispetto all’aver peccato. Salvezza non è il semplice passare dal peccato alla grazia, dalla non-fede alla fede; è ricevere una fonte che zampilla per la vita eterna, una scaturigine inesauribile di quello Spirito, di quel soffio. Vi riconosciamo ciò che la Scolastica chiamava il “carattere” dei sacramenti: uno stato permanente per cui la vita nuova è infusa in noi ed è continuamente vivace. La quarta domenica, del Cieco nato, mostra la stoltezza, l’infedeltà e l’incapacità di credere in Dio tipica dei rigoristi della religione, che circondano il ragazzo e che non vedono, mentre lui, cieco, vede, cioè riconosce il Cristo. Ecco che la fede che il battezzato riceve per grazia diventa anche un evento in cui la Verità – Gesù stesso – viene vista, riconosciuta, compresa, accolta. C’è, nel racconto di Giovanni, un’adesione all’identità divina del Signore molto forte, una profonda comprensione della sua natura messianica, e quindi una connotazione del catecumeno come colui che, ricevendo l’istruzione, conosce, e conoscendo vede, e vedendo aderisce, e aderendo vive. E poi l’ultimo, il Vangelo di Lazzaro, in cui Gesù si autoproclama “risurrezione” e “vita”. Il catecumeno che diventa cristiano riceve in eredità la vita vera, nuova. I sacramenti pongono in noi un anticipo di essa: l’infusione della grazia, dell’eternità, la dinamica interiore della risurrezione che viene ad abitare la nostra carne. La Chiesa istruisce così i suoi figli fino al momento in cui saranno immersi nella vasca battesimale e i peccati, fossero anche come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve, disteranno da loro come l’oriente dall’occidente. In quella notte luminosissima, il faraone verrà fermato, cavallo e cavaliere moriranno soffocati, non nelle acque del mare ma nel sangue del Crocifisso.

don Gianandrea Di Donna
Direttore Ufficio Diocesano per la Liturgia

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