Suor Giuliana: “Essere cristiani è accogliere e servire gli altri”
Suor Giuliana Galli, da 67 anni cottolenghina, guida la Fondazione Mamre a Torino: “Accogliere e servire gli altri è il vero Vangelo. Basta buoni samaritani per cambiare il mondo, senza eroi ma con coraggio e speranza”

Il coraggio di riconoscere negli altri sempre delle persone, degli esseri umani. E porsi al loro servizio. Anche quando è difficile, quasi impossibile. Essere, in altre parole, semplicemente cristiani. E comportarsi di conseguenza. Giuliana Galli è suora cottolenghina da 67 anni, laureata in sociologia, con un master in scienze del comportamento a Miami. Ha alle spalle lunghi soggiorni negli Stati Uniti, in America Latina, in Africa e in India; soprattutto ha passato anni alla guida delle volontarie della Piccola Casa della Divina Provvidenza a Torino e, dal 2001, anche di Fondazione Mamre, un centro che si occupa di disagio psichico e sociale delle persone migranti e dell’integrazione dei bambini nelle scuole. Suor Giuliana accoglie il Sir proprio nella sede di Mamre, in una delle aree più complesse della città, accanto alla Croce Rossa. Appena fuori dagli edifici della fondazione, c’è un barcone di legno che ha attraversato il Mediterraneo portando persone in cerca di un futuro migliore. Ora è lì, testimone e monito dei tempi difficili che l’umanità sta attraversando. Ed è proprio da quel relitto che inizia il dialogo.
Perché Mamre?
È semplice, perché così ci ricorda la Bibbia: “Sotto le querce di Mamre, nell’ora più calda del giorno, Abramo accolse, confortò e ascoltò tre stranieri e li accompagnò per un tratto del loro cammino”. Noi proviamo a fare la stessa cosa, ogni giorno.
Quanto sta accadendo nelle ultime settimane pare però andare nella direzione esattamente opposta.
In effetti viene da chiedersi dove siano finiti alcuni concetti fondamentali. Basta aprire il Vangelo per capire. In quelle pagine c’è scritto: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”. E addirittura: “Beati i miti e gli operatori di pace”. Poi però c’è qualcuno che dice di essere cristiano ma si guarda bene dal comportarsi come tale. Addirittura, ci sono degli Stati in cui i presidenti giurano sulla Bibbia e poi erigono muri con il filo spinato. E altri Stati, che hanno guide spirituali che si dicono cristiane, che aggrediscono i loro vicini.
Perché tutto questo? Lei è stata anche vicepresidente di una fondazione bancaria: è tutto ridotto a questioni economiche e di potere?
Osservo che il mondo oggi ha i colori scuri della violenza economica e finanziaria, ma anche tecnologica. Non è solo economia. Tutto pare essere usato per dominare e prevaricare. C’è una sorta di sfarinamento di valori, che forse è una tendenza che c’è sempre stata ma dormiente e che oggi è stata sdoganata.
Ma è tutto perduto? Non c’è speranza proprio nell’anno del Giubileo?
Assolutamente no! Basta essere buoni samaritani. E tra di noi ci sono molti buoni samaritani. Mai abbandonare la speranza. Basta rileggere il Vangelo. E applicarlo. Quel Vangelo che viene sommerso da un mare di questioni che non c’entrano nulla con la vera essenza dell’essere umano. Io ho un sogno a questo proposito.
Quale?
Il mio sogno è che il Vangelo torni ad essere presente nei dibattiti dei politici, dei decisori pubblici. Torni ad essere guida. Che poi è una guida universale.
E in attesa che il sogno si realizzi?
Vale quello che dicevo prima. I cosiddetti grandi si sono allontanati dai valori della civiltà, dell’accoglienza, della condivisione. Allora mettiamoli in pratica noi, questi valori. Noi piccoli, insieme ai dimenticati, alle donne violentate, agli uomini umiliati, con i giovani e i bambini che non sono stati ancora toccati dai pregiudizi.
Ci vuole molto coraggio per tutto questo?
Partiamo da una consapevolezza: Dio in Gesù Cristo si è fatto “carne”. E questa “carne” ha sudato sangue dalla paura, si è sentita da sola di fronte alle prove, ha sofferto come tutti gli uomini. Oggi questo Dio è nell’umanità. Anche quella che si presenta qui ogni giorno: all’inizio dall’Albania, poi dalla Romania, dal Marocco, dalla Nigeria, dal Kurdistan, dalla Cina. Un caleidoscopio di umanità fatta di sofferenza, di miseria, di un passato pieno di errori. E di voglia di riscatto e di giustizia. Ma anche piena di speranza. Certo che ci vuole coraggio ad affrontare questa umanità. Ma non dobbiamo essere eroi. Dobbiamo partire dalle nostre fragilità seguendo chi è già partito e sta camminando. Dopo tutto, anche il buon samaritano stava camminando.