Social e Giovani. Digennaro (Università Cassino): “Con i filtri di bellezza estremizzata sono a rischio i più fragili”
Rischia di essere forte il colpo alla salute mentale degli adolescenti più vulnerabili che usano il bold glamour, l’ultimo dei filtri applicabili sui social. Grazie all’intelligenza artificiale, il tool dona labbra gonfie, sopracciglia folte e definite, incarnato uniforme senza brufoli e trucco impeccabile. “L’essere umano non è più il corpo che possiede, ma è la rappresentazione che di esso riesce a offrire attraverso immagini modificate, make-up estremo, sovra-esposizione” spiega Simone Digennaro docente e ricercatore dell’Università di Cassino
In italiano la traduzione è “fascino sfacciato”. Così come sfacciato rischia di essere il colpo alla salute mentale degli adolescenti più vulnerabili che usano il bold glamour, l’ultimo dei filtri applicabili sui social. Grazie all’intelligenza artificiale, il tool dona labbra gonfie, sopracciglia folte e definite, incarnato uniforme senza brufoli e trucco impeccabile. Non è il primo che spopola fra i giovanissimi ma a differenza di altri è capace di ingannare in maniera più efficace, visto che anche quando il viso sullo schermo si muove l’effetto non fa una grinza e non svela il trucco. “I filtri nascono come un gioco, ma gli sviluppi che hanno visto l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale a queste tecnologie e la crescita conseguente della qualità del servizio stanno cambiando radicalmente questa prospettiva”, spiega Simone Digennaro, docente e ricercatore dell’Università di Cassino. Secondo una ricerca dello stesso ateneo, il 50% dei giovani under 14 usa i filtri messi a disposizione dai social per modificare la propria immagine e il 42% di loro vorrebbe essere nella vita reale così come appare quando li utilizza.
“L’essere umano non è più il corpo che possiede, ma è la rappresentazione che di esso riesce a offrire attraverso immagini modificate, make-up estremo, sovra-esposizione”
aggiunge Digennaro. I rischi in cui i giovani incorrono è fin troppo facile immaginarli: ansia, bassa autostima e frustrazione. Per l’esperto, gli adulti non devono tirarsi indietro e imparare a conoscere il mondo digitale per orientare meglio le scelte dei figli.
Professore, uno dei rischi dell’abuso di questi filtri potrebbe essere l’aumento di adolescenti che preferiscono stare in disparte, i cosiddetti ‘hikikomori’?
Riguardo al fenomeno degli ‘hikikomori’ c’è una combinazione tra l’utilizzo dei mezzi social e una propensione all’isolamento sociale. La tecnologia ha di fatto amplificato il disagio in chi aveva già la propensione ma non l’ha determinato.
Invece la possibilità di usare i nuovi mezzi per modificare la propria immagine sta determinando un disagio.
Tutti noi nella vita reale, quando ci vestiamo o cambiamo la pettinatura contribuiamo a modellare la nostra identità e personalità. È un fenomeno naturale. La cosa cambia però con la possibilità di usare questi filtri perché si può andare incontro a una serie di storture, non riconoscersi più o essere esposti a modelli irraggiungibili.
Alle estreme conseguenze, ci potrebbe essere il rischio di isolamento perché il soggetto potrebbe preferire essere guardato solo tramite i filtri e non attraverso l’immagine reale.
Altro pericolo è il ricorso alla chirurgia plastica anche da parte dei giovanissimi per assomigliare all’immagine prodotta grazie ai filtri.
Il fenomeno è soprattutto negli Stati Uniti perché lì la chirurgia plastica è più accessibile mentre in Italia esistono ancora delle forme di protezione per i giovani. Modificare alcune parti del corpo, ottenere gratificazione dall’effetto ottenuto sui social, può portare al desiderio di ricorrere agli interventi chirurgici. Ma se questo desiderio non è soddisfatto, magari per mancanza di mezzi o per limiti importi dalla legge, si potrebbe generare frustrazione.
Gli adolescenti considerano il mondo virtuale una realtà, non distinguono i due mondi.
Nei casi più estremi la frustrazione generata sfocia in episodi di autolesionismo e disturbi alimentari.
Lei definisce “sindrome dei corpi multipli” la tendenza che si sta sviluppando attraverso l’utilizzo massiccio dei social da parte degli adolescenti.
Se un pre-adolescente nel periodo della formazione va sui social è sempre più probabile che riceva tutta una serie di messaggi molto vari, come “curvy è bello” oppure “stai attento alla dieta perché potresti avere problemi alla salute” o “sii te stesso”. Questi generano confusione ed espongono a modelli e contro modelli. Ciò porta alla “sindrome dei corpi multipli” perché l’adolescente ha la possibilità di scegliere il filtro che si adatta al messaggio in quel momento ricevuto. C’è una moltiplicazione dei corpi che vengono esposti.
Abbiamo bisogno, per definire la nostra identità, di avere il contatto con la corporeità ma se le corporeità sono tante il rischio è non sapere più chi sono.
Che adulti saranno?
Dobbiamo capire che la commistione fra mondo digitale e mondo reale c’è già. A volte noi adulti facciamo fatica ad accettarlo. Dobbiamo stare attenti a capire in che modo questi strumenti dotati di grandi potenzialità stanno creando anche delle enormi fragilità.
I giovani oggi hanno maggiori opportunità rispetto alle generazioni di giovani del passato ma allo stesso tempo sono a rischio fragilità. Vivono in un mondo in cui gli adulti non sanno come entrare.
Da sempre ci sono differenze ma in passato, fra le diverse generazioni c’erano spazi e momenti in cui si raccontavano e riconoscevano. Oggi questi luoghi di confronto sono meno frequenti, gli adolescenti non hanno la guida degli adulti. Probabilmente saranno degli adulti fortemente a rischio in termini di fragilità sociali, ansie, frustrazione data dall’eccesso di informazioni e opportunità.
Che consigli dare ai genitori?
I genitori devono esserci. Una cosa che come adulti stiamo forse sbagliando è demonizzare la tecnologia o considerare che il digitale sia l’origine di tutti i mali. Il digitale è un’opportunità ma probabilmente non siamo in grado di fare ciò che si faceva prima: insegnare come si comunica e come si sta in contesti sociali, il problema è che noi adulti non sappiamo come farli socializzare nel mondo virtuale.
Dovremmo prima comprendere meglio questo nuovo modo di vivere per essere consapevoli e in grado di orientare le scelte delle nuove generazioni.
Elisabetta Gramolini