Torre. Anniversario della Caritas. Qui da 25 anni nessuno viene più lasciato solo
Torre. La parrocchia ha celebrato la nascita del gruppo Caritas, un momento che ha segnato la vita della comunità e ha intrecciato le storie di parrocchiani, volontari e di chi ha ritrovato la forza di andare avanti
I compleanni, quelli belli, vanno festeggiati. E quello della Caritas di Torre, che proprio quest’anno ha celebrato i suoi primi 25 anni di vita, è stato un compleanno bellissimo. La comunità l’ha ricordato domenica 8 settembre alla messa delle 8.30, con le mille storie intrecciate tra loro di parrocchiani, volontari, persone in cerca d’aiuto e persone che ricordano con gioia il tempo in cui qualcuno ha teso loro la mano per aiutarli a ritrovare la serenità.
Un murales, realizzato proprio quest’anno dai giovani Giacomo e Jacopo, rappresenta plasticamente questa storia attraverso l’immagine di un faro, che proietta la sua ondata di luce con la scritta “La luce dell’amore”. «La nostra Caritas – racconta la storica coordinatrice Concetta Volpi – è proprio un faro che illumina le navi incerte sulla rotta da seguire. Vogliamo essere vicini a tutte le povertà che ci sono nella comunità, non solo quelle materiali. Nessuno deve essere lasciato solo».
«Ci sembrava giusto – osserva il parroco don Giuseppe Tommasin – ricordare alla comunità questa manifestazione così importante della carità della nostra parrocchia. La Caritas qui a Torre è un gruppo attivo, che si muove dentro tante dimensioni, non soltanto per aiutare le famiglie della parrocchia ma spingendosi fino alla dimensione missionaria. Lo scorso 8 settembre, avere tra di noi don Luca Facco, direttore di Caritas Padova, ci ha incoraggiato a continuare questo cammino».
La storia di Caritas a Torre prende il via nel novembre 1994, con il parroco di allora don Luigi Favero e alcuni volontari guidati dalla signora Volpi. La prima esigenza fu raccogliere i fondi per le necessità: nacque così la “Bancarella della Caritas” per Natale, Pasqua e nella sagra, ma presto il gruppo ha assunto una dimensione più stabile, con la raccolta di vestiario ogni martedì pomeriggio dalle 15 alle 17 e la distribuzione, il venerdì, alla stessa ora, oltre alla collaborazione con il Banco alimentare di Vigonza e la distribuzione di cibo due volte al mese. «Questa è la parte del volontariato che si vede, ma dietro c’è un grande lavoro – conferma Concetta Volpi – è sempre più importante infatti aprire gli occhi verso le povertà morali, le persone sole, i sofferenti». Concetta ricorda con commozione la donna in situazione difficile che grazie all’aiuto di Caritas scelse di tenere il bambino che aveva in grembo, la ragazza in difficoltà spronata a continuare gli studi, le persone depresse aiutate costantemente, anche con lunghe telefonate. E poi il capitolo degli anziani soli, delle famiglie divise. Dodici sono i volontari fissi, ma con loro c’è tutta la comunità: «Quando facciamo le bancarelle la gente è sempre pronta a sostenerci: in questi 25 anni hanno imparato a conoscerci».
Chiedere aiuto non è più un tabù
Tenere spalancati gli occhi e il cuore alla Carità per 25 anni ininterrotti permette di comprendere come evolvono nel tempo le condizioni sociali, i bisogni, le sacche di criticità in un singolo territorio.
A Torre, il cambiamento più grande è che si ha meno paura di chiedere aiuto: «C’è più coraggio nel domandare una mano quando si è in difficoltà – osserva Concetta Volpi – adesso le persone sanno che se chiedono c’è qualcuno disponibile ad aiutare. All’inizio eravamo noi a dover andare nelle case, a chiedere se si poteva fare qualcosa, oggi si affidano a noi più facilmente».
L’altro cambiamento si vede nell’invecchiamento della popolazione: «Ci sono più anziani rispetto ad allora, con tutta una serie di necessità di assistenza sia materiale, sia soprattutto affettiva. Queste persone hanno sempre bisogno di una parola, di una telefonata, di un gesto di prossimità. E anche da parte nostra c’è più vicinanza e comunicazione con loro».