Studenti al centro. Per essere davvero comunità educante e intercettare i disagi
L'atto di indirizzo politico-istituzionale che definisce gli obiettivi del Ministero dell'Istruzione per l'anno 2020.
“Ho voluto che al primo posto ci fossero le studentesse e gli studenti”.
Così si esprime la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina parlando dell’atto di indirizzo politico-istituzionale che definisce gli obiettivi del Ministero dell’Istruzione per l’anno 2020. Lo ha firmato nei giorni scorsi e l’ha annunciato con un video su Facebook.
Bene: prima gli studenti. Ma cosa vuol dire? Lo spiega sempre la ministra: “Dare piena attuazione all’articolo 34 della Costituzione, far sì che la scuola sia davvero aperta e inclusiva e che i privi di mezzi possano anche loro arrivare ai più alti gradi dello studio con il nostro aiuto. [] Dobbiamo pure pensare a una didattica più innovativa e coinvolgente. Abbiamo molte buone pratiche da mettere a sistema. Ci stiamo già lavorando”.
A leggere l’Atto di indirizzo si trova poi spiegato, all’articolo 1 (Lo studente al centro) che “Porre lo studente al centro dell’azione del Ministero e, di conseguenza, delle singole istituzioni scolastiche, vuol dire necessariamente saper adeguare ove occorre il linguaggio con cui ad esso ci si rivolge. Perché lo studente sia protagonista, è necessario che egli comprenda appieno la proposta formativa che gli viene offerta e tale comprensione non può realizzarsi se non attraverso un coinvolgimento diretto dello studente stesso nella didattica quotidiana, attraverso un ripensamento della metodologia didattica tradizionale, a vantaggio di un modello meno trasmissivo e più appassionante”. E ancora: “È fondamentale valorizzare appieno l’identità di ciascuno studente; le diverse attitudini, le molteplici potenzialità e capacità siano oggetto di una vera personalizzazione dei percorsi di apprendimento”.
Difficile non essere d’accordo. Considerando tra l’altro che l’Atto di indirizzo piega poi su altri temi cruciali, tra i quali la necessità dell’inclusione, il contrasto alla dispersione scolastica, l’alleanza educativa anzitutto tra scuola e famiglia, comprendendo poi un po’ tutte le agenzie educative sul territorio.
Tutte queste buone intenzioni si incrociano poi con i fatti, duri e cocciuti, tra cui quelli drammatici avvenuti a Monza, dove nel giro di pochi giorni ben due ragazzi di quinta, al Liceo Frisi, si sono uccisi. E viene da chiedersi, con intensità e dolore infinito: cosa vuol dire davvero mettere al centro gli studenti, farli sentire protagonisti, vivi e vitali? Come dare loro ragioni forti per vivere ed allontanare simili tragedie?. Gli eventi che in pochi giorni si sono abbattuti su di noi – scrive la preside del Frisi in un comunicato – sono più grandi di ogni nostro possibile sforzo di comprensione. E poi disegna quello che davvero è e potrebbe essere una scuola-comunità educante: Non ci sono più studenti, docenti, dirigente, segretari, collaboratori scolastici e genitori. Siamo tutti un’unica comunità sofferente e siamo tutti uguali. Siamo cuori insieme ad altri cuori, siamo mani che stringono altre mani, siamo abbracci che si stringono intorno ad altri abbracci, siamo esseri umani e per questo fragili, senza risposte di fronte al grande mistero della vita. Una scuola fatta di persone che si fanno carico l’una delle altre. E che pure nello sgomento, reagisce e organizza incontri di sostegno, percorsi con esperti perché la scuola, sia pure colpita al cuore, non può rimanere ferma, abdicare al suo compito, agire con la professionalità che le è propria e che dallempatia e dalla condivisione dei sentimenti il dolore di tutti riceve non un ko, ma una scossa per fare di più. E mettere, davvero, gli studenti al centro.