Sospesi tra cielo e roccia. Un amore che supera il tempo

Lo scorso 5 febbraio, Tamara Lunger su Ig e Fb ha ripubblicato il selfie scattato tre anni prima con JP

Sospesi tra cielo e roccia. Un amore che supera il tempo

Ci sono amori che sono come le farfalle. Mettono le ali e poi spiccano il volo.

All’interno della crisalide è tutto un migrare di cellule. Una gigantesca rivoluzione che trova spazio in una manciata di millimetri. Una dozzina di giorni per riempire di colori la meraviglia, per riempire il peso di leggerezza. Per trasformare il dolore in danza. Una dozzina di giorni per mettere le ali alla speranza.

Gennaio 2021. Piena di entusiasmo Tamara Lunger, scialpinista ed esploratrice italiana, si mette in viaggio. Destinazione K2. Dopo essere stata la seconda donna a raggiungere, nel 2014, la vetta, questa volta punta a diventare la prima a conquistare la cima in invernale. Ben presto, però, sulla seconda vetta più alta del mondo, con i suoi 8.611 metri, iniziano ad addensarsi dense nubi scure. Il 16 gennaio, mentre 10 scialpinisti nepalesi conquistano la vetta, Tamara perde il suo compagno di spedizione, il basco Sergi Mingote. Lo vede volare nel vuoto. Gli resta accanto, ad una quarantina di metri di distanza, accompagnandolo per un’ora con la dolcezza delle parole. Fino alla fine.

Ed è nel buio di quel doloroso distacco che trova spazio un’inaspettata meraviglia.

Lo racconta quest’anno la stessa Tamara sulla sua pagina Fb. Il 16 gennaio scrive: “Da estraneo a grande amico. Questo può accadere in così poco tempo solo se l’intesa è giusta! E così è stato. Sono così grata per il tempo trascorso insieme e per l’amore della tua famiglia, che è diventata anche la mia. Sei stata una persona a cui mi sono legata, per sempre! Ed è possibile vederlo ancora oggi! Non so come sarei se non ti avessi incontrato. Mi hai messo le ali!”.

Tamara impara a conoscere il compagno di cordata di Mingote, il cileno Juan Pablo Mohr, che l’alpinista altoatesina chiama JP.

Una dozzina di giorni, trascorsi insieme al campo 1, sospesi tra cielo e roccia, circondati dal bianco della neve e accarezzati dall’aria frizzante.

La rivoluzione che accade, inaspettata, è raccontata dai colori e dalla luce di un selfie scattato all’interno della tenda che, come il bozzolo di una crisalide, custodisce e protegge la meraviglia. Fino a quando non arriva il momento di spiccare il volo.

Tamara decide di sfidare il freddo e proseguire la spedizione, tentando di raggiungere la vetta. Insieme a JP.

Poi il 5 febbraio avverte che c’è qualcosa che non va e decide di rimanere nella tenda del campo 3. È ancora buio quando saluta JP. Con lui, a tentare l’ascesa ci sono altri tre amici. Nessuno di loro ha fatto più ritorno. Secondo le ricostruzioni fatte successivamente, il bulgaro Adanas Skatov ha perso la vita precipitando per diversi metri. L’islandese John Snorri Sigurjónsson, il pakistano Ali Sapdara e JP scompaiono per sempre sulla montagna.

Lo scorso 5 febbraio, Tamara Lunger su Ig e Fb ha ripubblicato il selfie scattato tre anni prima con JP.

“Sono passati 3 anni da quando te ne sei andato! – scrive nel post – Stento a crederci. Quando guardo questa foto, oggi mi sento invecchiata. Il destino mi ha messo a dura prova. Manca semplicemente qualcosa, e sei tu! Grazie per avermi mandato Davide (il canoista Davide Maccagnan, attuale compagno di Tamara ndr), non so come avrei fatto senza di lui”.

Ma quello della scalatrice altoatesina non è un semplice ricordo, affidato alla rete nella speranza che possa andare oltre i confini dell’etere. È molto di più.

“Per tutte le persone che dubitano: sì, è stato amore!!! Molti forse non hanno mai osato chiedermi nulla e per questo vi dico grazie! Ho voluto tenere questo dolore per me e ho cercato di curare le lacerazioni del mio cuore molto lentamente, con attenzione, con tanto amore e senza continue domande!”.

Un amore, quello sbocciato al campo 1, sospeso tra cielo e roccia, che Tamara ha raccontato in un capitolo extra inserito nella versione spagnola del suo ultimo libro. La pagina più intima di una drammatica spedizione, volutamente scritta nella lingua di JP, la lingua del cuore. Parte di quel capitolo Tamara lo condivide oggi sui social, per raccontare la meraviglia di quell’amore.

“I miei profondi sentimenti per JP mi hanno sorpresa. E quando la nostra relazione si è intensificata dopo la morte di Sergi ho capito: questo è l’uomo con cui voglio condividere la mia vita. Abbiamo progettato un futuro insieme. Dopo la spedizione volevamo insegnare ai bambini ad arrampicare e io avrei dovuto incontrare la sua famiglia in Cile. Tutto era emozionante e io ero felice. Ero pronta a dare tutto il mio amore e ad essere libera. Anche nella mia mente”.

“E poi tutto è andato diversamente. Il mio cuore si è spezzato in mille pezzi. La perdita di JP mi ha spinta nell’abisso più profondo di questa terra. Con le mie ultime forze, ho cercato di tenere la testa fuori dall’acqua nel mare di lacrime. Volevo solo stare da sola. Avevo paura delle domande. Avevo paura di dovermi confrontare ancora e ancora con questo dolore insopportabile. Avevo dimenticato il mio corpo. Non lo sentivo più, anche se mi imbottivo sempre di più. Rischiava di crollare come una vecchia casa che nessuno guarda più. E la mia anima stava appassendo”.

“JP sarei sempre nel mio cuore e in questo momento posso mettere in pratica molto di quello che mi hai dato! Sono grata per il tempo intenso trascorso con te e per il tempo trascorso con la tua famiglia, che amo così tanto! Ti amo… Tua Tamara”.

“Cosa darei se noi potessimo ballare ancora una volta con gli ultimi raggi di sole del campo 1…”.

Ci sono amori che sono come le farfalle. Mettono le ali. Oggi Tamara Lunger ha fatto spiccare il volo al suo amore per JP. Oltre il tempo, oltre il dolore.

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Fonte: Sir