Stop all'embargo per i vivaisti
Fra le molti limitazioni e i divieti imposti dai decreti della presidenza del consiglio dei ministri, che si sono succeduti di pari passo con l'evoluzione dello stato di crisi, derivante dall'infezione di Coronavirus, c'era un comparto che, come altri, sembrava essere stato destinato al blocco operativo totale.
Fortunatamente però, dopo i primi giorni di embargo, il florovivaismo è scampato alle maglie dei divieti ed è stato incluso fra i settori del comparto agricolo i cui prodotti possono essere venduti. Vale a dire che piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti, semi o piantine, non dovranno più essere destinate ai cassonetti della raccolta differenziata.
A indicarlo è una precisazione presente sul sito della Presidenza del Consiglio che fa riferimento all’art. 1, comma 1, lettera f, del Dpcm del 22 marzo 2020, che ammette espressamente l’attività di produzione, trasporto e commercializzazione di “prodotti agricoli”, consentendo quindi la vendita anche al dettaglio di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti e quanto venga prodotto dal comparto floroviviaistico per la possibile realizzazione di aree verdi o anche per la semplice cura delle piante.
Un’attività che in tempo di #iostoacasa, si sta rivelando una preziosa compagnia per trascorrere qualche momento distensivo e anche entusiasmante nell’osservare, giorno dopo giorno, l’incedere della natura, pur se riflesso da semplici piante ornamentali su balconi, poggioli o, per i più fortunati, su terrazzi e giardini.
«Peraltro – riporta la risposta del governo – tale attività rientra fra quelle produttive e commerciali specificamente comprese nell’allegato 1 dello stesso Dpcm “coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali”, con codice Ateco 0.1». Conseguentemente, deve considerarsi ammessa l’apertura dei punti di vendita, che in ogni caso va condizionata e organizzata rispettando le normative atte a prevenire la diffusione del contagio e quindi assicurare il puntuale rispetto delle norme sanitarie in vigore. A esprimere massima soddisfazione per la puntualizzazione liberatoria è la Cia Confederazione italiana agricoltori, una delle organizzazioni, appartenenti ad Agrinsieme, che fin da una prima lettura delle limitazioni aveva sollevato il tema della grave disparità di trattamento riservata al florovivaismo rispetto ad altri comparti della filiera agricola.
La misura draconiana, come il blocco scattato a inizio emergenza, non avrebbe dato scampo alle 452 aziende padovane su un totale di 1.487 del Veneto, numero che fa di Padova la prima della regione con 210 milioni di euro di fatturato, già costrette ad affrontare ben prima del Covid19 le insidie di mercati sempre più selettivi e globalizzati.