Tutto andrà bene. Cosa è rimasto di un ritornello del primo tempo del coronavirus?
Il “tutto andrà bene” che si leggeva, cantava e gridava nella prima fase del contagio sembra il ricordo di un tempo lontano e da dimenticare.
“Il rischio che corriamo se non si interviene immediatamente con un’attenta pianificazione della lotta al Covid19, aggiornata per il periodo autunnale e invernale, è di ritrovarci nuovamente a inseguire il virus senza possibilità di anticiparlo e arginare i danni”. Di fronte a dati che segnalano una ripresa del contagio e che ancora una volta confermano che la lotta non è vinta, il comento della virologa Antonella Viola non è tanto e solo un grido d’allarme quanto un appello a governo e cittadini perché vigilino di più sui movimenti di un nemico pronto a tornare in campo.
La guerra in Europa con la minaccia nucleare, gli altri 169 conflitti armati nel mondo, le crisi energetica, economica e finanziaria, gli sconvolgimenti ambientali ma anche le vacanze estive hanno ridotto l’attenzione su Covid19 e sue varianti.
I vaccini hanno indubbiamente consentito di raggiungere una certa sicurezza almeno nei Paesi più ricchi mentre in molti altri, di cui purtroppo si parla e si scrive poco, il quadro rimane grave.
Da un lato si sono allentate le misure di controllo sanitario, dall’altro si continua a morire nella povertà, nel silenzio e nell’indifferenza.
Ci sono ancora Paesi che attendono solidarietà in coerenza con l’affermazione “o ci salviamo insieme o non si salva nessuno”.
Il “tutto andrà bene” che si leggeva, cantava e gridava nella prima fase del contagio sembra il ricordo di un tempo lontano e da dimenticare.
Di fronte a guerre, crisi di ogni tipo e cambiamenti climatici è difficile ripetere “tutto andrà bene”, anche l’affermazione “o ci salviamo insieme o non si salva nessuno” viene messo all’angolo.
Si pensava che nell’esperienza della pandemia fossero cresciute la cultura della solidarietà, la cultura della cura dell’altro, la cultura del rispetto della casa comune. Si pensava così ma la realtà oggi mette in luce la fatica e gli ostacoli del cammino.
Come sempre non mancano scelte ed esperienze controcorrente ma, almeno per ora, non bastano per avviare un processo di conversione culturale e sociale nel segno della giustizia, della solidarietà e della pace.
Il fare memoria di quel “tutto andrà bene” può avere senso? Sì ma solo se da un passato difficile e doloroso prenderanno forza la ragione e lo stimolo per vivere un presente più solidale e come tale sia la premessa a un futuro riconciliato.
Dall’esperienza dolorosa del contagio ci si aspettava un più deciso e condiviso passo avanti in umanità. Si può ancora fare. Nell’appello di una virologa a “un’attenta pianificazione della lotta al Covid19” si può infatti leggere anche un pressante richiamo a “un’attenta pianificazione della lotta” all’indifferenza, all’egoismo, al registro dei buoni e dei cattivi.